Aggrovigliata in una rete che le impediva di nuotare e che presto l'avrebbe uccisa. Così è stata trovata nelle acque del porto di Messina una tartaruga Caretta caretta. L'animale è stato avvistato e soccorso dai Carabinieri del Nucleo Subacquei del capoluogo.
Dopo averla recuperata, i Carabinieri l'hanno caricata a bordo della loro motovedetta dove l'hanno liberata dai fili di naylon che ostruivano una pinna bloccandone i movimenti. La tartaruga è stata poi affidata al Centro di Pronto Intervento Tartarughe Marine delle Isole Eolie per gli esami e le cure del caso. Si rimetterà senza problemi dopo la brutta avventura in cui è incappata, come accade purtroppo spesso a molti altri individui appartenenti alla sua specie.
L’attività di salvataggio rientra tra i diversi tipi di intervento che svolgono i Carabinieri Subacquei. Si tratta di un reparto specializzato che opera in vari ambiti, dalle attività di polizia giudiziaria e soccorso, al recupero dei beni culturali sommersi e, ovviamente, alla tutela dell’ambiente e della fauna. Non è la prima volta che i militari siciliani si trovano a fronteggiare i danni causati dalle reti da pesca a una specie vulnerabile e protetta come la Caretta caretta, spesso vittime di pesca accidentale.
La pesca accidentale, nota anche come bycatch, riguarda non solo le tartarughe ma anche squali e delfini. Si tratta di animali che condividono l'habitat con altri esemplari oggetto di pesca legale. Nonostante gli accorgimenti per evitare che le specie protette finiscano all'amo, sono tantissimi gli individui che ogni anno perdono la vita a causa dell'imperizia dei pescatori. Molti di questi, una volta che hanno preso all'amo un animale che non può finire in pescheria, decidono di ributtarlo in acqua destinandolo a morte certa. In altri casi, come quello di Messina, gli animali restano impigliati in frammenti di reti abbandonate in mare dall'uomo.
Per questo il Wwf ha dato il via a una collaborazione con i pescatori, al fine di ridurre questi incidenti, molto comuni nel Sud Italia. Il più importante luogo di nidificazione di questa specie è infatti la costa ionica della Calabria meridionale, ma siti minori si trovano anche nelle isole Pelagie e in Sicilia meridionale. Secondo il Wwf questa partnershipnel 2022 ha salvato circa 300 individui, ma evidentemente c'è ancora molto lavoro da fare.