A un primo sguardo poco attento potrebbe anche sembrare una specie di strano gatto, ma si tratta invece di uno dei più recenti "acquisti zoologici" del nostro Paese: la genetta. Il piccolo mammifero carnivoro di origine africana ha infatti colonizzato da qualche anno le regioni al confine con la Francia, in particolare la Liguria con le province di Imperia e Savona. Ed è propio dal margine transalpino che arriva l'ultima segnalazione: un esemplare ferito recuperato in un pollaio nel piccolo comune di Olivetta San Michele.
«È stata trovata all'interno di un pollaio e appena ho visto che era ferità l'ho recuperata con dei guanti anti-morso e messa all'interno di un trasportino morbido per i gatti – racconta a Kodami Igor Cassini, presidente del servizio ambulanze veterinarie val Nervia e autore del recupero – Ho poi contattato subito la vigilanza regionale ex polizia provinciale per l'eventuale trasporto al centro recupero selvatici per ricevere le prime cure. Ha una ferita vistosa sulla testa, per questo è stato necessario intervenire».
Il mammifero ora si trova in un luogo protetto dove verrà valutato il suo stato di salute e l'eventuale rilascio in natura. La genetta comune (Genetta genetta) è un piccolo viverride molto comune in Africa ma ancora poco conosciuto al grande europeo, anche perché si tratta di predatore notturno e piuttosto schivo e arrivato in Italia solo da qualche anno. «La genetta è stata molto probabilmente introdotta in Spagna dagli arabi, forse oltre mille anni fa – spiega a Kodami Emiliano Mori, ricercatore del CNR e consigliere ATIt, l'Associazione Teriologica Italiana – da lì si è poi espansa piano piano conquistando prima la Francia costiera mediterranea e poi, più di recente, anche l'Italia, dove la specie è in costante aumento».
Escludendo alcune segnalazioni dubbie e non confermate negli anni 60 e 70, la prima osservazione italiana recentemente confermata risale infatti al 2008, quando fu avvistato un esemplare nel Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri. Da allora, sempre a partire dalle popolazioni della vicina Francia, la specie ha continuato in maniera lenta ma costante ad allargare sempre più verso est il suo areale. Come testimonia anche uno studio recente condotto da Giuseppe Mazza e dallo stesso Emiliano Mori, che hanno raccolto un totale di 39 segnalazioni confermate, che riguardano soprattutto l'Italia nord-occidentale.
«Quasi tutte le osservazioni riguardano la provincia di Imperia, con qualche segnalazione anche in provincia di Savona. Ci sono poi alcuni record un po' più vecchi anche per Piemonte e Valle d'Aosta, non riconfermati però recentemente, se non da un'osservazione di pochi anni fa nella zona del Lago Maggiore – spiega ancora Mori – In altre città, poi, sono state avvistate anche la genetta pardina o quella tigrina, due specie simili diffuse però come animali da compagnia e fuggite dalla cattività (come anche la genetta panterina trovata qualche mese fa all'aeroporto di Fiumicino, NdR). Infine, ci sono due osservazioni molto curiose e insolite di genetta comune che riguardano invece il Veneto e l'Emilia Romagna».
Considerando l'origine aliena e africana della genetta comune, i dati sulla sua distribuzione come questi sono fondamentali per comprendere e valutare al meglio qualsiasi tipo di azione di gestione o conservazione nei loro confronti. La genetta è infatti un predatore piuttosto opportunista e generalista, si nutre soprattuto di piccoli mammiferi, uccelli, uova, rettili, anfibi e insetti e talvolta – come in questo caso – si intrufola anche all'interno dei pollai.
Nel corso del XIX e XX secolo, questa specie ha subito un notevole ampliamento non solo in Francia ma anche in altri paesi, tanto che attualmente è presente anche in Portogallo e Svizzera. La conquista italiana ed europea della genetta comune sta quindi proseguendo in maniera spedita. Solo il tempo e un monitoraggio costate ci potranno dire fin dove arriverà e quale sarà il suo impatto sugli ecosistemi e sulla biodiversità italiana.