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15 Aprile 2021
16:57

Un registro delle unità cinofile di salvataggio: la proposta arriva in Regione Toscana

Anche i cani avranno il loro “albo professionale”. Almeno, questo potrebbe essere vero per le unità cinofile da salvataggio nautico munite già di brevetto. E’ allo studio, in Regione Toscana, un registro unico regionale in grado di essere d’aiuto agli enti che si occupano di vigilanza e sicurezza nelle spiagge. A presentare il progetto direttamente nelle mani di Massimo Pieri, consigliere con delega al volontariato è stata la Scuola italiana cani salvataggio Firenze Odv.

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Anche i cani da soccorso avranno il loro “albo professionale”. Almeno questo potrebbe essere vero per le unità cinofile da salvataggio nautico munite già di brevetto. E’ allo studio, in Regione Toscana, un registro unico regionale in grado di essere d’aiuto agli enti che si occupano di vigilanza e sicurezza nelle spiagge. A presentare il progetto direttamente nelle mani di Massimo Pieri, consigliere con delega al volontariato, è stata la Scuola italiana cani salvataggio Firenze Odv.

«Stiamo valutando con il presidente della Sics la soluzione migliore, se fare una delibera di giunta o una legge, dunque che passi all’attenzione del Consiglio regionale. Ci incontreremo la prossima settimana per presentare una proposta al presidente Eugenio Giani», commenta Pieri a Kodami.

La Scuola Italiana Cani Salvataggio da più di 30 anni si occupa della formazione dei cani e dei loro conduttori per la salvaguardia della vita umana in acqua da impiegare durante l’estate. Ha sedi in tutte le regioni italiane e ha un accordo quadro con il comando generale della guardia costiera e con quello dei vigili del fuoco. La sola sezione toscana ha più di 120 volontari con 70 unità cinofile operative che hanno un brevetto di idoneità di salvataggio. E proprio ai cani diversi bagnanti devono loro la vita: in media, durante i tre mesi estivi, le unità cinofile della Sics riescono a fare in Italia 33 salvataggi in mare.

«Si tratta di dati – spiega Pieri – che oltre a suggerire una profonda riflessione sociale, prospettano la necessità di riformulare il paradigma della sicurezza della vita in mare, partendo dalla prevenzione. E l’istituzione del Registro riteniamo sia un valido strumento che va in questa direzione».

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