Era il 25 giugno del 2022. Biondo e Franchino erano due cagnolini che si erano stabiliti sul territorio di San Michele Salentino, in provincia di Brindisi. Di taglia medio piccola, erano cani liberi e costantemente seguiti da alcuni cittadini della zona. Una presenza, però, mal tollerata in paese tanto che qualcuno decise di toglierli di mezzo avvelenandoli. A distanza di alcuni mesi, però, sono diventati un simbolo di una spinta verso il cambiamento. Proprio per questo in loro memoria è stato realizzato un murale che li ritrae e che vuole ribaltare certe logiche figlie del passato. Su tutte quella che si riassume nella frase, più volte ripetuta: «Tanto sono solo degli animali».
A raccontarci la loro vicenda è Denni, un ragazzo del paese che era quasi sul punto di adottarli: «Biondo era arrivato poco prima del lockdown, Franchino durante il periodo di chiusura – racconta a Kodami tra le lacrime – all’inizio non erano insieme. Entrambi erano accoppiati a un cane diverso. Poi un giorno gli altri due animali sono spariti e hanno iniziato a vivere fianco a fianco. Mi ricordo proprio durante il primo lockdown, sentii dei rumori tra le buste della spazzatura nel cuore della notte. Uscii e vidi per la prima volta Franchino. Gli portai dei croccantini e lui mi saltò addosso per farmi le feste».
Un rapporto che divenne pian piano sempre più intenso: «Finito il lockdown dovevo tornare a lavoro ma loro non si staccavano da me – continua Denni – pensavo potesse essere un problema tornare alla vita normale con questi due cani. Invece loro mi accompagnavano lungo la strada dopodiché proseguivano il loro giro. Avevano un orologio incorporato e quando finivo il mio turno venivano a prendermi. Eravamo una squadra. Stavano sempre con me, anche quando stavo con gli amici».
La presenza dei due cani, però, non era ben accettata dal vicinato. Qualche notte abbaiavano o creavano un po’ di confusione quando si contendevano il territorio con i gatti: «Non tutti erano contenti di vederli nei paraggi, mi intimavano di non dare loro da mangiare – spiega ancora – io avevo già due cani, non li avrei potuto adottare. Provai così a pubblicare degli annunci su Facebook, il problema era che loro non si facevano molto avvicinare. Tentai anche a far indossare loro un collare per abituarli a passeggiare al guinzaglio, ma restavano diffidenti nei confronti degli estranei».
Una situazione proseguita, come anticipato, sino alla drammatica giornata del 25 giugno: «Avevo convinto mia madre a tenerli all’entrata di casa almeno per la notte, visto che potevano dar fastidio – ci racconta ancora Denni – una mattina li ho fatti uscire non sapendo che era stata posizionata una vaschetta all’angolo, risultata poi piena di veleno per lumache. Mia madre ha visto per strada Franchino con la zampa che tremava. Mi ha chiamato e ho capito che era successo qualcosa. Siamo scappati dal veterinario che ha riconosciuto subito i sintomi dell’avvelenamento. Biodo non c’era. Sarebbe stato trovato più tardi nella medesima situazione. Dopo quattro ore di agonia sono morti entrambi. Gli accertamenti eseguiti in seguito hanno confermato le cause che li hanno portati al decesso. Abbiamo sporto denuncia contro ignoti».
Da quel giorno però qualcosa si è innescato. La storia di Biondo e Franchino ha smosso gli animi di tantissime persone. Come se per una parte del paese non fosse possibile più condividere certe logiche secondo cui è normale togliere la vita a un essere vivente solo perché dà fastidio quando lo si incontra per strada. Una trasformazione in cui la realizzazione del murale è un punto di passaggio.
«Dopo l’uccisione, l’ennesima, abbiamo fissato un punto di non ritorno – spiega a Kodami Vito Francioso, delegato Oipa per Brindisi e provincia – ci siamo detti che di qui avremmo dovuto cambiare rotta altrimenti non sarebbe mai cambiato niente. Ci siamo chiesti perché si arrivasse ad uccidere due animali. Per trovare una risposta siamo partiti dall’origine. Da una frase: “Tanto sono solo animali”. Ce la siamo sentita dire da un sacco di persone. Abbiamo iniziato facendo rumore. Abbiamo continuato, prima con la richiesta di intitolare a Biondo e Franchino una panchina. Poi abbiamo pensato al murale. Ma da questa volontà abbiamo trovato il modo di avviare tante iniziative. Come per esempio la pubblicazione di una serie di video in cui molti cittadini ci hanno messo la faccia».
Questa rivoluzione doveva avere però un simbolo in cui riconoscersi: «Abbiamo deciso che tutte le battaglie dovevano portare il nome di Biondo e Franchino – continua il delegato Oipa – ma la nostra idea è stata quella di procedere mettendo in mezzo tanti temi. La mancata microchippatura, gli abbandoni, la mancanza di un adeguato presidio del territorio. Per il murale, realizzato dall'artista Silvana Allegrini, è stato scelto il muro di un privato vicino alla pinacoteca comunale. È un punto di passaggio per tutte le persone che entrano nel paese. L’immagine è una cosa bella e c’è anche scritta la famosa frase di Gandhi “La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali". Dobbiamo far cambiare questa mentalità, non possiamo stare a guardare nuove vittime. Ogni piccolo cambiamento sarà una conquista, se riusciamo a sensibilizzare uno riusciremo a farlo anche per altre persone».
Questa domenica è prevista l'inaugurazione del murale. Un evento a cui sono stati invitati anche i rappresentanti delle istituzioni, con i quali si sta provando a intraprendere un percorso diverso proprio nell’ottica del cambiamento di determinate logiche.
Purtroppo dobbiamo registrare che i casi di avvelenamento, in Puglia come nel resto d'Italia, continuano ad essere tristemente numerosi, sebbene la casistica registrata sia notevolmente sottostimata perché non viene completato tutto l’iter previsto dalla legge. Proprio in quest’ottica è stata presentata di recente l’app del Ministero della Salute per segnalare i bocconi avvelenati.
Non è l’unica modalità, però, con cui qualcuno manifesta la propria intolleranza nei confronti degli animali vaganti. Un caso emblematico è quello di Galak, il cane che accompagnava i pellegrini di San Pio. In quell’occasione Clara Caspani di Stray Dogs International ci spiegò l’importanza di trovare un equilibrio anche con chi non accetta la presenza di un animale.
Infine, dobbiamo purtroppo constatare che la legge non aiuta a punire adeguatamente chi compie gesti terribili come l’uccisione di un animale. Si veda il caso del killer di gatti filmato mentre si liberava di due gatti dopo averli avvelenati che, nonostante la condanna, ha potuto beneficiare della sospensione della pena con la condizionale. Anche il legislatore, in quest’ottica, deve mettere mano alle norme affinché si superi sul serio la logica del «tanto sono solo degli animali».