Nei primi giorni di febbraio sull'Altopiano della Vigolana, a pochi chilometri da Trento, è stato avvelenato un gatto con la metaldeide, ovvero un fitofarmaco utilizzato come lumachicida. L'animale si è salvato solo grazie alla presenza della sua pet mate che, prontamente, lo ha portato alla clinica veterinaria della zona.
Questa vicenda, abbinata ad un'insolita moria di volatili nel quartiere Cristo Re del capoluogo, ha portato Ivana Sandri, responsabile della sezione trentina di Enpa, a richiedere al Commissario del Governo la convocazione di una riunione del Tavolo trentino di coordinamento per il divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati, istituito nel 2018 per gestire adeguatamente gli interventi e monitorare il fenomeno.
La commissione è composta da un rappresentante dell'Azienda Provinciale per i Servizi sanitari, il Corpo Forestale Provinciale, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l'Ordine dei medici veterinari di Trento, la Questura di Trento, il Comando Provinciale Carabinieri, il Comando della Guardia di Finanza, i rappresentanti delle comunità interessate e Ivana Sandri, in qualità di guardia zoofila e rappresentante locale di Enpa.
«L'obiettivo è quello di fare il punto sulla situazione su una questione che non riguarda solo gli animali ma anche la sanità e l'incolumità pubblica. Andranno prese in considerazione possibili iniziative volte a ridurne gli effetti e strategie per facilitare l'identificazione degli autori dei reati – commenta a Kodami Sandri – In passato era stata preannunciata la creazione di un portale in cui inserire i luoghi soggetti al rinvenimento di esche avvelenate ma, ad oggi, non ne ho mai più avuto notizia, quindi sarà indispensabile riprendere in mano la proposta».
Le notizie degli avvelenamenti, infatti, circolano soprattutto in maniera informale attraverso i social, che assumono un'elevata importanza nell'ottica della prevenzione. «Purtroppo in questo modo non si riesce a verificare la veridicità dei fatti e, inoltre, solo poche volte l'informazione raggiunge un pubblico sufficientemente vasto da mettere in allarme chi circola nella zona con i propri animali. I cittadini si trovano, così, a fronteggiare da soli una grande complessità – spiega la responsabile di Enpa – Il portale preso in considerazione in passato non permetterebbe certo di diffondere le informazioni in tempo reale, ma aiuterebbe ad aumentare l'attenzione sociale e avremmo a disposizione più dati riguardo l'entità e la distribuzione del fenomeno».
«L'avvelenamento è un reato meschino perché colpisce in maniera indifferenziata»
Il gatto avvelenato la scorsa settimana è riuscito a salvarsi grazie al pronto intervento della sua pet mate, ma per molti altri animali non è così: «Sebbene vi sia il dubbio che talvolta gli avvelenamenti siano causati dalla disattenzione e dalla leggerezza nell'uso del veleno piuttosto che da un'effettiva volontarietà di uccidere gli animali, mi lascia perplessa l'utilizzo del veleno per lumache a gennaio – commenta Sandri – In inverno non ci sono lumache e risulta quindi difficile credere a uno spargimento involontario».
Nel caso del gatto della Vigolana la sostanza incriminata è la metaldeide, ma in realtà sono numerosi i veleni che, pur venendo commercializzati legalmente, rischiano di uccidere numerose specie di animali. Tra questi vi è la stricnina (molto usata in passato per uccidere i tassi e le volpi) e diversi rodenticidi, i quali agiscono in maniera particolarmente subdola perché i sintomi possono presentarsi anche una settimana dopo l'ingestione: «Non si tratta di un fenomeno che mette a rischio solo la vita dei nostri animali domestici, ma anche quella degli animali selvatici e dell'intera catena trofica – commenta la responsabile locale di Enpa – Se un rapace preda un roditore che ha ingerito il veleno, rischia a sua volta di morire, in una strage silenziosa di cui non possiamo conoscere la dimensione, perché avviene fuori dal nostro controllo».
Vi è infine un ultimo aspetto che, secondo la responsabile di Enpa, non può essere sottovalutato: «Deve essere terribile vedersi morire il proprio animale tra le braccia per le incredibili sofferenze causate dai dolorosissimi sintomi dell'avvelenamento. Questo aspetto non viene mai messo in rilievo, ma il carico di dolore che devono sopportare le famiglie, impotenti, di fronte all'agonia di un essere a loro caro, è molto pesante – conclude – L'avvelenamento è un reato davvero vigliacco, perché è difficile proteggersi e, inoltre, colpisce in maniera indifferenziata gli animali e chi si occupa amorevolmente di loro».