Oltre 60 gatti tenuti rinchiusi in un appartamento in condizioni angoscianti, estremamente sporchi e debilitati, affetti da diverse patologie tra cui anche la Fiv, l’immunodeficienza felina. È la scena da incubo che si sono trovati davanti gli operatori dell’Enpa di Brescia quando, insieme con carabinieri forestali e la Asl, sono intervenuti nell’abitazione di un uomo a Nuvolesi.
L’intervento risale agli ultimi giorni del 2021, e ha richiesto un grande sforzo da parte di Enpa per accogliere tutti i gatti recuperati e assicurare loro visite, cure e sistemazioni. Stando a quanto ricostruito dagli operatori e dai carabinieri, alcuni dei gatti vivevano in precedenza con altri inquilini della stessa palazzina, sfrattati per morosità, e l’uomo li aveva accolti nella propria abitazione iniziando ad “accumularli”, senza sterilizzarli e lasciando che si riproducessero tra loro, incurante del loro stato di salute e delle condizioni di degrado in cui erano tutti costretti a vivere.
Gli operatori dell’Enpa hanno recuperato i gatti e li hanno trasferiti nella loro struttura e in cliniche veterinarie, fornendo anche aggiornamenti sulle loro condizioni. Alcuni, purtroppo, tragici: «Purtroppo alcuni di loro erano troppo debilitati e non ce l'hanno fatta, ma date le circostanze le condizioni di salute di molti degli altri mici sono abbastanza buone, stanno lentamente recuperando le forze e un po' di fiducia – hanno spiegato – Alcuni di loro, quelli più provati, si trovano dai veterinari, ma per molti fortunatamente non è stato necessario un monitoraggio continuo e si trovano nella nostra struttura o a casa di privati che si sono offerti per lo stallo». L'affido seguirà però un percorso particolare: vista la difficile situazione dei gatti, prima dell'adozione verrà imposto un periodo di prova obbligatorio per capire come reagiranno al nuovo ambiente, e solo successivamente potranno essere adottati.
A scoprire quello che si è trasformato in una sorta di “lager” sono stati i proprietari dell’abitazione, entrati in casa una volta ottenuto l’allontanamento degli affittuari. Gli accertamenti compiuti dai veterinari hanno evidenziato che nessuno dei gatti è dotato di microchip, e hanno escluso che tra quelli trovati nell’appartamento vi siano animali prelevati da altre abitazioni, persi o scomparsi: «Le informazioni raccolte sul posto rendono evidente che si tratti di un accumulo compulsivo dovuto alla riproduzione non controllata fra consanguinei – ha chiarito Enpa – Solamente al momento dello sfratto esecutivo degli occupanti dell’appartamento il proprietario si è reso conto della situazione e ha allertato le associazioni zoofile del territorio».
Animal hoarding, il disturbo che porta ad accumulare animali
Il caso di Nuvolesi sembra rientrare nella fattispecie dell’animal hoarding o “disturbo da accumulo di animali”, la raccolta compulsiva di un grande numero di animali e l’incapacità nel fornire loro standard minimi di nutrizione, igiene e cure veterinarie. Gli individui che ne soffrono, i cosiddetti “animal hoarder”, non sono in grado di provvedere in caso di peggioramento delle condizioni di vita degli animali, quando ad esempio si ammalano (fino ad arrivare alla morte), né curano l’ambiente in cui vivono dove si verifica un grave sovraffollamento in condizioni decisamente insalubri.
I gatti, insieme con i cani, sono gli animali che maggiormente finiscono per diventare “oggetto del desiderio” degli accumulatori. Gli animali in questi casi spesso soffrono di malattie e malnutrizione, mente l’hoarder è spesso ignaro della sofferenza degli animali, dei frequenti e in alcuni casi molto gravi problemi di salute e dell‘enorme stress cui sono sottoposti. Anzi associa il proprio comportamento a un attaccamento profondo, senza riuscire a vedere le condizioni in cui li costringe a vivere. Non è insomma mosso da cattive intenzioni, anche se la condotta tenuta si concretizza penalmente nel maltrattamento: l'hoarder è convinto di aver “salvato” gli animali e di prendersene cura in modo adeguato, in alcuni casi di essere stato "scelto" e di essere l'unico in grado di garantire loro la sopravvivenza.
Sulle motivazioni alla base di questo disturbo ci sono diverse teorie, ma quella più quotata è che attraverso gli animali gli hoarder compensino relazioni disfunzionali e la mancanza di rapporti e relazioni. Gli animal hoarder, essendo generalmente individui socialmente isolati, potrebbero quindi tentare di sopperire alla mancanza di relazioni sociali attraverso la vicinanza emotiva con gli animali. Per quanto riguarda nello specifico i gatti, a livello sociale spesso il cat hoarder è una persona anziana o di mezza età, sola, con un basso livello di scolarizzazione, che vive ai margini della società e che trascina nel suo isolamento – fisico e sociale – anche gli animali, segregandoli in gran numero (da qualche dozzina fino a centinaia di individui) in spazi limitati e inadeguati.