La società BP scaricherà rifiuti industriali in mare in una zona dell'Atlantico protetta, mettendo a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di molluschi e spugne di mare. Un'azione che, se fosse un'operazione militare di un film di serie B sulla guerra, si chiamerebbe: "devastare, depredare e abbandonare".
La realtà, però, è meno divertente di un film prodotto male e la devastazione, la depredazione e l'abbandono sono fatti concreti. Infatti, la BP è una società britannica che opera nel settore energetico, soprattutto quello petrolifero e di gas naturale, una delle "big four" a livello mondiale insieme a Shell, ExxonMobil e Total.
Dopo aver trivellato per anni nelle Isole Shetland a largo della Gran Bretagna, distruggendo quei fondali e depredandoli delle risorse naturali sottostanti, lascerà cadere migliaia di tonnellate di tubi e cavi nell'oceano abbandonandoli, senza avere la certezza che questi saranno recuperati in futuro.
L'area di mare in questione è protetta soprattutto per la presenza di rare spugne di mare giganti, diffuse sul fondale ghiaioso e che i pescatori locali chiamano “cheese bottoms”, letteralmente fondi di formaggio, per il loro aspetto che, per via dei fori e del colore giallastro assomiglia, in effetti, a una forma di groviera vista dall'alto. L'ecosistema, però, non ospita solo questi animali (sì, anche le spugne fanno parte del regno animale), ma anche dei particolari molluschi: le vongole artiche (Arctica islandica).
Questi molluschi presentano uno sviluppo molto lento: per diventare maturo un individuo necessita circa di 6 anni e sono fra gli organismi più longevi sulla Terra con una lunghezza media della vita che può raggiungere i 400 o 500 anni. Le vongole, come le spugne di mare giganti e altri centinaia di organismi, fanno parte di un complesso ecosistema marino che, se alterato, può portare seri stravolgimenti alla composizione faunistica e vegetale.
La devastazione e la depredazione, dunque, sono già avvenute con 25 anni di trivellazioni ininterrotte a 600 metri di profondità usando una nave petrolifera galleggiante chiamata Petrojarl Foinaven. Ora è il momento dell'ultima fase: l'abbandono, con l'azienda che prevede di lasciare in mare tutte le linee di ormeggio in acciaio della nave, le ancore e i tubi che prelevano il petrolio, per un totale di 4.180 tonnellate di rifiuti industriali.
Il motivo principale dell'abbandono del materiale sembrerebbe essere il costo elevato dello smaltimento e del riciclo, anche se alcuni portavoce dell'azienda smentiscono e promettono che in un prossimo futuro le tonnellate di cavi d'acciaio e tubi saranno raccolti.
Al momento, però, a vivere le conseguenze reali dell'azione di un film di serie B sono gli ecosistemi marini. Infatti, come si suol dire, oltre al danno, hanno ricevuto anche la beffa poiché questi tubi, che originariamente sarebbero dovuti esser calati lentamente per evitare ulteriori danni all'ambiente, sono stati lasciati cadere in tutta fretta senza nessuna particolare attenzione, sempre per evitare ritardi e ulteriori perdite di denaro.