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28 Marzo 2023
18:11

Una donna cade sulla pericolosa pianta dei suicidi, ma c’è un mammifero che può mangiarla

Una signora di 42 anni è caduta in Australia sulla cosiddetta "pianta dei suicidi" e oggi, dopo 9 mesi dall'accaduto, lamenta ancora i dolori. Sorprendentemente, però, esiste un animale che si ciba di questa pianta: Il pademelon dalle zampe rosse.

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È passato quasi un anno dall'accaduto, ma Naomi Lewis lamenta ancora terribili dolori dopo essere caduta sulla pianta più pericolosa al mondo: la Dendrocnide moroides, nota comunemente come la pianta dei suicidi o gympie. «Il dolore era insopportabile. Non c'è niente di paragonabile, è dieci volte peggio di ogni altra cosa», ha raccontato la donna.

Sorprendentemente, però, c'è qualcuno che quella pianta decisamente non la teme ma anzi ne va ghiotto: sono diversi infatti gli animali che possono mangiarla e tra cui c'è anche un mammifero: il pademelon dalle zampe rosse (Thylogale stigmatica).

Naomi Lewis, australiana 42 enne, stava facendo un giro in bicicletta a Smithfield, nello Stato del Queensland. Una volta scesa è inciampata ed è finita in un fosso, entrando in contatto con la pianta che le ha "ustionato" le gambe. Le foglie, infatti, sono cosparse di aculei urticanti che si sono conficcati nella pelle le hanno fatto provare un dolore intenso, pari appunto alla sofferenza provocata da una bruciatura. Mentre la donna aspettava l'ambulanza il marito ha comprato delle strisce per la ceretta in una farmacia vicina per rimuovere gli aculei.

Naomi è stata portata poi in ospedale dove è rimasta ricoverata per una settimana. Il trattamento a cui è stata sottoposta è stato principalmente a base di impacchi caldi sulle gambe e forti antidolorifici che ha continuato ad assumere per molto tempo. Sono passati intanto circa 9 mesi e la donna ancora non si è ripresa del tutto.

Chi è il pademelon dalle zampe rosse

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Pademelon dalle zampe rosse, foto di Mark Gillow via Wikimedia Commons

A sentire questo racconto fa strano pensare come invece millenni di evoluzione e convivenza fra organismi vegetali e altri animali abbiano plasmato adattamenti straordinari: al pademelon dalle zampe rosse la pianta non fa nulla e, anzi, la trova persino gustosa.

Il pademelon dalle zampe rosse è una specie che fa parte della famiglia dei macropodidi, la stessa dei canguri, presente sulla costa nord-orientale dell'Australia e in Nuova Guinea. Un animale schivo e solitario che si ritrova a volte in piccoli gruppi solo per mangiare. È solito nutrirsi di frutti caduti e piante, cercandoli saltellando sulla spessa lettiera di foglie delle foreste pluviali che abita.

Come quasi tutti i marsupiali le femmine della specie hanno un marsupio in cui tengono i loro piccoli in attesa che completino lo sviluppo embrionale. È raro vederli in nei loro habitat naturali e una persona può sentirsi fortunata solo sentendo in lontananza i dolci richiami che emettono per comunicare con la prole. A contribuire alla loro rarità sono anche le abitudini notturne e il fatto che nei piccoli gruppi che formano c'è una efficace comunicazione acustica: se un individui avverte un predatore lo segnala subito agli altri che si mettono in fuga.

Dunque animali all'apparenza fragili che hanno bisogno di ripararsi dai predatori ma che in realtà nascondono una resistenza invidiabile. Questa tempra è possibile vederla nella dieta: i pademelon dalle zampe rosse mangiano principalmente foglie cadute, frutti e bacche da arbusti. A volte si nutrono anche della corteccia degli alberi e di cicale e possiedono quindi un ruolo ecologico fondamentale per la rigenerazione della foresta pluviale, mangiando giovani alberi e ostacolando così l'espansione della foresta. Sul menù dell'animale, però, compare una pianta indigesta alla maggior parte degli organismi vivente: la gympie.

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La pagina inferiore delle foglie di queste piante sono rivestite da migliaia di aghi di silice che possono iniettare una potente neurotossina. Il suo stesso nome scientifico, infatti, è tutto un programma: il nome del genere Dendrocnide deriva dal greco antico "déndron", che significa "albero", e "knídos", che significa "ago pungente". L'epiteto specifico moroides, invece, sottolinea la somiglianza dei suoi frutti con quelli di un altro genere di piante chiamate Morus.

D. moroides è nota per la sua puntura estremamente dolorosa che può lasciare le vittime in agonia per settimane o addirittura mesi. Si dice che sia la pianta più tossica d'Australia e la sua pericolosità è tutta racchiusa in alcuni "peli modificati". Questi sono chiamati "tricomi" e sono carichi di tossine. Immagini a micrografia elettronica mostrano come siano simili ad aghi ipodermici: la parte centrale è cava e permette il passaggio della pericolosa sostanza una volta entrati sotto pelle.

Nonostante ciò, però, il pademelon dalle zampe rosse riesce comunque a cibarsene. Come faccia il suo organismo a non subire gli effetti della potente neurotossina è un mistero che i ricercatori stanno ancora cercando di svelare, ma una cosa è certa: siamo di fronte a un magnifico esempio di "coevoluzione", ovvero il processo di evoluzione congiunto in cui l'interazione fra più specie è talmente stretta da risultare un forte fattore selettivo l'una per l'altra.

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