Una nuova creatura sconosciuta ha provocato una vera e propria caccia a tesoro nel corso degli ultimi anni all'interno dei principali parchi della California. Ora gli animali sono stati finalmente identificati nelle contee di Los Angeles e Orange, e con le loro 486 zampe non erano neppure delle fantomatiche specie aliene, come avevano sospettato in molti, ma si sono rivelati "solo" dei particolari millepiedi che non erano mai stati osservati e studiati fino a questo momento.
Questa storia ci giunge direttamente dall'articolo pubblicato sulla rivista ZooKeys dai biologi statunitensi che per primi hanno raccolto tutte le testimonianze e le fotografie esistenti di questa fantomatica creatura sfuggente. Un compito complesso, visto che questi millepiedi non amano particolarmente uscire allo scoperto, se non durante le giornate molto calde in cui di solito i biologi non si spingono ad esplorare le foreste.
Il suo nome latino è Illacme socal ed è appartenente ad un gruppo di artropodi privo di occhi e di pigmentazione. Questa specie ha dovuto attendere oltre cento ottant'anni per essere riconosciuta dalla scienza, visto che la prima indagine faunistica della California è stata compiuta nella prima metà dell'Ottocento.
Inserita all'interno della famiglia Siphonorhinidae, questa specie presenta una superficie traslucida che a molti ricorda il bianco fosforescente di molti giocattoli per bambini. Le tre caratteristiche principali che però distinguono questo animale dalle altre forme di millepiedi è il numero di zampe – sempre 486 per ciascun individuo – le sue ridotte dimensioni, che non raggiungono i 20 millimetri, e il modo elegante con cui scava nel terreno, che agli autori dell'articolo ha ricordato l'ago di un ricamatore.
Conosciuto anche come millepiedi del filo di Los Angeles, si è scoperto che questa nuova specie abita gran parte delle riserve boschive e delle campagne californiane, ma che a seguito delle sue ridotte dimensioni è rimasta nascosta all'occhio dell'uomo, celandosi per decenni nei più superficiali strati di fango del terreno o all'interno delle foglie degli arbusti che formano l'ecosistema nota come chaparral.
«Eppure questa e altre nuove specie appartenenti alla stessa famiglia si trovano proprio sotto i nostri piedi – ha detto Derek Hennen, un entomologo del Virginia Museum of Natural History che seppur non è coinvolto direttamente nello studio pubblicato su ZooKeys ha studiato intensamente questi animali attraverso le fotografie, tentando così di fornire informazioni utili per i suoi colleghi che lavoravano sul campo – Questo ci fa davvero capire che è importante preservare gli spazi verdi aperti e gli habitat naturali, perché anche in un ambiente intensamente urbanizzato come Los Angeles è ancora possibile trovare nuove specie a pochi chilometri dalle strade più trafficate e in luoghi che le persone potrebbero aver accidentalmente sottovalutato prima».
Il primo avvistamento risale al 2018, al Whiting Ranch Wilderness Park, vicino a Lake Forest, ed è stato effettuato dai naturalisti Cedric Lee e James Bailey. Non riconoscendola tuttavia come specie locale, i due decisero di segnalare questo millepiedi e di chiedere l'aiuto di altri esperti tramite l'app iNaturalist, che spesso viene utilizzata anche dai non addetti ai lavori per identificare ed eventualmente indicare alla comunità scientifica le specie osservate. Peccato che la nuova specie che avevano tra le mani si sarebbe rivelata, con il senno di poi, una specie davvero difficile da identificare.
Nel giro di poche ore, le immagini scattate da questi due scienziati raggiunsero comunque diversi appassionati di insetti e di artropodi degli Stati Uniti, tra cui l'entomologo della Virginia Tech Paul E. Marek, che oltre ad essere stato fra i primi ad interessarsi a questi organismi è stato anche il primo a desiderare di studiarne la biologia, tanto da diventare poi il primo autore dell'articolo appena pubblicato. Da allora, da quella mattina del 2018, Marek, Lee e Bailey hanno fatto parte di un grande team di esperti che hanno cominciato a scandagliare le foreste californiane e a raccogliere le immagini provenienti dagli escursionisti di passaggio – talvolta lasciandosi anche aiutare dal contributo di altri biologi volontari come Hennen – nel tentativo di studiare meglio ed identificare le popolazioni più numerose della specie. Un lavoro che si è dimostrato arduo.
