Gli animali selvatici spesso ci sorprendono con comportamenti imprevedibili che anche solo qualche decennio fa avremmo creduto impossibili. Dai panda che si rotolano della cacca di cavallo per scaldarsi, agli scimpanzé che possiedono una vera e propria farmacia vegetale per curarsi. E a proposito di competenze erboristiche, un nuovo studio suggerisce che anche i parrocchetti di Norfolk, un pappagallo australiano in serio pericolo di estiznione, abbiano una certa inclinazione per l'erboristeria. Utilizzano infatti alcune piante per prendersi cura del piumaggio, combattere i parassiti e, forse, per sballarsi.
La vita di un parrocchetto di Norfolk (Cyanoramphus cookii) non è affatto semplice, a causa della quantità enorme di ectoparassiti che popolano penne e piume: pidocchi, acari, zecche, pulci, funghi e batteri. Questi indesiderati compagni di viaggio non sono solo fastidiosi, ma possono trasmettere anche malattie, compromettere il successo riproduttivo, danneggiare le penne impedendo il volo e, di conseguenza, minare la sopravvivenza. Ma il nuovo studio pubblicato su Austral Ecology ci offre una nuova prospettiva su come questi colorati pappagalli minacciati affrontano e superano queste sfide.
Molti uccelli, in realtà, sono già noti per i modi spesso originali attraverso cui cercano di liberarsi dei parassiti. Alcuni si fanno un bagno di formiche, comportamento noto come anting, per farsi spruzzare addosso acido formico, altri invece si rotolano nella polvere. Tuttavia, alcune vecchie osservazioni riportate in letteratura, segnalavano di pappagalli che avevano l'abitudine di strappare foglie dalle piante coprendosi poi il piumaggio con il succo o infilando le foglie stesse tra le proprie piume. I ricercatori guidati da Penny Olsen hanno quindi provato a confermare o meno queste teorie.
Le osservazioni, condotte nell'inverno del 2015 e durante due estati consecutive dal 2018 al 2020, hanno dimostrato che è effettivamente così: i parrocchetti mordono i germogli di una pianta molto simile al pepe, Piper excelsum, masticandoli e lisciando le piume facendosi aiutare dalla sostanza oleosa prodotta dall'uropigio, una ghiandola posizionata sopra la coda. Quest'olio, che gli uccelli usano per impermeabilizzare il piumaggio, si mescola con le sostanze prodotte dalla pianta, creando così una sorta di pomata che viene poi cosparsa col becco tra le le penne e le piume.
Gli alberi di pepe contengono numerosi composti, tra cui la piperina, nota per essere un ottimo repellente naturale per gli insetti e per le sue proprietà antimicrobiche e antinfiammatorie. Ma oltre a combattere i parassiti, i ricercatori ipotizzano che ci sia molto di più dietro questo comportamento. Penny Olson, in un'intervista rilasciata a The Conversation, ha detto che secondo lei i parrocchetti traggono persino piacere dalle sostanze prodotte da questa pianta, beneficiando forse di un effetto che potremmo definire euforico.
Olson ha spiegato che, similmente a come accade con l'anting, in cui gli uccelli potrebbero "sballarsi" grazie all'acido formico, anche i parrocchetti probabilmente fanno lo stesso con i vapori prodotti dalla pianta. Potrebbe sembrare assurdo, eppure tanti altri animali si ubriacano o si drogano deliberatamente, comportamenti che quasi certamente danno piacere e che quindi, in un certo senso, sono anche evolutivamente vantaggiosi. Questa affascinante e curiosa scoperta aggiunge quindi un nuovo tassello sull'enorme complessità del comportamento animale e sull'ingegnosità dei parrocchetti di Norfolk nel modo in cui si prendono cura di sé stessi, confermando ancora una volta quanto la natura possa sorprenderci.