Finalmente una nuova casa per Grisù Angus, il drago barbuto abbandonato in un giardino privato di Gattolino, piccola frazione di Cesena. Il rettile, appartenente alla famiglia delle Agamide e originario dell’Australia centrale, è stato trovato dal proprietario dell’appartamento, che non ha esitato un attimo a prenderlo in carico e poi a chiamare gli esperti del Cras di Rimini per chiedere come gestirlo al meglio. Un comportamento che ha consentito a Grisù – così è stato simpaticamente ribattezzato, in onore del draghetto pompiere – di trovare una nuova famiglia.
Ad adottare Grisù sono stati Sabrina Saccomanni e Andrea Barlocco, fondatori dell’associazione 4animals, che nella loro casa-rifugio di Santarcangelo hanno uno spazio dedicato ai rettili salvati da situazioni di abbandono o pericolo. E quella in cui si trovava Grisù al momento del ritrovamento rientrava in entrambi i casi: il drago barbuto è stato con tutta probabilità abbandonato da qualcuno che lo ha acquistato per tenere a casa un animale esotico come pet, e che ha poi stabilito che prendersene cura era troppo impegnativo. Per un animale nato e cresciuto in cattività le probabilità di sopravvivere solo, in un habitat non suo, sono però minime, e se Grisù non fosse stato trovato da qualcuno che si è preso a cuore la sua vita sarebbe con tutta probabilità morto.
Alessandro, il giovane che ha trovato il drago barbuto, ha infatti provato prima a chiedere sui social se qualcuno lo avesse smarrito, poi ha contattato il Cras, che gli ha fornito alcuni consigli su come prendersene cura in attesa di capire come muoversi. Il centro di Rimini non ha infatti spazi adatti alla presa in carico di questo tipo di rettili, che necessitano di una teca e attenzioni specifiche. Ed è qui che è entrata in gioco Saccomanni: «Mi ha contattata la presidente del Cras segnalandomi il ritrovamento, anche se devo dire che avevo già ricevuto diversi messaggi: qui in zona Rimini siamo gli unici ad avere una certa esperienza con i rettili e siamo un riferimento- spiega Saccomanni a Kodami – Con mio marito abbiamo due case, una adibita esclusivamente ai rettili, con teche ampie e spaziose che riproducono il loro habitat naturale. Oggi abbiamo dieci serpenti e una geca, avevamo anche un millepiedi africano che purtroppo è morto un mese fa. Dei 10 serpenti che abbiamo, cinque sono recuperi»
Grisù è l'ultimo arrivato in famiglia. Arriverà a casa di Saccomanni mercoledì, e sono tutti pronti ad accoglierlo: «Non sappiamo se sia stato lasciato nel giardino o se vi sia arrivato da solo, ma è certo che non ha fatto molta strada – spiega Saccomanni, che da volontaria si occupa di tutti gli animali – è in buona salute, quindi era stato abbandonato da poco. Il ragazzo che l'ha trovato è stato bravo: mi ha raccontato che era in giardino per cercare il gatto e ha visto questo animale. Pensava fosse un gioco del nipote, quando ha mosso gli occhi ha capito che era vivo e reale. Su mio consiglio gli ha costruito una pseudo teca per tenerlo riparato, gli ha dato da bere con la siringa visto che non beveva da solo e gli ha comprato dei grilli per farlo nutrirlo».
La gestione dei rettili non è infatti per nulla semplice, molto diversa da quello che si aspetta chi va in un negozio di animali e può – purtroppo – ancora acquistarli per poche centinaia di euro: «Questi animali devono vivere in ambienti asettici con determinate temperature. Abbandonarli significa condannarli a morte certa: è quello che è successo a un serpente che abbiamo recuperato la scorsa primavera in un parco, vi era rimasto per chissà quanto tempo, dopo cinque giorni che è arrivato da noi è morto di setticemia. Il grosso problema con questi animali è che le persone che li comprano spesso non sono in grado di prendersene cura, soprattutto quando crescono. Non c'è una conoscenza delle loro caratteristiche , si pensa che siano poco impegnativi e che basti metterli in una teca. Nulla di più sbagliato, e così si finisce per abbandonarli. Inoltre non c'è un registro, cosa gravissima perché senza registro e senza microchip è più semplice abbandonarli senza conseguenze».
Un'altra questione che Saccomanni vuole sottolineare riguarda un falso mito: «Ho ricevuto moltissimi messaggi da parte di persone che invocano la libertà per questi animali. Bene, anche questa è disinformazione: si tratta di animali nati e cresciuti in cattività, che non saprebbero assolutamente sopravvivere in natura, liberi. In alcuni casi inoltre si tratta di animali che, se lasciati liberi, rappresentano un pericolo per loro stessi e anche per gli altri: oltre ai serpenti, la stessa iguana che all'apparenza può sembrare innocua può diventare pericolosa se impaurita. Se qualcuno vuole fare una rinuncia di proprietà in zona Rimini può mettersi in contatto con me, l'abbandono, di tutti gli animali, non è mai la via da percorrere».