Il millepiedi di Los Angeles infatti non si è rivelato un animale molto semplice da studiare. Anche raggiungendo i siti segnalati dai diversi osservatori, il team di scienziati spesso non riuscivano a trovare neanche un esemplare all'interno delle zolle di terreno indicate dai diversi appassionati tramite le foto. Un frustrante contrattempo che ha costretto gli scienziati a spendere molte energie, sotto le calde giornate estive, anche solo per individuare un esemplare all'interno delle contee californiane.
Ad un certo punto i biologi si sono sentiti così spaesati, nel corso delle loro indagini, da cominciare a pensare di essere caduti ad un brutto scherzo. Tuttavia, durante la vigilia di Natale del 2021, decidendo di trasgredire gli obiettivi prefissati dal proprio piano di ricerca, Marek decise di raggiungere la Whiting Ranch con tutta la famiglia, durante le ferie natalizie, per vedere se riuscivano a trovare l'ormai noto "maledetto animale californiano" sotto al tappeto di rocce, foglie morte e humus che copriva il suolo della prima area in cui erano stati compiuti gli avvistamenti.
Incredibilmente Marek quel giorno scorse non uno, non due, ma bensì tre intere colonie appartenenti alla specie che stava cercando. Erano così vicine che dal punto di vista ecologico appartenevano tutti alla stessa comunità. «Percepì una sensazione incredibile», commenta oggi Marek, descrivendo la commozione del momento. Il risultato del sequenziamento del DNA di alcuni individui prelevati durante la vigilia di Natale non ha fatto altro comunque che confermare la presenza storica di questa specie in California. Quale compito però possono avere questi piccoli organismi, nel quadro complessivo delle grandi foreste occidentali degli Stati Uniti e del chapparal?
«Penso a loro come ai piccoli spazzini della foresta- spiega Marek, immaginando questi piccoli organismi a lavoro – Semplicemente loro se ne vanno in giro, si nascondono sotto terra, mangiano detriti, degradano in composti più semplici foglie e animali morti, rilasciano le loro piccole deiezioni e talvolta scappano lontano dal suolo, cercando rifugio fra le piante e la superficie, per sfuggire dal torrido clima estivo. Questa è la descrizione della loro intera esistenza».
Esistono circa 12.000 specie di millepiedi in tutto il mondo. E sono molte le forme che sono accumunate da questa semplice descrizione. Il fatto che la ricerca abbia scoperto solo da poco l'esistenza di questa nuova specie non deve comunque sorprendere più di tanto i non addetti ai lavori. È molto complesso infatti indagare seriamente la biodiversità di questo gruppo di animali, poiché è difficile osservare, scovare e identificare questi animali.
Per quanto arduo è il lavoro degli zoologi, la perseveranza dimostrata da Marek e dagli altri studiosi ci permette di capire come possa risultare utile l'integrazione della tecnologia (l'app iNaturalist) con la passione per la ricerca biologica. Insieme, infatti, questi due elementi possono far compiere passi da gigante e semplificare moltissimo la ricerca inerente la biodiversità, a cui mancano ancora diverse centinaia di migliaia di specie non ancora riconosciute dalla scienza. Di certo, se Cedric Lee e James Bailey in quel lontano giorno del 2018 non avessero fotografato e condiviso con gli altri utenti quello strano piccolo animale, mentre si rotolava nel terreno, oggi Marek e gli altri studiosi non avrebbero potuto conoscere una delle specie più elusive dell'America Settentrionale. Una specie che seppur coabita insieme agli esseri umani da generazioni, poteva restare nascosta sotto i nostri piedi ancora molto a lungo, del tutto indifferente ai nostri capricci e vicesitudini.