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16 Gennaio 2024
13:03

Un nuovo studio su primati e umani fa luce sull’evoluzione del microbioma

Un recente studio ha confrontato il microbioma intestinale di grandi scimmie africane e esseri umani con stili di vita rurali e urbani, evidenziando delle differenze significative nella composizione microbica dei diversi soggetti.

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Nel nostro corpo vivono migliaia di microrganismi che vanno a costituire il nostro microbioma intestinale, il quale svolge ruoli fondamentali per il benessere del nostro organismo. Recentemente, un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio in cui sono stati confrontati i dati sul microbioma di diverse grandi scimmie con quelli di esseri umani che conducono stili di vita sia rurali che urbani. L'obiettivo era individuare similitudini e differenze nei modelli di colonizzazione microbica tra i vari ospiti e i risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Nature Communications.

Negli ultimi tempi, la ricerca medica ha visto un aumento significativo negli studi volti a esplorare come i microrganismi presenti nel corpo umano influenzino i processi vitali e, di conseguenza, la salute dell'ospite. In questo contesto si inserisce la ricerca di un team di scienziati che, attraverso l'analisi del microbioma umano e quelli di diverse specie di scimmie, mirava a acquisire nuove conoscenze riguardo all'impatto dello sviluppo evolutivo, dell'ambiente e dello stile di vita sulla composizione del microbioma.

I ricercatori hanno condotto lo studio impiegando circa 200 campioni fecali provenienti da grandi scimmie africane, tra cui scimpanzé e gorilla, oltre a campioni da soggetti umani residenti nella Repubblica Democratica del Congo e nella Costa d'Avorio. Parallelamente, sono stati inclusi partecipanti provenienti da ambienti urbani in Danimarca e Germania. Mentre i soggetti africani abitano zone rurali vicino ai parchi nazionali dove sono stati campionati gli animali, i partecipanti europei sono tutti originari di contesti urbani. I genomi dei microrganismi ottenuti in questo modo rappresentano fino ad oggi il più grande set di dati di questo tipo. Ciò ha consentito agli scienziati di analizzare la diversità e la composizione delle specie microbiche presenti nei rispettivi microbiomi, confrontandole in relazione allo sviluppo e alle diverse condizioni ambientali.

I risultati delle analisi hanno ulteriormente confermato che la colonizzazione microbica dell'intestino in ogni organismo ospite presenta una composizione distintiva. Il coautore Jan Gogarten dell'Istituto Helmholtz per la One Health, ha infatti affermato: «Abbiamo chiaramente potuto distinguere il microbioma di uno scimpanzé, di un gorilla o di un essere umano, in base alle diverse specie batteriche e alle loro proporzioni».

In particolare, lo studio ha dimostrato che alcuni microrganismi conservati evolutivamente vengono successivamente persi nelle persone con stili di vita urbani. Il gruppo dei batteri Prevotella, ad esempio, è risultato essere abbondante nei microbiomi dei campioni della Repubblica Democratica del Congo e della Costa d'Avorio, nonché negli ospiti animali, suggerendo che questo gruppo batterico abbia fatto parte integrante del microbioma degli ominidi per milioni di anni dal punto di vista evolutivo. Tuttavia, è notevolmente ridotto nell'intestino umano in connessione con uno stile di vita più urbano, ha spiegato Corinna Bang, coautrice e responsabile del laboratorio del microbioma dell'IKMB.

«In generale, il nostro studio fornisce nuove e importanti informazioni sulle relazioni tra gli effetti di uno stile di vita urbano, la perdita di gruppi batterici evolutivamente conservati e i conseguenti possibili adattamenti funzionali del microbioma umano», ha affermato Andre Franke, ultimo autore dello studio e membro del consiglio direttivo del Cluster of Excellence del PMI. I ricercatori concludono sottolineando che i prossimi studi si concentreranno sul microbioma e le possibili malattie ad esso associate al fine di sviluppare misure profilattiche o terapeutiche per le malattie associate al microbioma.

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Alessia Mircoli
Dottoressa Magistrale in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi
Sono laureata in Biodiversità e Gestione degli Ecosistemi e la divulgazione scientifica è la mia passione. Durante il mio percorso ho scoperto il mondo del giornalismo scientifico e ho capito che è la mia strada. Sono estremamente affascinata dalla natura e da tutto ciò che ne fa parte, credo nell’importanza di diffondere un’informazione corretta sugli animali e l’ambiente.
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