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11 Giugno 2021
14:22

Un Maremmano scelto come mascotte degli azzurri: ecco tutti gli animali di Europei, Mondiali e Olimpiadi

Fedele, forte, tenace, maestoso. Ad accompagnare la squadra di calcio della nazionale italiana d’ora in poi ci penserà un Pastore Maremmano-Abruzzese dal muso simpatico e vispo. L’idea ispiratrice è di Carlo Rambaldi ‘mago’ degli effetti speciali e premio Oscar per tre volte, morto nel 2012 ma che aveva realizzato in vita una bozza del simbolo.

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Fedele, forte, tenace, maestoso. Ad accompagnare la squadra di calcio della nazionale italiana d’ora in poi ci penserà un Pastore Maremmano-Abruzzese dal muso simpatico e vispo. L’idea ispiratrice è di Carlo Rambaldi, "mago" degli effetti speciali, premio Oscar per tre volte e scomparso nel 2012, che aveva realizzato una bozza del simbolo.

Racconta Gabriele Gravina, il presidente della Figc (Federazione italiana giuoco calcio), che nel 2007 Rambaldi gli consegnò un book con una serie di bozzetti e che poi lo stesso Gravina lo donò alla Federazione. Oggi alla realizzazione della mascotte che accompagnerà gli azzurri ci hanno pensato anche i figli dell’artista, Victor e Daniela.

Negli appunti allegati al bozzetto della mascotte, Rambaldi scriveva di aver scelto l’immagine del Pastore Maremmano-Abruzzese «perché è un cane dotato di grande coraggio, di capacità di decisione, tipicamente italiano» e che è «intimamente legata alla storia millenaria della nostra terra e delle sue genti, adatto a rappresentare lo sport più bello del mondo, le passioni che suscita e l’italianità». Ciò, oltre ad aver individuato in questo animale «la capacità di iniziativa, la competitività, la fedeltà, il senso del gruppo».

L’intero percorso, dai bozzetti ai disegni e l’idea alla realizzazione in tridimensionale della mascotte di Rambaldi, sarà esposto dal 9 giugno, e per tutto il periodo degli Europei, in uno speciale corner dedicato al premio Oscar all’interno di "Casa Azzurri" a Roma. Proprio in questa sede, infatti, la Figc ha realizzato un'area espositiva insieme alla Fondazione Carlo Rambaldi e alla Rambaldi Promotions per far conoscere al pubblico e ai tifosi italiani il progetto che ha portato alla realizzazione della mascotte.

Simboli nazionali, evocativi di leggende, esempi della biodiversità di un territorio: gli animali sono simboli eterni, scelti non solo gper Europei e Mondiali di calcio ma anche per le Olimpiadi nel corso del tempo. Tra panda, galletti, orsi, cani, ce n'è per tutti i gusti. Ma in tutte le competizioni sportive c'è un assente "eccellente" tra gli animali: il gatto. Ecco, evento per evento, tutte le mascotte che sono andate a finire su gagliardetti, pubblicità, gadget e infinite altre proposte di marketing sportivo.

Gli animali mascotte degli Europei di calcio

Il primo animale fu Peno, un galletto, simbolo di Francia 1988. Poi, per Germania Ovest 1988, ci fu Berni, un coniglio. Lo stesso animale fu al centro di Svezia 1992. Gli inglesi nel 1996 optarono su Goliath, un leone simile alla mascotte della coppa del mondo del 1996. Sempre un leone (ma con la coda di diavolo e mani umane), fu il simbolo degli europei di Belgio e Paesi Bassi del 2000. Il nome, “Benelucky” (che voleva augurare buona fortuna alle squadre) rimanda al Benelux, l’unione tra Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.

