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23 Maggio 2022
13:40

Una nuova vita per i Pastori Tedeschi maltrattati e abbandonati: l’adozione attraverso i rescue

I Pastori Tedeschi sono tra i cani più apprezzati al mondo, eppure sono spesso maltrattati e abbandonati. Per adottare uno di questi cani, ci si può rivolgere alle associazioni specializzate, che si occupano di trovare loro un nuovo futuro in compagnia delle famiglie adatte.

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Hiro, Pastore Tedesco di 5 anni in cerca di adozione

I Pastori Tedeschi sono cani dai mille talenti, famosi non solo per il loro aspetto elegante e imponente, ma anche per il forte desiderio di collaborare con l'uomo e prendere parte alle nostre attività di tutti i giorni. La grande passione che, da sempre, dimostriamo nei loro confronti, ha avuto però anche conseguenze negative sulla razza, causate dall'allevamento forsennato e talvolta scellerato e dalla grande quantità di adozioni inconsapevoli, dettate unicamente da una scelta estetica, senza la dovuta conoscenza delle necessità e dei desideri dei cani.

E così i Pastori Tedeschi hanno cominciato a riempire non solo le nostre case ma anche i canili e i rifugi del nostro Paese, vittime di maltrattamenti e soprattutto di abbandoni. Proprio loro che, nei secoli, sono stati selezionati per instaurare una relazione profonda con gli umani, un rapporto di fiducia in cui esprimersi al cento per cento.

Per questi motivi, 10 anni fa è nata l'Associazione Italiana Rescue Pastori Tedeschi, che si occupa di trovare una nuova vita e un nuovo futuro in famiglia per i cani di questa razza vittime della solitudine, abbandonati, oppure obbligati a condurre esistenze povere di esperienze e di relazioni. «Eppure si tratta di cani che, non appena incontrano le persone adatte per loro, creano relazioni profonde ed estremamente empatiche, a prescindere da quale storia terribile ci sia nel loro passato – racconta a Kodami Paola Iorio, presidentessa dell'associazione – In questi anni, attraverso percorsi di adozione consapevole e ponderata, abbiamo dato una nuova vita a centinaia di cani e famiglie sensibili, pronte ad affermare che non compreranno mai più un cane perché quella che hanno vissuto è stata un'avventura indimenticabile».

Uomini e Pastori Tedeschi, una storia di amore e di egoismo

In passato, i Pastori Tedeschi si sono occupati di proteggere le nostre greggi e hanno collaborato con con gli allevatori anche negli spostamenti delle mandrie. Nella prima parte del XX secolo, durante le Guerre Mondiali, si sono distinti come coraggiosi e affidabili cani dell'esercito e, infine, hanno trovato spazio anche nelle famiglie, dove continuano ancora oggi a dimostrare di di essere ottimi compagni degli umani anche nella società moderna.

Accade spesso, però, di vederli nei grandi giardini delle ville, da soli e intenti a correre lungo le recinzioni, senza poter fare altro che trovare autonomamente occupazioni che fungano da palliativo per i tanti talenti che hanno sviluppato nel tempo e oggi finiscono per rimanere inespressi.

Non è inusuale incrociare lo sguardo di un Pastore Tedesco in canile, abbandonato forse solo perché diverso rispetto alle aspettative che ci si era fatti di lui. E così finiscono talvolta per mordersi la coda in maniera ossessiva, accanendosi sul proprio corpo e manifestando in questo modo disturbi comportamentali dovuti a diversi fattori tra cui, spesso e maggiormente, l'assenza di una relazione corretta con l'umano di riferimento. Sì perché per questi cani le persone sono guide verso cui voltare lo sguardo per conoscere il mondo insieme.

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Hiro, cinque anni: cerca adozione. Attualmente è al rifugio "L’emozione non ha voce" di Luigi Carrozzo a Napoli

«Nell'intento di incrociare al meglio le personalità di cani e delle famiglie interessate, prima di effettuare l'adozione proponiamo un colloquio telefonico – spiega Iorio – In questo frangente, svolgiamo anche una sorta di prima selezione che permette di escludere chi si rivolge ad una rescue con il solo interesse di ottenere un cane di razza senza pagarlo. Inoltre affidiamo i cani solo a persone attive mentalmente e fisicamente che siano disposte a permettere loro di sperimentare il mondo che li circonda e di affrontare quante più avventure possibili insieme ai nuovi pet mate».

