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20 Marzo 2021
19:00

Una bertuccia in Basilicata. 700 mila anni fa

Uno studio internazionale a cui ha collaborato anche l'Università La Sapienza di Roma, documenta per la prima volta la coesistenza di uomini e bertucce nel sito archeo-paleontologico di Notarchirico, nei pressi di Venosa. La conferma dal ritrovamento di un frammento osseo. Ma uomini e primati che rapporto avevano?

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Giornalista
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La diffusione della bertuccia nell’area regionale su cui insiste lo scavo archeo paleontologico (credits@LaSapienza)

Grandi aree boscose alternate ad ampi spazi aperti. Fiumi, ruscelli e alberi di ogni tipo. Nel silenzio di una natura senza interferenze umane, elefanti, ippopotami e rinoceronti dominavano il paesaggio condividendolo con lupi, cavalli e felini. C’erano i daini e, ora ne siamo certi, c’erano anche le bertucce che quindi, in un qualche modo ancora tutto da studiare, si dividevano gli spazi con i piccoli gruppi di esseri umani allora esistenti, gli Homo antenati del Neanderthal. Non era l’Eden, ma l’Italia, 700 mila anni fa. La Basilicata, in particolare, così come la raccontano i risultati di uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Human Evolution, frutto del lavoro di un team di ricerca internazionale che ha visto la partecipazione del Dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza – Università di Roma.

La ricerca archeo-paleontologica

«La ricerca documenta per la prima volta la coesistenza di uomini e bertucce nel sito archeo-paleontologico di Notarchirico, nei pressi di Venosa – spiega Raffaele Sardella il paleontologo del dipartimento di Scienze della Terra della Sapienza che ha lavorato al fianco dell’archeologa francese Marie-Hélène Moncel del Département Homme et Environnement del Museo nazionale di Storia Naturale di Parigi – La coesistenza tra la bertuccia e gli esseri umani è documentata in pochissime località pleistoceniche. I risultati del lavoro forniscono ulteriori dati sulla paleoecologia del primate, oggi diffuso in Nord Africa e reintrodotto a Gibilterra, e che nel Pleistocene occupava gran parte del territorio europeo».

Il ritrovamento di un’ulna di una bertuccia

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Il frammento osseo che è stato ritrovato nel corso degli scavi e che testimonia la presenza della bertuccia in questa zona già 700 mila anni fa (credits@LaSapienza)

Un’area, quella di Notarchirico, che sin dagli anni 50 del Novecento continua a raccontare storie sulla vita della Basilicata preistorica. Tanti i ritrovamenti archeologici, tra cui numerosi manufatti, frutto delle ricerche condotte, in periodi alterni, da diversi gruppi di studio. «Nel 2017 però Marie-Hélène Moncel ha ripreso ad indagare archeologicamente il sito lucano con continuità. Fra i ritrovamenti anche un frammento di osso, ben riconoscibile per le sue caratteristiche. Si tratta dell’ulna di Macaca sylvanus, comunemente conosciuti come bertuccia. Un frammento osseo che, quindi, ha aperto nuovi scenari sulla condivisione di questo territorio tra bertucce e umani».

Uomini e animali 700 mila anni fa

Le bertucce sono presenti in Italia e in Europa da quasi 3 milioni di anni, così ci raccontato i fossili. Averne ritrovato un frammento di osso in un’area ristretta dove le ricerche più recenti avevano individuato manufatti di pietra e fossili di vertebrati, è fondamentale per capire meglio il rapporto tra questi animali e gli umani dell’epoca. «Gli studi ci avevano detto che manufatti e vertebrati erano presenti all’interno di una lunga sequenza stratigrafica, datati quasi 700 mila anni fa, dimostrando come in questo territorio, caratterizzato da clima caldo, spazi aperti e specchi d’acqua, fossero diffusi grandi mammiferi come elefanti, ippopotami, bisonti e cervidi».

Le bertucce unici primati presenti in Europa

C’era sicuramente anche la bertuccia, anzi i macachi erano gli unici primati presenti in Europa. Sappiamo che all’epoca non esistevano insediamenti umani «ma gli Homo iniziano ad avere un ruolo nelle dinamiche ecologiche del periodo: iniziano a cacciare e a interagire con la fauna – aggiunge Sardella che è stato supportato negli studi da giovani studiosi del dipartimento Beniamino Mecozzi e Alessio Iannucci. – A questo punto c’è moltissimo da studiare: in genere le specie molto simili, come primati e uomini, tendono ad evitarsi. In questo caso invece sicuramente si incrociavano sul territorio. Perché? Questi antenati dell’uomo di Neanderthal, mangiavano anche i macachi? Questo in particolare, è stato ucciso deliberatamente o casualmente? Forse è stato trasportato sul posto?».

Dove sono oggi le bertucce?

Attualmente l’habitat delle bertucce si ritrova nell'Africa nord-occidentale, soprattutto in Marocco, Algeria e Tunisia. Ma un gruppo di questi macachi, vere e proprie scimmie rupestri capaci di nutrirsi di pochissimo scovandolo anche fra le pietre, si trova in Europa, a Gibilterra. Si tratta di circa 230 esemplari, conosciuti come le bertucce di Gibilterra, che vivono proprio sulla rocca di Gibilterra e rappresentano gli unici primati, a parte l'uomo, a vivere liberi in Europa. Sono ormai assimilati al ruolo di mascotte di Gibilterra e protagoniste di attenzioni e cure da parte degli inglesi perché una leggenda tramanda che, estinte le bertucce, cadrà definitivamente anche il protettorato britannico. E per questo motivo in diverse occasioni, quando il loro numero era diminuito in maniera considerevole, sono state reintegrate importandole dall’Africa.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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