Un tribunale colombiano ha recentemente ordinato l'eradicazione, anche con abbattimento, degli ormai famosi ippopotami introdotti nel Paese negli anni 80 dal noto narcotrafficante Pablo Escobar. La Corte Amministrativa di Cundinamarca ha dato tre mesi di tempo al Ministero dell'Ambiente per adottare misure finalizzate all'eradicazione della specie, che sta mettendo sempre più a rischio gli equilibri ecologici della regione.
In Colombia gli ippopotami, originari dell'Africa, sono una specie aliena invasiva estremamente impattante, ma col tempo sono diventati anche un'attrazione turistica e sono anche ben voluti da alcune comunità locale. Tuttavia, la loro presenza vicino all'ex tenuta di Escobar, nella regione di Antioquia, sta iniziando a creare problemi sempre più seri, al punto che alcuni esperti temono possano presto diventare un pericolo per le persone.
Dopo la morte di Escobar, alcuni ippopotami erano fuggiti dal suo zoo privato e si sono insediati in un'area favorevole, ricca di vegetazione e priva di predatori naturali. Attualmente si stima che ci siano circa 166 individui, che vagano liberamente in natura. Sono stati già riportati attacchi a pescatori lungo il fiume Magdalena e gli esperti temono ora che anche la popolazione locale di lamantini potrebbe risentire della loro presenza.
Il tribunale ha chiesto che l’eradicazione venga effettuata sia attraverso gli abbattimenti diretti che con la sterilizzazione. Sebbene il Ministero dell'Ambiente avesse già pianificato e avviato piani di sterilizzazioni e abbattimento per contenere il loro numero, i progressi sono stati molto lenti e non è stato abbattuto alcun ippopotamo finora. Anche i tentativi di traslocare gli animali in paesi come Messico, India o Filippine sono tutti falliti.
Il destino degli ippopotami di Escobar solleva ormai da tempo un acceso dibattito tra chi sostiene e considera prioritaria la protezione degli ecosistemi e chi, come attivisti per i diritti degli animali e operatori turistici, si oppone fortemente all'uccisione degli ippopotami. Si tratta di una questione estremamente complessa: da un lato l'indiscutibile impatto di decine di erbivori da due tonnellate, dall'altro individui senzienti che si trovano lontano da "casa" senza alcuna colpa.