Una poiana di Harris, un rapace originario del continente americano e tra le specie più diffuse nella falconeria, ha "attaccato" un uomo a Napoli che, per evitare di essere beccato, è scivolato fratturandosi un piede. L'incidente è avvenuto lo scorso 28 gennaio nel quartiere di Fuorigrotta ed è stato raccontato dall'uomo in una lettera indirizzata al Deputato Francesco Emilio Borrelli e in una trasmissione radiofonica locale.
L'uomo, un ex sportivo, ha raccontato che si stava recando in piscina, quando a un certo punto il rapace è volato verso di lui in direzione del viso viso. Comprensibilmente spaventato, il malcapitato ha provato più volte ad allontanare la poiana difendendosi con lo zaino, prima di riuscire a scacciarla e ad a entrare nell'impianto sportivo, riuscendo anche fotografare il rapace. Come facilmente intuibile dalla scatto in copertina, l'esemplare – la cui specie non è presente in Italia – portava un anello identificativo alla zampa, marcatura che ne certifica la fuga o lo smarrimento dalla cattività.
Poco dopo l'accaduto, infatti, si è venuto a sapere che l'uccello è fuggito dal vicino zoo di Napoli, a cui era stato affidato dopo essere stato sequestrato al falconiere che lo deteneva. Il rapace non è stato ancora rintracciato e recuperato ma l'incidente a chiaramente riacceso i riflettori sulla pratica della falconeria e sulla possibilità di detenere in cattività animali selvatici come falchi, aquile e gufi. Inoltre, anche sulla dinamica di questa specifica vicenda, occorre fare qualche chiarimento, per evitare anche allarmismi.
Con tutta probabilità, non si è trattato infatti di un vero attacco, ma solo di uno sfortunato incidente. Le poiane di Harris (Parabuteo unicinctus), e più in generale i rapaci, non sono solitamente aggressivi nei confronti dell'uomo, a meno che non vengano disturbate al nido. Non considerano la nostra specie una preda, in particolar modo quelli allevati e cresciuti in cattività a stretto contatto con gli umani. Quasi certamente, quindi, la poiana protagonista di questa storia, affamata, associando gli esseri umani al cibo, ha semplicemente provato ad avvicinarsi per posarsi sul braccio, come avrà fatto tante altre volte col falconiere, finendo per spaventare inavvertitamente lo sfortunato ex sportivo.
Per quanto riguarda invece la pratica della falconeria, come abbiamo più volte sottolineato su Kodami, è considerata oggi un'attività anacronistica, eticamente inaccettabile e persino dannosa anche dalla maggior parte delle associazioni ornitologiche. Nata come antica pratica venatoria particolarmente diffusa tra i nobili del Medioevo, la falconeria oggi altro non è che un hobby, un passatempo basato sulla spettacolarizzazione e lo sfruttamento di animali selvatici che continua ancora oggi ad alimentare indirettamente persino il bracconaggio e la cattura dei pulli al nido destinati al mercato nero, come dimostrano le due rare aquile del Bonelli recentemente sequestrate a Porto Empedocle.
Di recente, inoltre, alcune tra le più importanti associazioni ornitologiche italiane hanno congiuntamente realizzato un documento tecnico che sottolinea tutti i rischi legati alla pratica della falconeria oggi. Nel testo, gli esperti ribadiscano ancora una volta quanto sia difficile garantire il benessere dei rapaci, in che modo questa pratica alimenta le catture illegali in natura e anche come gli animali fuggiti come in questo caso, spesso di origine esotica come la poiana di Harris, possano rappresentare una seria minaccia per gli ecosistemi e le specie locali, anche per la possibile ibridazione con i rapaci autoctoni.
Chi detiene e obbliga questi animali dall'indole solitaria e con nulle o scarse attitudini sociali a vivere legati e a stretto contatto con l'uomo, sostiene che l'utilizzo di falchi e altri rapaci possa essere persino uno strumento di sensibilizzazione o un efficace sistema di dissuasione per allontanare e tenere a bada uccelli considerati problematici in città o negli aeroporti, come piccioni, storni o gabbiani. Questo tipo di attività, chiamata bird control, negli ultimi anni si sta diffondendo molto anche qui in Italia. Potrebbe infatti sembrare una strategia piuttosto logica ed efficace per allontanare questi uccelli negli ambienti urbani, tuttavia a meno che non si facciano volare rapaci di continuo, piccioni, storni e altri uccelli urbani, ritorneranno rapidamente non appena saranno cessate le attività ed è perciò uno strumento abbastanza insostenibile e poco efficace.
Prede e predatori convivono infatti da sempre e in ogni tipo di ecosistema, incluso quello urbano. I falchi pellegrini (Falco peregrinus), per esempio, hanno ormai colonizzato quasi ogni città del mondo, comprese grandi metropoli come Napoli, Roma e Milano. Vivono quasi esclusivamente di piccioni, storni e altri uccelli di città, ma questo crescente inurbamento non ha comunque avuto alcun effetto sul controllo numerico o sull'allontanamento delle altre specie che, al contrario, continuano a prosperare e ad affollare piazze, parchi e giardini e a oggi non esistono dati e studi robusti a supporto dell'efficacia del bird control.
A oggi, la falconeria è alla continua ricerca di una nuova e più accettabile immagine pubblica che sia al passo coi tempi, un tentativo di trovare nuovi scopi e utilizzi per legittimare una pratica ormai superata. Falchi, aquile e gufi da falconeria, trovano attualmente spazio soprattutto in fiere, eventi, spettacoli e rivisitazioni medievali e anche se in maniera involontaria, i messaggi che vengono lanciati in questi contesti mettono in evidenza solamente lo sconfinato potere dell'antropocentrismo. Ciò che viene mostrato alle persone è il diritto, del tutto autoattribuito, di poter snaturare e servirsi di un animale a proprio uso e consumo. Quanto di più lontano possa esistere dal rispetto e dalla conservazione delle specie selvatiche nel proprio habitat naturale, niente di diverso da ciò che accade con gli animali nei circhi e che buona parte della società civile considera oggi inaccettabile.