La Coller Dolittle Challenge for Interspecies Two-Way Communication è una sfida pluriennale che ha in palio ben 500 mila dollari e altri 10 milioni in azioni da destinare a chi riesce a tradurre in "umanese" il linguaggio animale. Non solo, per il singolo premio del 2024 sono previsti 100 mila dollari che andranno nelle tasche dei ricercatori che presenteranno il miglior studio sull'argomento.
La sfida è stata lanciata anche quest'anno dalla Jeremy Coller Foundation e dall'Università di Tel Aviv e, anche se l’uso dell’intelligenza artificiale non è obbligatorio, il team ha sottolineato questa volta che il potente strumento può dare una grande spinta a trovare la soluzione definitiva perché l'uomo possa comprendere il vero significato dei suoni degli altri animali.
Il nome della competizione prende chiaramente spunto dal personaggio dei fumetti e del film in cui Eddy Murphy interpreta il Dr. Doolittle, il medico che riesce appunto a parlare e a comprendere gli animali. Il punto di partenza per chi prenderà parte alla sfida è quello di tenere conto dei recenti progressi nella decifrazione della comunicazione animale, dalla decodificazione dei segnali dei pipistrelli all’ascolto delle conversazioni dei capodogli.
Il comitato scientifico che giudica i partecipanti ha chiarito che vorrebbe arrivare a scoprire una formula che consenta di comprendere il linguaggio degli animali non umani in stile “test di Turing”, ovvero «una situazione in cui l’animale comunica in modo indipendente senza rendersi conto che sta comunicando con l’uomo. L’intelligenza artificiale potrebbe svolgere un ruolo nello sviluppo di interfacce per interpretare tale comunicazione».
Il professor Yossi Yovel dell'Università di Tel Aviv e Presidente del Premio Coller Dolittle ha così sottolineato l'importanza del progetto: «Negli ultimi anni la comprensione da parte della comunità scientifica dei modelli di comunicazione degli animali ha fatto passi da gigante. La giuria interdisciplinare è diversificata ed è composta da ricercatori di spicco, dai neuroecologi agli informatici, e non vediamo l’ora di sottoporre a revisione paritaria le candidature».
Jeremy Coller, presidente della fondazione, invece, ha ricordato quello che è un caposaldo per la traduzione della comunicazione umana a cui fare riferimento per capire che la sfida non è impossibile: «Proprio come la Stele di Rosetta ha svelato i segreti dei geroglifici, sono convinto che il potere dell’intelligenza artificiale possa aiutarci a sbloccare il dialogo tra le specie».
Le regole fondamentali per presentare i propri studi sono tre:
- Utilizzare un approccio non invasivo per comunicare o decifrare la comunicazione di un organismo.
- Dimostrazione di comunicazione in più di un contesto (ad esempio allarme, accoppiamento, foraggiamento) utilizzando i segnali di comunicazione endogeni preferibilmente in modo interattivo e autonomo.
- Dimostrare una risposta misurabile ai segnali trasmessi dall'animale.
In un articolo pubblicato su Current Biology in cui l'anno scorso si spiegava la challenge e i risultati fino a quel punto ottenuti, gli esperti scrivono che «parlare con gli animali è un desiderio umano fondamentale. L’emergere di potenti algoritmi di intelligenza artificiale, e in particolare di modelli linguistici di grandi dimensioni, ha spinto molti a suggerire che siamo sul punto di soddisfare questo desiderio. Su questo argomento si sono formati alcuni grandi consorzi scientifici e diversi enti commerciali offrono addirittura tali servizi».
Ciò che si cerca di realizzare, dunque, è trovare un'alternativa reale al Dottor Dolittle e secondo i fautori dell'iniziativa ci sono tre ostacoli principali sul percorso per farlo. «In primo luogo, sebbene i modelli di intelligenza artificiale generativa possano creare nuovi campioni di comunicazione animale, è molto difficile determinarne il contesto e, nel farlo, saremo per sempre influenzati dalla nostra umwelt umana. In secondo luogo, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per estrarre il contesto in modo non supervisionato deve essere convalidato attraverso esperimenti controllati volti a misurare la risposta degli animali. Ciò è difficile e, inoltre, gli algoritmi di intelligenza artificiale tendono ad aggrapparsi a qualsiasi informazione disponibile e sono quindi inclini a trovare correlazioni spurie. In terzo luogo, la comunicazione animale si concentra su un insieme ristretto di contesti, come l’allarme e il corteggiamento, limitando fortemente la nostra capacità di comunicare riguardo ad altri contesti. Tuttavia, utilizzare l’enorme potere dei nuovi metodi di intelligenza artificiale per decifrare e imitare la comunicazione animale è allo stesso tempo affascinante e importante».
Al progetto partecipa anche il musicista Peter Gabriel, co fondatore di Interspecies Internet che ha così sottolineato l'importanza della sfida: «Quando ho suonato con i bonobo sono rimasto sbalordito dalla loro intelligenza e musicalità, che è stato lo stimolo per l’idea che è diventata Interspecies Internet. C’è così tanta vita intelligente sul nostro pianeta che gli esseri umani non sono riusciti a vedere tranne che sotto forma di cibo, scarpe, borse e intrattenimento. Sono lieto che ci siano scienziati seri ora impegnati sia nella comprensione della loro comunicazione sia nei modi attraverso i quali potremmo avviare una comunicazione interspecie significativa … Se vogliamo gestire con successo la minaccia esistenziale che noi stessi abbiamo creato al nostro pianeta, dobbiamo riconnetterci con il mondo naturale che ci ha dato i natali, compresi tutti i suoi abitanti. Sono molto fiducioso che i nostri discendenti impareranno a trattare tutti gli esseri senzienti del pianeta con compassione».