Il 29 marzo un altro lupo è stato dotato di radiocollare in Veneto. Il suo nome è Sirio ed è il maschio riproduttivo del Monte Grappa, in provincia di Vicenza che, a seguito delle operazioni necessarie, è stato nuovamente liberato per tornare a unirsi al suo gruppo e in particolare ad Ivana, la sua storica compagna, anche lei munita di radiocollare. Il progetto, coordinato dal Professor Marco Apollonio, della facoltà di Medicina Veterniaria dell'Università di Sassari in collaborazione con la Regione Veneto, ha l'obiettivo di conoscere più approfonditamente le abitudini di questi animali e diffondere i dati in maniera trasparente, in modo da minimizzare l'impatto sulle attività dell'uomo, sostenendo inoltre il dialogo tra le parti.
Una delle proposte del progetto "Gestione proattiva dei lupi in Veneto" è quella di attivare il sensore di avvicinamento presente sui radiocollari, in modo da poter avvisare gli allevatori con anticipo della presenza dell'animale nei pressi dei pascoli e ridurre così il numero di predazioni e di conseguenza le perdite economiche. Il progetto negli ultimi anni ha inoltre sensibilizzato molti allevatori della zona all'utilizzo dei cani da guardiania per proteggere le greggi dalle incursioni del carnivoro. Questo metodo verrà studiato ulteriormente nei prossimi mesi, in modo da capire quali siano i comportamenti più utili messi in atto dai cani.
Sirio e Ivana: la coppia riproduttiva del Grappa
I lupi sono animali dalla struttura sociale piuttosto complessa e all'interno di un branco un solo maschio ed una sola femmina hanno la possibilità di riprodursi. Per quanto riguarda i lupi del Monte Grappa, ad avere questo privilegio da anni sono proprio Sirio e Ivana: «Poter monitorare entrambi gli individui della coppia ci permetterà di capire di più riguardo la loro dieta, riguardo le zone di spostamento e inoltre, trovandoci nel periodo della riproduzione, per la prima volta sulle Alpi potremo conoscere gli spostamenti del maschio durante i primi mesi di vita dei piccoli. Le nascite avvengono generalmente a maggio e quindi manca davvero poco», spiega Duccio Berzi, esperto di conservazione della fauna e responsabile delle operazioni svolte nei giorni scorsi.
Grazie ai radiocollari applicati negli ultimi anni dalla Regione Veneto, i ricercatori hanno già raggiunto alcuni risultati: «Monitorare gli animali ci ha permesso di osservare un aumento delle attività nei territori colpiti dalla tempesta Vaia del 2018 – spiega Berzi – Abbiamo visto che i lupi scelgono queste zone, quasi irraggiungibili per l'uomo, come luoghi di riposo durante il giorno».
«Dobbiamo superare la diffidenza, lo facciamo con il dialogo»
Un ulteriore grande obiettivo di questo progetto è quello di migliorare la comunicazione dialogando con le categorie più danneggiate: «Parlando con gli allevatori ci siamo resi conto di una carenza di comunicazione tra le parti in causa – spiega l'esperto – Per questo motivo ci impegniamo in maniera profonda per ridurre al minimo la diffidenza degli allevatori nei confronti delle istituzioni e proporre soluzioni consone alla realtà in cui ci muoviamo». Nonostante le difficoltà, il progetto sta portando i suoi frutti in Veneto: «Negli ultimi anni, ad esempio, grazie alle iniziative promosse dalla Regione, molti allevatori della zona hanno cominciato a tutelarsi tramite l'utilizzo dei cani da guardiania».
L'utilizzo di questi cani è molto diffuso soprattutto nella zona appenninica, mentre tarda a prendere piede sulle Alpi: «Nei prossimi mesi studieremo in che modo il cane possa aiutare nel compito della tutela dal lupo in queste zone. Entro l'estate speriamo di riuscire a munire di appositi radiocollari anche alcuni cani da guardiania della zona – conclude Duccio Berzi -Osservando i loro spostamenti, non solo all'interno del loro territorio, ma anche nelle zone limitrofe, potremo analizzare i comportamenti più funzionali messi in atto dai cani e daremo così ulteriori strumenti di gestione agli allevatori, favorendo ulteriormente la convivenza con il lupo sulle Alpi».