Nel momento in cui le famiglie vengono considerate adatte all'adozione, Paola Iorio e i suoi collaboratori danno inizio al percorso pre affido, durante il quale verrà valutata l'idoneità dell'ambiente domestico e verranno dati i primi consigli per quando il cane arriverà a casa. «Se le famiglie si trovano in un luogo distante dal cane, ci affidiamo a professionisti dei trasporti di animali, in modo da svolgere il trasferimento in maniera legale e non favorire in alcun modo le staffette illegali, che rischiano, invece, di creare inutili sofferenze agli animali durante e dopo il viaggio».

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«Molti vogliono adottare un cucciolo, ma l'adozione di un cane adulto è un'avventura indimenticabile»

Trovare famiglie adatte, però, non è sempre facile e, secondo Paola Iorio, nell'ultimo periodo si stanno complicando ulteriormente le cose: «Negli ultimi mesi, per una serie di motivazioni legate al contesto storico e culturale che stiamo vivendo è calato molto il numero di richieste di adozioni: c'è chi non può più permettersi economicamente di prendersi cura di un cane di grandi dimensioni, chi invece preferisce adottare un cucciolo – afferma la presidentessa dell'associazione – Eppure, chi è disposto ad affrontare l'avventura di accogliere un cane adulto o anziano, avrà l'occasione di vivere un'emozione unica e magica. Le adozioni di cani adulti sono le nostre preferite, perché permettono ad un cane dal lungo passato triste di vivere serenamente la seconda parte della sua vita, accompagnato finalmente dall'amore e dall'affetto di una famiglia».

Quello dell'adozione dei cani adulti è un tema che sta particolarmente a cuore a Kodami. Proprio poco tempo fa, infatti, abbiamo raccontato la storia di Hiro, il Pastore Tedesco di 5 anni che è stato abbandonato in un rifugio a Napoli. Hiro è, purtroppo, uno dei tanti individui che vengono adottati senza consapevolezza e finiscono, poi, all'interno di famiglie in cui non c'è nessuno che vuole o riesce a vedere la personalità unica ed irripetibile di un cane meraviglioso come lui che è andato per questo in uno stato depressivo che lo ha portato appunto al tail chasing.

Dal suo disturbo Hiro sta uscendo grazie al sostegno di Luigi Carrozzo, il responsabile del rifugio "L'emozione non ha voce" dove si trova a Napoli e a un team di veterinari e istruttori cinofili che lo hanno aiutato in quello che ad oggi può essere definito un percorso di successo per la sua riabilitazione in funzione di una futura adozione.

Hiro è alla ricerca di una famiglia che lo veda per quel che è: un cane dal carattere generoso e collaborativo, un Pastore Tedesco come quelli di un tempo, come si scriveva ad inizio di questo articolo, pronto a vivere in relazione con chi davvero lo sa apprezzare nel suo essere semplicemente un soggetto affidabile e desideroso di avere la stessa fiducia che dimostra a chi lo sta appunto seguendo.

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«Di storie come quella di Hiro, adottato per essere gestito in maniera malsana, ce ne sono ancora troppe nel nostro Paese. Affinché questo non accada più, bisogna educare le persone ad affrontare l'adozione con più consapevolezza e solo quando ci si sente davvero pronti. Dobbiamo, inoltre, abituarci a parlarne anche con le nuove generazioni, perché saranno loro a cambiare il mondo – conclude Iorio – Ad Hiro, e a tutti quelli che come lui vorrebbero un futuro diverso dal proprio passato, servirà una grande fortuna: quella di incontrare lo sguardo della persona giusta, un'anima insieme alla quale poter dimenticare ciò che è stato e costruire un mondo nuovo».

Per informazioni su Hiro:

Diana Letizia  – direttrice di Kodami, esperta in etologia canina, istruttrice cinofila in formazione – Contatto diretto, solo telefonico al numero 3421418144

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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