In tutto il mondo è conosciuta ormai come la "cozza killer". Proviene dall'est Europa e ha la dimensione di un'unghia, eppure la sua comparsa è sintomo di morte. Si attacca infatti su diverse superfici, derubando di nutrienti gli ecosistemi acquatici e uccidendo letteralmente tutte le specie su cui capita a tiro. Finora non era ben chiaro come avesse viaggiato per centinaia di chilometri, raggiungendo la costa est degli Stati Uniti, ma un nuovo articolo pubblicato su Biological Invasions dà una spiegazione alla questione.
La specie si chiama Dreissena polymorpha e sta davvero incutendo terrore a molti addetti della conservazione degli ambienti fluviali e lacustri americani e agli operatori della pesca locale. Basta pensare che viene considerato all'interno della top five delle specie più minacciose del mondo dagli ecologi americani e fra i "100 of the World's Worst Invasive Alien Species", ovvero "100 delle peggiori specie aliene invasive del mondo", elenco stilato dalla IUCN, l'ente internazionale organo dell'ONU che lavora alla conservazione della natura.
Per anni gli zoologi hanno pensato che raggiungesse nuove aree tramite l'ancoraggio sulle chiglie delle barche o nelle acque di zavorra, ovvero le acque che vengono caricate sulle navi come sistema di galleggiamento e in effetti sembra che in alcuni laghi (fra cui il lago di Costanza e il lago di Garda) il mollusco sia arrivato così. I biologi americani della McGill University di Montreal, in Canada, che hanno ristudiato le tecniche di distribuzione e diffusione della specie, hanno però scoperto che esiste anche un'altra via alternativa utilizzata dalla D. polymorpha per raggiungere i fiumi e i laghi più isolati e meglio protetti.
«Presentiamo le prove di una nuova interazione tra la Dreissena polymorpha e un pesciolino ciprinide d'acqua dolce, il cavedano del lago, per la scienza Couesius plumbeus – affermano gli scienziati – A nostra conoscenza, questo è il primo caso documentato sul campo di trasporto che coinvolge un bivalve d'acqua dolce e un pesce».
L'interazione descritta dagli scienziati canadesi è quella del commensalismo, dove il mitile sfrutta il lavoro e gli spostamenti del pesce, senza che questo apparentemente venga danneggiato o soffra di disturbi legati al parassitismo. Questo comportamento del mitile all'apparenza non preoccupante però risulta essere un profondo inganno, in quanto raggiunti nuovi areali, dove di solito il cavedano va a cibarsi o a riprodursi, il commensale si stacca e comincia a conquistare velocemente la superficie del bacino idrico, asfissiando letteralmente l'ecosistema.
«La scoperta è particolarmente preoccupante – commentano altri autori su Science – Perché i pesci sono organismi altamente mobili che non hanno mezzi per rimuovere questi parassiti. Inoltre il cavedano di lago e specie simili sono spesso usati come esca dai pescatori, il che significa che vengono spesso trasportati da uno specchio d'acqua all'altro con il rischio ulteriore di diffondere l'areale di distribuzione del pericolosissimo mitile».
Il mollusco crea danni anche perché aderisce sulle superfici e allo sfortunato pesciolino usando fibre proteiche chiamate bisso. Questo è simile al cemento a presa rapida ed è perfetto per attaccarsi a piante, oggetti, rocce ed esseri viventi. Attaccandosi alle alghe necessarie per la sopravvivenza delle specie autoctone le fanno morire e si aggrappano anche a tutte le specie di cozze autoctone con lo stesso risultato. Separare questi animali dunque dalle superfici senza recare danno risulta essere molto difficile ed essendo praticamente privo di predatori naturali in buona parte delle regioni in cui si stabilizza, debellare la sua popolazione è davvero arduo.
Il danno provocato da questa specie però ha raggiunto dimensioni davvero ragguardevoli poiché ha iniziato anche ad intasare i bacini delle centrali elettriche e delle dighe americane. Milioni di dollari devono essere infatti spesi per ripulire annualmente questi corsi d'acqua artificiali dalla presenza delle cozze killer. Gravosi sono inoltre i danni all'industria alimentare canadese, che ha subito un calo nella produzione di mitili negli allevamenti.
Esistono però dei metodi che permettono di rallentare l'avanzata di questa specie e di limitare i danni, chiariscono gli esperti dell'IUCN. Innanzitutto la D. polymorpha – nota anche come cozza zebrata – non è raccomandata come animali da acquario, perciò la sua vendita dovrebbe essere bloccata a livello internazionale, come la vendita di tutti gli animali non domestici. Inoltre non sono idonee come cibo o esca e per questa ragione non dovrebbero essere nemmeno catturate con questo fine. Inoltre gli esperti raccomandano soprattutto di lavare le chiglie delle barche con acqua calda e sapone, se possibile, ogni qual volta un mezzo raggiunga un nuovo porto o si trovi in un'area in cui non ha mai navigato.