Le rane sono uno degli esempi più famosi di anfibi che è possibile incontrare in natura. Sono abbastanza numerose, molte di loro presentano delle colorazioni abbastanza sgargianti e sono facili da trovare nei pressi degli stagni e dei laghetti di acqua dolce rispetto ad altre specie che si rintanano invece sotto al fogliame o nel suolo umido, come le cecilie.
Tuttavia, alcuni potrebbero avere dei leciti dubbi sulla loro reale appartenenza al gruppo degli anfibi, visto che in certe situazioni possono anche allontanarsi dall'acqua di parecchio.
Per dissipare questi dubbi è comunque possibile riflettere sul significato etimologico della parola "anfibio" ed è necessario riprendere alcune nozioni relative alla biologia e al ciclo vitale di queste creature.
La parola "anfibio" deriva dal greco antico anfibios, il cui significato è "doppia vita". Questi animali infatti passano buona parte della loro esistenza a stretto contatto con l'acqua, quando sono ancora girini, vivendo in maniera simile ai loro antenati pesci, finché non sviluppano nuovi organi e si rendono maggiormente indipendenti dagli ecosistemi acquatici.
Questo non vuol dire però che abbandonano gli stagni e le pozze d'acqua per sempre ma che possono allontanarsi dall'acqua e vivere anche diverse ore senza la necessità di reidratarsi per forza. Gli anfibi inoltre si nutrono principalmente d'insetti e di altri organismi terrestri una volta compiuta la maturità sessuale, condizione che li spinge ulteriormente a volgere il proprio sguardo alla terraferma.
Perché la rana è un anfibio?
Essendo capaci di vivere in due contesti ecologici diversi – gli ecosistemi terrestri e quelli strettamente legati agli ambienti palustri e fluviali – le rane quindi sono fra i pochi organismi viventi che sono a loro agio sia in acqua che sulla terraferma, per quanto possiedono una locomozione non molto efficiente in entrambe le tipologie di habitat.
Una volta adulti e persa la coda tipica dei girini, le rane saranno infatti sempre meno capaci rispetto altri animali di nuotare nei bacini idrici (per esempio come fanno i pesci) e saranno sempre meno brave a spostarsi sulla terra ferma rispetto altre specie visto che la loro modalità di locomozione – il salto – non può competere con altre strategie di movimento, tipiche degli animali terrestri.
Le rane, poi, sono obbligate a ritornare in acqua per riprodursi, visto che le loro uova si dissecherebbero troppo velocemente qualora venissero esposte al Sole. Nei pochi casi in cui depongono ifuori dagli stagni e dai fiumi, in verità nascondono le uova in delle speciali foglie che raccolgono le acque piovane, idratando gli embrioni.
Perché gli anfibi vivono vicino all'acqua?
Seppur capaci di allontanarsi dalle loro pozze natali, quasi tutte le specie di anfibi del mondo – e le rane in particolare – vivono nei pressi dell'acqua.
La ragione è duplice. Oltre infatti a permettere alle uova di queste creature di schiudersi, permettendo ai girini di crescere, le pozze d'acqua sono fondamentali per la loro respirazione. Il principale problema che devono affrontare infatti gli anfibi è mantenere la loro pelle umida e capace di compiere gli scambi gassosi.
Non tutte le persone lo sanno, ma il principale sistema di respirazione degli anfibi passa attraverso la loro pelle e non attraverso polmoni in grado d'incamerare aria come succede nella nostra specie. Gli anfibi assimilano infatti buona parte dell'ossigeno tramite l'epidermide che nel caso sia troppo secca non riesce ad assorbirne, condannando alla morte per asfissia.
Per questa ragione bisogna sempre idratare degli anfibi in difficoltà, quando li si trova in giro in natura, durante un'escursione, facendo tuttavia attenzione a non toccare la pelle a mani nude per non trasmettergli pericolosi patogeni in grado di mettere a repentaglio la loro vita.