In pochi giorni ha raccolto 5.800 firme la petizione online lanciata dall’Associazione Bearsandothers per fermare l’abbattimento di cervi all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio. A partire dall'inizio di novembre 2023, all'interno della sezione trentina del Parco, è entrato in vigore il "Piano di Conservazione e gestione del cervo – 2022-2026”, il quale, al contrario di quanto si potrebbe intuire dal nome, ha ben poco a che fare con la conservazione e molto con la gestione cruenta di questo animale.
Il progetto prevede infatti l'abbattimento fino a 1.500 cervi in cinque anni. Secondo il Parco, oggi la popolazione ha raggiunto numeri compresi tra i 1.500 e 3.000 individui in tutta la Val di Sole, di cui più della metà si trovano all’interno dell’area protetta. Una densità che per gli esperti dell'Ente potrebbe generare diversi squilibri all’interno dell'ecosistema, in danno anche di altre specie come il daino o addirittura il camoscio. Per questo motivo il Parco ha deciso di esercitare il controllo numerico dei cervi, una misura prevista dalla Legge Quadro sulle Aree Protette, n.394 del 1991, che autorizza l'attività venatoria, i prelievi faunistici e gli abbattimenti selettivi «per ricomporre squilibri ecologici».
Una scelta che non ha incontrato il favore di molti cittadini e delle organizzazioni di tutela animale, tra queste c'è anche la Bearsandothers, associazione trentina impegnata nella difesa di orsi e altri selvatici che ha lanciato una petizione per chiedere lo stop all'uccisione dei cervi dello Stelvio.
«All'interno di un parco, nato per la tutela della fauna selvatica, si sparerà e un centinaio di cacciatori "abilitati" saranno autorizzati a farlo! – scrivono gli attivisti – Ancora una volta l'uomo ha deciso di fare da regolatore della natura, invece che lasciare che sia la natura stessa a procedere. E lo si fa dando campo libero alla caccia in una zona protetta».
Per la LNDC Animal Protection questo è un nuovo regalo ai cacciatori dopo i molti arrivati dall'introduzione dell'emendamento “caccia selvaggia” che ha dato il via libera ai cacciatori di poter sparare ogni giorno, in qualunque momento dell’anno, persino in città, nei parchi e nelle aree protette: «Ci troviamo davanti a un vero e proprio Far West in cui vige soltanto la legge del fucile, senza alcun rispetto per la vita degli animali e della gente».
Per questo la presidente dell'associazione, Piera Rosati, ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sottoporgli la questione dei cervi dello Stelvio e di tutti i selvatici finiti nel mirino del Governo: «La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, eppure orsi e lupi vengono dipinti da alcuni esponenti politici come animali pericolosi e quindi da uccidere, i cinghiali vengono sterminati con il pretesto della diffusione della Peste Suina Africana e ora anche i cervi del Parco dello Stelvio potranno essere decimati perché, secondo qualcuno, sarebbero in sovrannumero. Questo accanimento contro la fauna selvatica rappresenta una palese violazione di questo principio fondamentale, poiché essa rappresenta la base della biodiversità che a sua volta aiuta a salvaguardare l’ambiente. Le scrivo quindi per chiedere il Suo sostegno, in qualità di massimo Garante della nostra Costituzione, alla nostra battaglia per tutelare quello che per legge dovrebbe essere un patrimonio dello Stato ma che per tante persone, spesso mosse da meri interessi economici ed elettorali, rappresenta un problema da risolvere con la crudeltà».
È il secondo appello inviato a Mattarella dalle associazioni di difesa animale nel giro di pochi giorni. Una richiesta di aiuto arrivata al culmine di un anno di tensione uomo-natura che fin dagli inizi ha caratterizzato il primo governo di Giorgia Meloni, insediatosi nell'estate del 2022.