Una famiglia di Termoli deteneva illegalmente due cervi all'interno di un giardino privato: è la sorprendente scoperta fatta dai Carabinieri della locale stazione durante un controllo a sorpresa.
I due animali sono stati recuperati e sedati da personale specializzato e veterinari per poi essere trasferiti nel Centro di Recupero Fauna Selvatica di Popoli, in provincia di Pescara. Qui saranno tenuti in quarantena e sotto osservazione prima di tornare finalmente in libertà all'interno della riserva del Parco Nazionale della Maiella.
Per l'operazione nel Comune molisano sono intervenuti i Carabinieri del raggruppamento Biodiversità di Popoli, insieme a Gianluca Barbuto, coordinatore regionale delle Guardie volontarie del Molise.
«La detenzione di animali selvatici pericolosi – hanno ricordato i Carabinieri – deve essere autorizzata dagli organi competenti e che vanno sempre rispettate le caratteristiche etologiche di ogni animale. Si ricorda, infatti, che ciascun animale è sottoposto alla tutela di legge. Chi ha intenzione di acquistare o adottare un esemplare è tenuto a informarsi su tutte le norme in vigore».
Cervi nel giardino di casa: reato e danno etologico
Le persone che li hanno illecitamente sottratti al loro habitat naturale sono stati denunciati per detenzione illegale di animali selvatici. La fauna selvatica è infatti considerata patrimonio indisponibile dello Stato, e non possono quindi essere rinchiusi in contesti privati come è capitato ai due sfortunati cervi della Maiella.
Il riferimento alla "adozione" dei due cervi da parte dei militari non è casuale: secondo le ricostruzioni degli inquirenti gli animali sarebbero stati nutriti dalla famiglia che si sarebbe occupata anche della pulizia del giardino in cui erano rinchiusi.
Detenere illegalmente questi animali non è solo un reato ma un vero e proprio danno etologico che l'uomo arreca alla popolazione di selvatici. Condotte di questo genere svelano l'ignoranza e la forte disinformazione che ancora resistono intorno a queste specie e ai selvatici in generale.
Esempi recenti fortemente negativi come quello della lupa di Potenza, incapace di ritornare nel suo habitat dopo la lunga degenza presso gli umani oppure la lunga vicenda dell'orso Juan Carrito, attratto dai centri urbani abruzzesi, svelano quanto sia sbagliato avvicinare e soprattutto alimentare la fauna selvatica.
Il costo che pagano gli individui sottoposti a simili azioni da parte dell'uomo è altissimo: spesso diventano dipendenti dalle risorse antropiche a loro disposizione e non riescono più a inserirsi in natura.
Ora starà al personale del Parco della Maiella accertare i danni arrecati in tal senso ai due cervi e favorire il loro completo reinserimento in natura.