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3 Gennaio 2023
18:17

“Un gamberetto come bandiera”: ecco l’animale di grotta italiano del 2023

L'animale di grotta italiano del 2023 sono i "gamberetti" del genere Niphargus, una "nomina" importante per gettare l'attenzione su organismi ancora troppo poco conosciuti.

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Come valorosi cavalieri gli scienziati della Società Speleologica Italiana (SSI) innalzano metaforicamente un vessillo ogni anno che rappresenta un animale presente nelle grotte del nostro paese. Lo scopo di questa "nomina" è porre attenzione su una fauna nascosta agli occhi dei più, pezzi fondamentali di un puzzle ecosistemico che difficilmente ricevono l'attenzione mediatica che meriterebbero. L'animale di grotta italiano del 2023 sono i "gamberetti" del genere Niphargus.

Dunque è il momento di armarci di ramponi e corda, prendere a due mani il nostro coraggio e calarci nell'oscurità di una grotta italiana. Con la luce del nostro elmetto sempre puntata sui prossimi passi che faremo ci guardiamo intorno: grandi stalattiti come aguzze dita calcaree pendono dal soffitto mentre piccole gocce d'acqua trovano strada fra le crepe della roccia fino a formare grandi pozzanghere al suolo. Ci avviciniamo a uno di quei bacini d'acqua e aguzzando la vista notiamo piccole creature traslucide guizzare o nuotare lentamente.

Quello che abbiamo davanti agli occhi potrebbe sembrare un normale crostaceo all'apparenza, ma in realtà quel che sappiamo su di lui è molto poco. Quale sia il suo ciclo biologico, quanti esemplari esistono in natura, perché si trova nel fondo di grotte così oscure, questi sono quesiti ancora oggi irrisolti e uno dei motivi principali per cui è giusto far splendere i riflettori e dare risalto a questi animali.

L'importanza delle specie bandiera

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Evoluzione del logo del WWF

Avere una specie sulla propria bandiera, però, non è soltanto un atto metaforico, ma fa parte anche di un gergo del mondo della conservazione della biodiversità. Le così dette "specie bandiera", infatti, sono quegli organismi animali o vegetali particolarmente carismatici che fungono come un'antenna che catalizza l'attenzione del pubblico. Le specie bandiera più famose possono essere trovate principalmente fra i mammiferi di grossa taglia, esteticamente gradevoli e riconoscibili a differenza degli sfortunati Niphargus che solitamente non verrebbero mai scelti, ad esempio, per rappresentare una campagna di raccolta fondi per la conservazione di habitat acquatici.

Di esempi famosi di specie bandiera ce ne sono parecchi e spesso li abbiamo proprio sotto gli occhi senza accorgercene. Parliamo del famoso panda del WWF, simbolo dell'organizzazione no profit dal 1961, la cui immagine ha capeggiato centinaia di iniziative raccogliendo fondi e sensibilizzando migliaia di persone. Nonostante il fine possa essere fra i più nobili, può sembrare che queste figure animali così carismatiche siano sfruttate senza realmente comunicare alle persone i giusti valori, ma non è così.

La funzione delle specie bandiera è talmente tanto importante per il benessere degli ecosistemi che la solo presenza di una di queste all'interno di un parco può far si che si estenda per chilometri intorno a lui uno status di protezione. In questi casi la specie bandiera funge anche da "specie ombrello", ovvero un organismo la cui protezione, come l'istituzione di parco o di un'area protetta, influenza indirettamente anche tutti gli altri esseri viventi della zona.

Esistono crostacei anche nelle grotte profonde

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Niphargus schellenbergi, immagine del Naturalis – Zoology and Geology catalogues, via Wikimedia Commons

Solitamente, dunque, le specie bandiera devono avere tratti riconoscibili ed essere amate dalle folle e scegliere un gamberetto delle profondità di una grotta risulta senza dubbio una scelta coraggiosa. La SSI non vuole puntare su morbidi ammassi di pelo, ma cerca di ispirare un sentimento profondo che i ricercatori cercano di condividere ogni volta che espongono le proprie scoperte al pubblico: la curiosità.

Su questi crostacei, infatti, si sa poco e nulla, degli scrigni di segreti biologici in formato mignon. All'interno del genere Niphargus ci sono organismi che possono avere dimensioni tra i 3 e i 40 millimetri, mostrando una incredibile radiazione adattativa. Una così grande differenza di dimensioni è fondamentale per colonizzare le diverse pozze d'acqua che si possono formare in una grotta: da quelle fatte da poche gocce cadute per stillicidio da una stalattite, ai grandi laghi sotterranei formati da acque di profonde falde acquifere.

A stimolare ancor di più la curiosità è il fatto che solitamente le acque sotterranee sono da sempre  considerate un ambiente piuttosto sfavorevole, dove le specie devono essere altamente specializzate per poter sopravvivere. Questi organismi che vivono obbligatoriamente nelle acque sotterranee sono chiamati "stigobi", un nome che richiama il fiume Stige della mitologia greca, il confine naturale che divide il mondo dei vivi da quello dei morti. Le caratteristiche di questi animali sono condivise e, proprio come nel caso dei Niphargus, spesso si presentano come animali ciechi, depigmentati e con particolari organi di senso sviluppati per vivere nel buio.

È bastato dunque avventurarsi nel mondo sotterraneo per capire che in realtà l'epoca delle grandi scoperte non è ancora terminata. Le specie descritte per il solo genere Niphargus ammontano ad oltre 425 ed ogni anno numerose altre vengono scoperte. Immediatamente il sottosuolo si popola di migliaia di organismi sconosciuti e biomi inesplorati, vere e proprie "terre promesse" della ricerca scientifica la cui sola esistenza fornisce la prova di eventi remoti che difficilmente riusciremmo ad analizzare. Parliamo ad esempio della deriva dei continenti, la crisi di salinità del Mediterraneo o le regressioni e le trasgressioni marine che si sono verificate nel corso delle ere geologiche, fenomeni che in superficie hanno avuto un impatto moderato, ma che gli organismi sotterranei conservano indelebilmente all'interno della loro storia evolutiva.

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