Alcuni esploratori durante una spedizione al largo della Costa Rica hanno catturato con un ROV le splendide immagini di un calamaro femmina che fluttuava nella colonna d'acqua mentre aveva le sue braccia avvolte attorno alle sue numerosissime uova, in quello che sembrava un enorme mantello nero.
Il calamaro in questione apparteneva alla specie Gonatus onyx, nota agli esperti anche come calamaro dagli occhi neri per il colore intenso delle sue iridi. Imparentata con il calamaro gigante, le femmine di questa specie non si separano mai dalle loro uova dopo la deposizione e possono digiunare anche per mesi, con l'intento di garantire ai figli maggiori chance di sopravvivenza, lontano dai predatori.
Questo avvistamento è stato svolto dagli oceanografi dello Schmidt Ocean Institute, un ente di ricerca privato che cerca di divulgare le bellezze nascoste e il valore ecologico degli abissi marini. Gli scienziati erano ancora intenti a calibrare i loro strumenti, quando hanno avuto la fortuna di registrare diversi minuti di questo incontro con il G. onyx, spiega l'ente, durante la recente missione OctoOdyssey.
Gli scienziati hanno dovuto osservare il calamaro per un po' di tempo, prima di comprendere quello che avevano di fronte, ovvero che quell'enorme mantello in realtà nascondesse fino a 3.000 uova, che l'animale stava proteggendo e trasportando, nelle fredde acque degli abissi oceanici.
Questa è una delle due specie di calamaro presenti nel mondo che non abbandona le proprie uova dopo la stagione degli amori e che compie un grande sacrificio, nel tentativo di tutelarle ad ogni costo. Si stima infatti che il periodo di sviluppo degli embrioni di questa specie sia compreso fra 6 e 9 mesi. Una femmina di G. onyx in teoria deve quindi trascorrere metà dell'anno ad accumulare le risorse per produrre questo enorme numero di uova, ma anche per sopravvivere durante il lungo digiuno.
"Il mantello" a cui si aggrappa la femmina e in cui sono adese le uova è in realtà una scatola gelatinosa, a forma di tubo, prodotta dallo stesso calamaro. Presenta delle aperture su entrambe le estremità e ha una consistenza viscosa, in modo tale che le uova non sfuggano al controllo della madre. Da parte sua, la femmina nuotando all'indietro estende e ritrae delicatamente le sue braccia, in modo tale da far scorrere l'acqua, già povera di ossigeno a certe profondità, attraverso la massa gelatinosa delle uova.
Secondo Brad Seibel, biologo marino dell‘Università della Florida del Sud, questa specie ha anche un'altra particolarità: visto che per il calamaro è impossibile mantenere il proprio vigore, dopo mesi passati a proteggere le uova, quando stanno per schiudersi la femmina è più lenta e soggetta a rischi, diventando l'obiettivo di molte altre specie. Per svincolarsi dalla minaccia, il calamaro quindi dovrà compiere con le braccia dei movimenti più bruschi, che se da una parte contribuiscono a far schiudere le uova, dall'altra distruggono la scatola gelatinosa che ha contribuito a proteggerli.
«Ciò comporta che dopo mesi di sviluppo, solo gli embrioni maggiormente sviluppati possono sopravvivere alla nascita e agli stimoli provenienti dalla madre» chiarisce lo scienziato, che nel 2005 collaborò alla realizzazione di un articolo scientifico pubblicato su Nature, che affrontava l'argomento.
I ricercatori hanno anche osservato come i mesi di digiuno e gli sforzi intrapresi per proteggere le uova conducano a un graduale declino delle condizioni muscolari e delle ghiandole digestive di questi calamari, suggerendo che effettivamente fanno completamente affidamento sulle loro riserve di energia durante la cova. Quali sono però le conseguenze di questo estremo sacrificio?
In generale, i calamari si riproducono solo una volta nella loro vita ed entrambi i sessi muoiono poco dopo aver compiuto l'atto della riproduzione, prima della nascita dei piccoli. Le femmine di questa specie sono tuttavia più longeve e riescono a vedere la nascita dei propri figli. Non dobbiamo però immaginarci che vivano a lungo. Passato qualche giorno dalla schiusa di tutte le uova, a seguito dello stress riportato durante i mesi precedenti, anche loro muoiono o vengono predate.
I calamari dagli occhi neri sono uno dei cefalopodi più comuni che vivono nel Pacifico, dalle coste del Giappone alla California, dall'altezza del Mare di Bering fino alle calde acque dell'equatore. Gli adulti dispongono di un mantello di 18 centimetri e preferiscono le acque più profonde, fino a 1.000 m di profondità.