Un fiume pieno zeppo di coccodrilli e ippopotami non hanno fermato Jacob, un leone con tre zampe dall'affrontare la più lunga nuotata mai registrata per la sua specie pur di raggiungere le leonesse.
Secondo un luogo comune duro a morire, certi maschi sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa pur di accoppiarsi. Questo oggi non sembra più essere vero per la nostra specie, dato che secondo studi recenti i giovani tra i 18 e 35 anni avrebbero perso interesse riguardo al sesso, ma certo questo non vale per i leoni.
I fratelli Jacob e Tibu, due maschi di leone africano, dopo essere stati scacciati dalla loro terra natia, nel Queen Elizabeth National Park, in Uganda, si sono visti costretti a scegliere tra due alternative: una era una traversata lunga mille chilometri di sicura sofferenza e probabile morte, l'altra era la castità. Dopo esattamente 12 ore di riflessione i due si sono tuffati nelle acque del fiume Kazinga.
L'impresa è resa ancora più straordinaria dal fatto che Jacob ha solo tre zampe, è rimasto infatti vittima della trappola di un bracconiere nel 2020. L'incidente lo ha privato dell'uso della zampa posteriore sinistra, ma non della voglia di accoppiarsi.
A seguire Jacob e Tibu sono sono stati i ricercatori guidati dal biologo della Griffith University, Alexander Braczkowski per una ricercata realizzata in collaborazione con la Northern Arizona University che sarà pubblicata sulla rivista rivista Ecology and Evolution. Grazie a droni e telecamere termiche, gli studiosi sono riusciti a conoscere tutta la storia e a filmare anche l'arrivo dei due maschi dall'altra parte della riva.
I fratelli hanno nuotato per circa 1,5 chilometri e grazie a Braczkowski questa impresa è diventata la più lunga nuotata di leoni mai registrata. Prima, casi isolati di leonesse e altri giovani maschi si erano verificati in diverse parti del mondo ma si trattava comunque di una distanza di pochi metri. Nulla al confronto di Jacob e Tibu che nella loro traversata hanno tagliato il canale Kazinga.
A spingere i due ad andarsene è stata una dinamica molto comune in ambienti in cui ci sono molti maschi e poche femmine, e non questo non vale solo per i leoni. Il contesto è quello del Queen Elizabeth National Park, un'area protetta che si estende per quasi 2 mila chilometri nell'Uganda occidentale che dal 2006 è stato designato dalla IUCN come "unità di conservazione dei leoni". A dispetto delle dimensioni e dell'importanza ai fini di conservazione della specie, il leone africano qui è fortemente minacciato dal bracconaggio che ne ha ridotto la popolazione all'interno del Parco a soli 40 individui, e la maggior parte delle volte le vittime sono femmine, visto il loro ruolo di cacciatrici.
In quest'area esiste infatti un profondo conflitto tra le popolazioni locali, composte prevalentemente da allevatori stremati dalla difficile situazione politica dell'area, e i leoni, considerati vere minacce alla sopravvivenza economica. Nel 2018, ben 11 leoni morirono dopo aver mangiato una carcassa avvelenata. Una ritorsione contro gli attacchi al bestiame da parte dei predatori, mai risarciti dalle autorità locali.
La persecuzione ha determinato una marcata sproporzione tra i generi con il numero dei maschi che supera quello delle femmine in un rapporto di due a uno. Questo, come hanno scoperto a loro spese anche Jacob e Tibu, è un bel problema. I leoni hanno una struttura sociale complessa e vivono in gruppi formati da circa 5-6 individui con 1 o 2 maschi adulti, alleati tra loro, che hanno accesso all'accoppiamento con le femmine.
I maschi raggiunta la maturità sessuale si allontanano dal gruppo di appartenenza per sfidare i leader di altri branchi, e se perdono il loro vagabondare continua. È questo che è successo anche a Jacob e Tibu che a causa delle dimensioni ridotte della loro una comunità si sono visti costretti a fare qualcosa che normalmente non si sarebbe verificata: attraversare il fiume a nuoto.
Dopo tre tentativi falliti a causa dell'inseguimento di un ippopotamo e di un coccodrillo, i due sono riusciti a portare a termine la traversata. Qui sperano di avere più possibilità di portare a termine la loro missione che, ben lontano dall'essere un luogo comune, rappresenta la matrice alla base delle prosecuzione della specie, almeno per quanto riguarda i leoni.