Scoperto un raro esemplare di chimera, pesci cartilaginei anche chiamati "squali fantasma", nelle profondità oceaniche al largo della costa della Nuova Zelanda. Si tratta di un giovane appena nato ed è stato trovato a 1200 metri sotto il livello del mare. Ancora una volta così gli abissi si confermano ambienti misteriosi, ospitanti una fauna molto particolare, di cui conosciamo ben poco.
A catturare l'animale tramite delle reti a strascico sono stati i ricercatori del National Institute of Water and Atmospheric Research (NIWA), durante un lavoro di monitoraggio per stimare la popolazione di un altro pesce locale, l'hoki.
Un enigmatico "squalo fantasma"
La specie è stata ritrovata durante una spedizione in mare aperto, lungo la costa dell'Isola del Sud in Nuova Zelanda, dal team intento appunto a studiare le popolazioni di un altro pesce, il nasello merluzzo australe (Macruronus novaezelandiae), anche chiamato hoki: questa specie ha un notevole interesse per la pesca commerciale e gli stock neozelandesi vengono sfruttati in maniera sostenibile.
Traslucido, gelatinoso e con un muso appuntito coronato da un paio di giganteschi occhi neri, il piccolo pesce cartilagineo simile a un alieno potrebbe appartenere a una delle oltre cinquanta specie conosciute di chimere che vivono nelle acque profonde di tutto il mondo ma potrebbe anche essere una nuova specie ancora sconosciuta alla scienza.
Sebbene non siano esattamente squali, le chimere (ordine Chimaeriformes) sono strettamente imparentate sia con gli squali (superordine Selachimorpha) che con le razze (superordine Batoidea). Tutti e tre i gruppi sono inclusi nella classe vertebrata dei condroitti ed insieme condividono la caratteristica struttura ossea fatta quasi interamente di morbida cartilagine.
Le chimere vengono chiamate squali fantasma o anche pesci coniglio (da non confondere con i pesci ossei della famiglia dei siganidi, come quello ritrovato a Milazzo). Ma a cosa devono questi particolari nomi comuni? Osservandoli con attenzione, bisogna ammettere che hanno un aspetto davvero "particolare": un muso arrotondato caratteristico, simile a quello di un coniglio, con occhi molto grandi di colore scuro e bocca abbastanza piccola.
La chimera nella mitologia antica è infatti un mostro costituito da un "mosaico animalesco" e questa è l'impressione che hanno generato i pesci chimera agli occhi dei primi scienziati dell'Ottocento: una delle specie più comune del gruppo, diffusa nel Mediterraneo, si chiama proprio Chimaera monstrosa. Purtroppo secondo gli esperti della IUCN la specie è a rischio estinzione e classificata come vulnerabile.
Molte delle caratteristiche anatomiche di questi animali, come i grandissimi bulbi oculari, derivano dal fatto che i loro ambienti di vita sono le profondità abissali, dai 200 fino ai 2600 metri di profondità (per quanto ne sappiamo). Vivere in questi luoghi ha necessitato di numerosi adattamenti. Per difendersi, la maggior parte delle chimere ha una spina velenosa davanti alla pinna dorsale. Come i loro cugini squali posseggono organi elettrorecettori, le ampolle di Lorenzini, per individuare le loro prede. Non hanno tuttavia denti affilati e non sono considerati un pericolo per l'uomo: in effetti è molto difficile che le nostre specie si incontrino in natura.
Le uniche specie che frequentano anche acque basse appartengono al genere Callorhinchus ed infatti sono tra le poche chimere tenute in cattività negli acquari del mondo.
Guardate ad esempio l'immagine di quest'altro pesce fantasma abissale adulto: si tratta di Hydrolagus trolli. Questa chimera blu dal naso appuntito è stata videoregistrata dal veicolo telecomandato Tiburon del MBARI vicino alla cima del Davidson Seamount, al largo della costa della California centrale a una profondità di circa 1640 metri.
Ma torniamo al nostro piccolo squalo fantasma: secondo i ricercatori NIWA, gli embrioni di squalo fantasma si sviluppano in capsule di uova deposte sul fondo del mare e sono ovipari. Lì, gli embrioni racchiusi si nutrono di un tuorlo fino al momento della schiusa.
«Possiamo affermare che questo squalo fantasma si sia schiuso di recente perché ha la pancia piena di tuorlo d'uovo», ha dichiarato Brit Finucci, uno scienziato del NIWA. «È piuttosto sorprendente. La maggior parte degli squali fantasma di acque profonde sono esemplari adulti conosciuti; i neonati sono raramente segnalati, quindi sappiamo molto poco di loro».
I ricercatori hanno in programma di eseguire test genetici sul piccolo per cercare di capire a quale specie di chimera appartenga. Gli scienziati potranno successivamente confrontare il neonato con un adulto della stessa specie, per capire meglio come cambiano il colore, le dimensioni e le abitudini alimentari del pesce tra l'infanzia e l'età adulta.