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La morte di un animale con cui si è attraversata parte della propria esistenza è un’esperienza molto dolorosa che ognuno deve affrontare come si sente e come può. Non esiste "il" modo di reagire, né un manuale delle emozioni da provare. Del resto la morte, per quanto sappiamo perfettamente sia parte della vita, è sempre qualcosa di cui non si parla troppo volentieri.
Per provare ad aiutare chi con la morte ha un rapporto conflittuale, è uscito un podcast su Spotify intitolato "Death cafè" nato dalla penna di Marina Minetti, conduttrice radiofonica e attrice. L'idea è quella di restituire un vocabolario alla morte rispondendo in ogni episodio a una domanda diversa in modo ironico ma parlandone con esperti e dunque dando risposte concrete alle persone che ascoltano. I temi variano, da "E se uno muore su un aereo" a cui risponde il poeta, cantautore e performer Gio Evan ad "Avrò la ricrescita anche da morta?" a cui risponde l'attrice comica Giorgia Goldini insieme a Irene Rebecca Mele, ricercatissima tanatoesteta che ama raccontare la sua scelta di passare dai set agli obitori. Ad ancora "Che odore ha la morte" la cui risposta è affidata a Giuseppe Cattolico, fondatore e presidente del gruppo Rainbow, divisione Scene Crime Cleaners, che si occupa di pulire le scene del crimine.
Ma quello che poi si analizza è anche la morte, appunto, quando subentra nella relazione con un compagno di vita a quattro zampe e nella puntata "Posso seppellire Fuffy con me?", risponde Diana Letizia, direttrice del nostro magazine. Gli interrogativi e le risposte avvenuti nello scambio, messi uno di seguito all’altro, diventano così una vera e propria guida su ciò che si può o si deve fare alla morte del nostro animale che sia un cane, un gatto o un pesce rosso.
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«Se il mio animale mi trovasse senza vita, mi trasformerei in un gustoso piatto per lui?», è la prima domanda che viene posta dalla conduttrice alla nostra direttrice e, per quanto particolare possa sembrare, è molto utile perché serve a mostrare gli animali sotto una diversa prospettiva. Letizia, infatti, spiega che solo nel caso in cui dovessimo morire e restare insieme all’animale per molti giorni senza essere trovati, allora potrebbe succedere una cosa del genere ma solo perché saremmo per lui l’unica fonte di sopravvivenza. Un'evenienza, comunque, davvero molto rara.
Rispondere a tale quesito, però, ha un significato più profondo ed è quello di voler contrastare leggende metropolitane, fake news e notizie acchiappa click e cercare di far capire quanto ciò che viene raccontato sul comportamento degli animali non sempre corrisponda alla verità. Infatti, quello che in realtà nella gran parte dei casi dimostrati fanno i cani in casi del genere non è affatto mangiarsi il pet mate ma utilizzare il morso, che è uno dei loro modi per interagire, per provare a scrollare il proprio umano sperando che si muova.
Andando avanti tra le domande e le risposte, tutti coloro che non sanno che si deve fare nel momento in cui il proprio amato amico spiri tra le braccia scopriranno informazioni molto utili che su Kodami sono ovviamente presenti: come quando, qualora fosse necessario sottoporlo a eutanasia, lo si può fare in casa lasciandolo sulla sua cuccia e tra gli odori e le persone conosciute e amate.
Ancora Diana Letizia, grazie al supporto del nostro comitato scientifico, spiega che ci sono diversi modi per dare degna sepoltura ai nostri compagni animali e che in alcune città esistono anche cimiteri per animali ma che le regole cambiano da regione a regione. La Lombardia su questo è stata all'avanguardia: già nel 2019 ha approvato una legge che permette, su richiesta del pet mate o degli eredi, di tumulare, cremare e porre in una teca separata ma dentro allo stesso loculo di famiglia il proprio animale.
Sono tante le informazioni utili che Minetti e Letizia portano all'attenzione dell'ascoltatore nel loro chiacchierare. Volutamente, però, lasciano fuori una domanda e una risposta: come superare quel dolore profondo quando il nostro amico se ne va per sempre. A questo interrogativo, infatti, purtroppo, non c'è una risposta che vada bene per tutti, ognuno deve fare da sé e deve gestire quella sofferenza come meglio può.
