Quando pensiamo ai pesci, immaginiamo animali dal corpo slanciato e affusolato che nuotano agilmente nell'acqua. Ma c'è un pesce, Thymichthys politus, noto in inglese come red handfish, ovvero "pesce rosso con le mani", che sfida nettamente questa convinzione. Appartiene alla famiglia Brachionichthyidae, che comprende appena 14 specie, tutte con una caratteristica molto singolare: pinne pettorali modificate che gli permettono di "camminare" sul fondale marino.
Questi pesci così particolari sono strettamente imparentati con le rane pescatrici e altri pesci abissali. Tutte e quattordici le specie vivono però esclusivamente tra le acque costiere dell'Australia meridionale e orientale, in particolare nei dintorni della Tasmania, e il pesce rosso con le mani, in particolare, e tra le specie animali più rare a maggior rischio estinzione del Pianeta. Scopriamo però un po' più da vicino com'è fatto, come vive e soprattutto cosa possiamo fare per salvare questa specie così unica.
Chi è il pesce rosso con le mani
Thymichthys politus è un pesce di piccole dimensioni, che solitamente non supera i 15 centimetri di lunghezza. La sua colorazione molto brillante varia dal rosso acceso al rosa, spesso con macchie o striature che possono contribuire a camuffarsi tra le alghe e i coralli. Le sue pinne pettorali, simili a mani, non sono solo un tratto distintivo, ma anche uno strumento essenziale per il suo stile di vita bentonico. Utilizzandole per "camminare", il pesce rosso con le mani si sposta lentamente sul fondale marino, camminando anziché nuotare, cosa che letteralmente non può fare.
Questa specie è endemica delle coste della Tasmania, in Australia, e vive in un habitat molto specifico e limitati: i fondali rocciosi coperti di alghe e coralli, in acque poco profonde che vanno da 5 a 10 metri di profondità. La sua distribuzione tra le più piccole e localizzate che si conoscono, con appena due popolazioni distinte conosciute, una nella baia di Frederick Henry e l'altra a Primrose Sands. Il red handfish è un predatore opportunista, nutrendosi principalmente di piccoli invertebrati marini come crostacei, vermi e molluschi, anche se si sa molto poco sulla sua dieta.
Il suo comportamento è infatti piuttosto statico e sedentario, viste le sue peculiari caratteristiche. Si muove poco e passa la maggior parte del tempo fermo e nascosto tra le alghe, dove aspetta pazientemente le sue prede. Nemmeno le larve sono in grado di notare e anche la riproduzione è molto peculiare: le femmine depongono pochissime uova per volta, tra le 30 e le 60, che necessitano di molte cure e della sorveglianza costante da parte della madre, che le custodisce fino alla schiusa, proteggendole da eventuali predatori.
Perché il pesce rosso con le mani rischia l'estinzione
Nonostante il suo aspetto affascinante, T. politus è in grave pericolo. Classificato come specie "In pericolo critico" dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), il pesce rosso con le mani affronta numerose minacce che ne mettono a rischio la sopravvivenza ed davvero a un passo dall'estinzione. La principale minaccia è la perdita dell'habitat: le attività umane, come la pesca intensiva e lo sviluppo costiero, hanno distrutto gran parte degli habitat marini in cui vive questa specie.
Inoltre, l'inquinamento e i cambiamenti climatici, contribuiscono a degradare ulteriormente questi ambienti già molto fragili. Un altro grave problema è la bassissima diversità genetica. Le due popolazioni conosciute sono isolate e molto piccole, il che riduce la riproduzione, la variabilità genetica e rende la specie più vulnerabile a malattie e cambiamenti ambientali improvviso. La loro capacità di recupero naturale è parecchio limitata e senza interventi di conservazione efficaci, il rischio di estinzione è altissimo.
Gli scienziati hanno da tempo lanciato l'allarme e nel 2018 è stato avviato un ambizioso piano di emergenza e recupero, l'Handfish Conservation Project, finalizzato a salvare questa e altre due specie simili. La situazione resa ancora più critica dalle sempre più frequenti ondate di caldo, ha recentemente spinto gli scienziati a prendere anche la difficile e rischiosa decisione di ricollocare temporaneamente una parte della popolazione in cattività, operazione che per fortuna si conclusa con successo e con tutti i 25 individui sopravvissuti e in perfetta salute.
In natura, si pensa siano rimasti in totale meno di 100 individui, alcuni conosciuti e nominati individualmente dagli scienziati. La conservazione e il futuro di T. politus è perciò appesa a un filo e richiede sforzi concertati e immediati. È essenziale proteggere e ripristinare i suoi habitat naturali, controllare le specie invasive e promuovere programmi di allevamento in cattività per aumentare la popolazione. Solo attraverso un'azione decisiva possiamo sperare di salvare questo straordinario pesce rosso con le mani dall'estinzione, garantendo che continui a "camminare" sui fondali marini ancora a lungo.