In Salento una coppia di lupi è entrata all'interno di una villa e ucciso il cane di famiglia dei proprietari. Un episodio che ha gettato nel panico la comunità di Santa Maria di Leuca, dove la presenza del lupo è un fenomeno recente, determinato dalla spontanea espansione di questo animale sul territorio.
L'ultimo monitoraggio realizzato dall'Ispra ha rilevato in Italia la presenza di circa 3.500 individui. Secondo il modello spaziale elaborato dai ricercatori, il 74,2% dell'area di studio nell'Italia centro-meridionale risulta già occupato dal lupo, per un'estensione totale della distribuzione di 108.534 chilometri quadrati.
In questo contesto molte comunità che prima non erano interessate dalla presenza di questo grande carnivoro, ora lo sono, e si trovano per la prima volta ad affrontare una situazione sconosciuta percepita come potenzialmente molto pericolosa. Ma quali sono i rischi per le persone davanti a un fenomeno di predazione di animali d'affezione? Abbiamo chiesto a Marco Antonelli, divulgatore ed esperto di conservazione del lupo, di fare chiarezza.
«La presenza del lupo in Salento è ormai consolidata, da alcuni anni sono presenti circa 3 nuclei riproduttivi – spiega l'esperto – È importante quindi informare la cittadinanza circa la presenza di questo animale e anche formarla rispetto ai comportamenti corretti da tenere. La predazione sui cani infatti di per sé non è un campanello d'allarme relativo alla sicurezza pubblica ma può essere indice di una cattiva gestione degli animali da compagnia. Il lupo è una specie opportunista adattabile e come tale si alimenta di tutto ciò che trova sul territorio, che siano animali d'affezione o d'allevamento».
Quello del Leccese non è però un caso isolato: già a luglio un altro cane era stato vittima di un altro attacco simile, in questo caso il cane si trovava al di fuori della sua abitazione. «Se fossero gli stessi individui saremmo di fronte a una specializzazione della predazione su cani, si tratta di casi rari ma esistono e sono più frequenti rispetto a qualche decennio fa. Ciò accade perché il lupo sta ricolonizzando aree con una maggiore presenza umana, dove di conseguenza anche cani e gatti sono più abbondanti». Non è però possibile ancora determinare se si tratta degli stessi individui senza un monitoraggio intensivo nella zona o un'indagine genetica».
Nel frattempo, però, i timori crescono e con essi le domande circa la pericolosità di questi animali per le persone. «Il lupo resta una specie elusiva e schiva con una naturale diffidenza verso l'uomo. I lupi che si avvicinano alle persone attivamente sono definiti "confidenti" e si tratta di casi sporadici. Hanno sviluppato un'abituazione perché sono stati alimentati dall'uomo, sappiamo di alcuni casi in cui le persone hanno portato da mangiare a questi selvatici. In altri casi i lupi sanno di poter trovare risorse alimentari di facile accesso vicino ai centri abitati, come rifiuti organici non correttamente smaltiti e scarti delle aziende agricole. Quando trovano cibo continuamente e non ci sono pericoli reali possono sviluppare comportamenti anomali, ma sono appunto casi molto sporadici. La predazione su cani e gatti ha lo stesso valore: è una risorsa alimentare di facile accesso».
Per evitare quindi che gli animali si avvicinino alle aree abitate è bene quindi mettere in atto alcune buone pratiche che dovrebbero essere veicolate dalle istituzioni locali. «Questi episodi si possono prevenire con due tipologie d'azione: innanzitutto attività di informazione e prevenzione. Nel caso di animali d'affezione basta custodire adeguatamente il proprio cane, soprattutto durante le ore notturne o quando si fanno passeggiate in natura. Banalmente il guinzaglio rappresenta un deterrente sufficiente perché il lupo non si avvicina alle persone. A casa invece non deve mai essere tenuto alla catena, soprattutto in aree facilmente accessibili dall'esterno. Inoltre, sarebbe ideale tenere il cane in strutture sicure».
L'abbattimento è quindi in questa fase un'azione remota e inattuabile alla luce delle più recenti direttive europee, come sottolinea Antonelli: «La rimozione di esemplari di lupo dal contesto naturale è regolata dalla Direttiva Habitat, in quanto il lupo è una specie rigorosamente protetta, e quindi la rimozione di un singolo individuo, in condizioni particolari, deve soddisfare alcuni requisiti fondamentali, e non è il caso del Salento».
Anche se in Europa è in corso un dibattito per declassare lo stato di protezione del lupo, aprendo così a delle quote di abbattimento, per il momento i termini sono molto stringenti: «Gli unici casi per procedere in tal senso – conferma l'esperto – sono la conclamata pericolosità per l'incolumità umana, e l'ingente danno economico derivante dalle predazioni e non evitabile in nessun altro modo. La predazione su animali d'affezione pur restando un fenomeno da attenzionare, non mette a rischio l'incolumità umana».