Gli animali mascotte dei Mondiali di calcio

Il primo animale simbolo di un Mondiale di calcio fu Willie, un leone: accadde per i Mondiali del 1966 che si svolsero in Inghilterra. Bisognerà aspettare fino al 1994 con Striker, per trovarne un altro. Si trattava di un cane mascotte: fu il simbolo di Usa 1994. Quattro anni più tardi, nel 1998, in Francia si scelse Footix, un galletto (simbolo della nazione). Per Germania 2006 ci fu Goleo VI, un leone, e per i Mondiali sudafricani del 2010 fu la volta di Zakumi, un leopardo con i capelli verdi. Ai mondiali 2014 del Brasile, invece, ad accompagnare i calciatori ci pensò Fulecus, un armadillo brasiliano dall’impronta ambientalista (il suo nome, infatti, comprende i termini futebol, calcio, ed ecologia). Per Russia 2018 ci fu invece Zabivaka, un lupo.

Gli animali mascotte delle Olimpiadi

Era il 1932 quando per le Olimpiadi di Los Angeles si scelse Smoky, un Terrier Scozzese. Bisognerà aspettare i giochi del 1968 per ritrovare una mascotte, seppur non ufficiale: era il Giaguaro rosso di Città del Messico. Da lì in poi fu tutto molto più facile. Nel 1972 per le olimpiadi di Monaco si scelse Waldi, un Bassotto, particolarmente popolare in Baviera e simbolo di resistenza e agilità. Poi nel 1976 a Montreal si optò per Amiki, un castoro. Le prime olimpiadi invernali ad avere un animale sono state quelle di Lake Placid, nel 1980, con Roni, un procione. Non poteva mancare per la sessione estiva dello stesso anno l’orso a Mosca: l’animale (chiamato Misha) era il simbolo dell’Unione sovietica. Nel 1984 le invernali di Sarajevo, nell’allora Jugoslavia, ebbero come protagonista Vucko, un piccolo lupo: la sua immagine fu scelta per esaltare il ruolo di “branco” e di squadra. Si iniziò così a sfatare lo stereotipo del "lupo cattivo".

Se i russi scelsero l’orso Misha nel 1980, durante la Guerra Fredda, con le olimpiadi estive del 1984 negli Stati Uniti, gli americani non potevano che scegliere il loro simbolo nazionale. L’aquila calva Sam fu infatti la mascotte dei giochi di Los Angeles. A Calgary, nel 1988, si optò invece per Hidy e Howdy, due orsi polari. Il cucciolo di tigre Hodori, tipico delle leggende coreane, fu al centro di Seoul 1988. Per avere un altro cane si arriva a Barcellona 1992 con Cobi, un Pastore Catalano. Per le olimpiadi invernali di Nagano edizione 1998, i simboli furono 4 gufi, Sukki, Nokki, Lekki e Tsukki, che rappresentavano le 4 più grandi isole giapponesi.

Nel 2000 l’Australia si sbizzarrì. Ai giochi estivi le mascotte saranno tre: Olly il kookaburra (segno della generosità), Syd l’ornitorinco (segno di ambiente ed energia) e Millie l’echidna (segno del nuovo millennio). Per le invernali di due anni dopo, a Salt Lake City, anche qui si scelsero tre animali: Sfifter, una lepre, Higher il Coyote e Stronger, un orso nero americano. Tutti e tre sono animali indigeni dello Utah. Anche a Pechino, nel 2008, si creò una sorta di “Olimpo” di animali, con Beibei (una carpa), Jingjing (un panda gigante), Yingying (un’antilope tibetana) e Nini (una rondine). Alle invernali di Vancouver del 2010 si optò anche sugli animali fantastici: Miga (metà orso e metà orca), Quatchi (un bigfoot) e Mukmuk (una marmotta). Le olimpiadi invernali di Sochi del 2014 ebbero Bely Mishka (un orso polare), Snow Leopard (un leopardo) e Zaika (una lepre dorata): vennero scelti dal voto popolare. Un ibrido di animale Vinicio, fu il simbolo dei giochi estivi di Rio del 2016. Il suo nome, deciso sempre dal pubblico, riprende il poeta e compositore brasiliano Vinicius de Moraes. Le invernali di Pyeongchang del 2018 hanno avuto una tigre bianca, Soohrang: l’esemplare è legato alla mitologia locale ed è simbolo di forza e fiducia. Tornerà invece il panda alle Olimpiadi invernali di Pechino del 2022: sarà Bing Dwen Dwen.

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