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28 Novembre 2022
17:14

Un esercito di mosche soldato per dare nuova vita agli scarti: la sfida per la sostenibilità ambientale

Grazie alle larve della mosca soldato è possibile smaltire in maniera naturale la frazione organica dei rifiuti urbani, mentre dalle loro proteine, oltre al mangime per animali, si ottengono i biomateriali per la realizzazione di packaging ecologici. Le sperimentazioni procedono.

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La chiamano “mosca soldato” ma il suo vero nome è Hermetia illucens. La specie rappresenta una possibile risposta alla sfida per la sostenibilità ambientale. Da diversi anni gli insetti sono impiegati nei processi di produzione, soprattutto in quelli di economia circolare. Tra questi c’è anche la “black soldier fly”, come la chiamano in America, considerata l’ultima frontiera degli allevamenti green.

In Italia è presente da una cinquantina d’anni circa e viene impiegata, in particolare, perché le sue larve, si nutrono di materia organica, animale o vegetale, in stato di decomposizione, azione fondamentale per la lotta allo spreco alimentare.

Ciò che, però, è ancora più utile è la metamorfosi dei rifiuti organici a biomolecole preziose risorse per l’ambiente. Il procedimento parte ancora dalle larve schiuse dalle uova della Hermetia illucens che, poste sul substrato del rifiuto organico e messe all’ingrasso, se da un lato contribuiscono allo smaltimento dello stesso, dall’altro producono biomassa utilizzabile sia come mangime per animali, che per generare prodotti ecosostenibili, tra cui i packaging alimentari.

In pratica, questo processo permette di valorizzare un tipo di scarto che difficilmente potrebbe essere utilizzato in altro modo. Inoltre si tratta di un procedimento di estrazione che guarda anch’esso alla sostenibilità, con costi ridotti e sistemi ecosostenibili, limitando l’uso di solventi chimici nelle fasi di lavorazione.

L’obiettivo generale è quello di creare una filiera innovativa e integrata di economia circolare per la gestione dei rifiuti. Nel particolare, poi, le sperimentazioni si diversificano a seconda dei centri di ricerca.

Per esempio, quello dell'Università di Modena e Reggio Emilia studia come valorizzare gli scarti della filiera zootecnica e altri rifiuti organici grazie all'impiego delle mosche soldato che permettono la trasformazione in biomateriali che possano rientrare nel ciclo produttivo agricolo, in ottica di sostenibilità ed economia circolare.

Mentre un altro progetto cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna impiega le mosche soldato per creare mangimi per galline e altre sostanze per il settore agroalimentare. Infine, è stata inaugurata a Casalnoceto, comune in provincia di Alessandria, la prima «Bugsfarm» o fattoria degli insetti  dove ci si avvale delle mosche soldato per creare farina proteica e olio da utilizzare come componente alimentare per i mangimi animali.

Un utilizzo degli insetti sempre più diffuso che pone nuovi e importanti interrogativi etici su come l’uomo tratta questi animali, soprattutto nella prospettiva futura di consumarli in maniera intensiva come facciamo con altre specie.

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Simona Sirianni
Giornalista
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