Hvaldimir è vivace. Questo non si può negare. Ama molto i salmoni e quindi gli allevamenti lo ingolosiscono, così come lo ingolosiscono i pesci che si avvicinano alle reti dei pescatori, che quindi disturba e che ovviamente non lo amano.
Ma basta questa sua vivacità per trasformarlo in un pericolo pubblico da rinchiudere in un santuario? Proprio lui, il beluga che divenne famoso perché quando fu avvistato per la prima volta indossava un’imbracatura fornita di telecamera subacquea e la scritta “equipaggiamento di San Pietroburgo” che gli valsero in un attimo il titolo di “spia arrivata dall’est”. Quel beluga che, finalmente sfuggito ad un probabile addestramento, si è talmente riabituato alla libertà e al girovagare, da essere diventato la star di innumerevoli filmati su YouTube che immortalano i suoi avvistamenti, sempre più famosi deve finire "chiuso" in un santuario?
In molti hanno trovato positiva la notizia del Guardian che il fondatore di OneWhale, Adam Thorpe, sia riuscito a strappare al governo norvegese un’iniziale via libera (la decisione, si è corretto oggi il giornale inglese, non è ancora stata presa, ma arriverà a dicembre) alla realizzazione di un santuario a largo delle acque di Hammerfest. Proprio quel governo che ha preferito condannare a morte senza appello il tricheco Freya perché infastidiva i bagnanti e saliva sulle barche.
L’idea che il beluga giocherellone dal passato di spia venisse trasferito a forza in un luogo circoscritto da reti, ha rassicurato molti che anzi vi hanno voluto leggere un futuro di salvezza e protezione. L’area marina protetta, circondata e limitata da reti di divisione dal mare aperto, eviterebbe che corra i pericoli che gli derivano dal vivere libero e dall’entrare in contatto con ambienti fortemente antropizzati, porti, barche, pescherecci, allevamenti, lasciandogli l’illusione di essere ancora libero anche senza potersene liberamente andare dove gli pare.
Il beluga Hvaldimir, star di YouTube
«Tutti si sono innamorati di questa balena dai video virali di YouTube – ha detto Thorpe al Guardian. – Ho letto di lui sul National Geographic nel 2019 e l'ho trovato preoccupante. È stato chiaramente addomesticato e ha una personalità meravigliosa. Ho pensato, beh, se potessimo creare un santuario o una riserva, che protegga la balena dal traffico delle barche, significa che potrebbe pescare da solo e vivere una vita il più naturale possibile».
Secondo il Guardian, l’area che Thorpe ha scelto per il santuario sarebbe un’ampia fetta di mare all’interno di un fiordo norvegese, lontana da allevamenti di salmoni e piuttosto isolata. La mancanza di passaggi di navi a elica eviterebbe al beluga di essere ferito, ma soprattutto, se si riuscissero a trovare i 250 mila euro considerati necessari per coprire i costi dell’operazione, quello che potrebbe nascere sarebbe un santuario destinato non solo a Hvaldimir, ma anche ad altre balene beluga liberate dalla cattività che troverebbero spazi adatti ad una vita semi-libera, con l’obiettivo finale, ma tutto da mettere in pratica, di ritrovare la libertà.
Insomma, anche per Hvaldimir e per le eventuali nuove ospiti, si aprirebbe lo stesso scenario nel quale si trovano dal 2019 Little White e Little Gray, gli unici due beluga liberati dalla cattività (vivevano in un acquario di Shanghai dove erano utilizzati per le esibizioni) che ora sono ospiti nel santuario fondato da Sea Life in Islanda , quindi neanche molto lontano. I due beluga, trasferiti dall’Ocean World di Shanghai in Islanda con un lunghissimo e molto raccontato viaggio, dopo tre anni e molte rassicurazioni da parte di Sea Life sul loro futuro rilascio in natura, sono ancora nei recinti marini realizzati per loro. Nel frattempo il santuario organizza gite in barca, a pagamento, per raggiungere i recinti e osservare i due beluga il cui trasferimento in mare aperto e verso la libertà è slittato, per ora, al 2023.
«Disturba gli allevamenti salmoni ed è troppo confidente. Attenzione all'eutanasia norvegese»
«Dobbiamo monitorare costantemente Hvaldimir e assicurarci che non causi fastidio negli allevamenti di salmoni dove gli piace uscire – ha spiegato Thorpe al Guardian – Uno dei suoi lavori in passato è stato chiaramente quello di scherzare con barche ed eliche. E quindi uno dei suoi trucchi è quello di avvolgere una fune attorno all'elica. Cose del genere, sebbene siano carine, sono piuttosto frustranti per gli allevamenti di salmoni. Se succedesse qualcosa all'allevamento di salmoni e ne venisse incolpato lui, allora sarebbe subito eutanasia, non si farebbero scrupoli a riguardo», sottolinea il fondatore di One Whale facendo riferimento con il termine “eutanasia” all’abbattimento del tricheco Freya, avvenuta qualche mese fa per evitare schiamazzi ed eccesso di socializzazione dell’ingombrante esemplare che amava visitare i porti norvegesi e le loro imbarcazioni in sosta.
Quindi, forse, qualche dubbio e qualche perplessità rispetto a tutta questa operazione potrebbero legittimamente nascere. E se il santuario sognato da Thorpe, pur con tutte le buone intenzioni, si trasformasse in un nuovo accogliente recinto da cui le balene potrebbero anche non uscire più, diventando una nuova attrazione turistica? E se Hvaldimir non accettasse di tornare ad essere ad uso e consumo dei suoi nuovi custodi? E se qualcuno preferisse vederlo rinchiuso, in acqua salata certo ma sempre senza accesso al mare aperto, per difendere allevamenti, imbarcazioni e, forse, la sicurezza dei troppi che gli si comincerebbero ad avvicinare per scattarsi un selfie, proprio come successe nel fiordo di Oslo con il povero Freya, colpevole di una socializzazione che lo aveva portato a fidarsi troppo degli umani? E se qualcuno chiedesse cosa preferirebbe direttamente a Hvaldimir, la spia arrivata dall’est con un cartello e una telecamera che finalmente ha ripreso a divertirsi libero in mare senza recinti e senza ordini da eseguire?
Siamo così certi che un recinto, anche se si chiama santuario, sia meglio della libertà?