Sono 689 mila le persone che hanno firmato una petizione per la chiusura dei parchi acquatici e per la liberazione di Kshamenk, unica orca in cattività del Sud America, prigioniera nell’acquario di Mundo Marino, Buenos Aires. E oggi pomeriggio alle 17:00, in suo nome, in Argentina verrà presentato il disegno di legge sul divieto di spettacoli con animali marini selvatici.
Quasi 700 mila firme e un disegno di legge, quindi, per protestare contro una prigionia cominciata nel 1992 quando Kshamenk fu catturato a circa 5 anni insieme alle altre tre orche. Unico sopravvissuto del gruppo, l’esemplare maschio venne trasferito a Buenos Aires diventando la maggiore attrazione dell’acquario argentino dove condivide la vasca con Belen, con cui si accoppia numerose volte fino alla nascita, nel 1995, di un cucciolo nato morto. La seconda gravidanza è però fatale a Belen che, nel 2000, muore di parto condannando Kshamentk alla solitudine. Da allora, infatti, all’orca non rimane che nuotare da sola giorno dopo giorno, esibendosi durante gli spettacoli per turisti, in attesa della morte.
Una pena mai interrotta e mai conclusa che ogni tanto diventa oggetto di proteste e di manifestazioni: nascono i gruppi sui social che chiedono la sua liberazione e, parallelamente, cresce il disagio di Kshamnek che, da solo, si mostra nervoso e poco collaborativo con i suoi addestratori. Dal 2022, inoltre, Sea World stipula con un accordo con Mundo Marino: Kshamnek fornirà al network di parchi acquatici più grande del mondo lo sperma necessario per ingravidare altri esemplari in cattività nelle piscine del gruppo. Prelievi forzati, ovviamente, che diventano un ulteriore fonte di guadagno per l’acquario argentino. Malgrado le proteste, però, Mundo Marino non molla la preda: la risposta ufficiale è sempre la stessa: Kshamnek sta bene, non è stressata e non mostra segni di sofferenza; quindi, non c’è alcun bisogno di trasferirla.
Anche Dolphin Project di Ric O’Barry in questi ultimi giorni si è schierato a fianco di Kshamenk denunciando in un post Instagram le condizioni disperate a cui è costretta l’orca. «Ecco come passano la giornata Kshamenk e il delfino di Mundo Marino nuotando in tondo nelle vasche chiuse – scrive l’associazione facendo riferimento alla presenza nella stessa vasca di un delfino e sottolineando i suoi problemi comportamentali e di salute. – I nostri amici di Derechos Animales Marinos segnalano che Kshamenk sta mostrando problemi di salute molto preoccupanti. Video recenti lo mostrano praticamente immobile, non risponde agli stimoli esterni, eppure il delfinario continua a farlo esibire». E segnalando anche che «il team di Derechos Animales Marinos ha presentato denunce sulla salute di Kshamenk dall'ottobre dello scorso anno».
Sembra di rileggere la storia di Lolita e della sua lunga agonia che l’ha portata a morire nella vasca di cemento dove è stata costretta in solitudine per 43 anni. Le associazioni si eran battute per anni perché fosse trasferita in un santuario in mare aperto e marzo si era trovato un accordo ma l’orca ad agosto era morta, da sola, nella sua vasca di cemento e il progetto del santuario nelle acque del nord America che l’avrebbe dovuta accogliere e per il quale si era proposto anche un finanziatore, era caduto nel vuoto, ormai inutile.
La storia di Kshamentk è da anni oggetto dell’interesse di molte associazioni animaliste che nel tempo hanno organizzato proteste a vari livelli. Alcune di loro si sono unite per la presentazione del progetto di legge contro lo sfruttamento dei selvatici negli spettacoli marini nella Ong DAM Diritti Animali Marini, composta da Projecto Galgo Argentina, Animalisti de La Costa, Team Judicial Sandra, attivisti, avvocati e animalisti indipendenti che lavorano insieme raccogliendo informazioni sugli animali marini e il loro sfruttamento e organizzando azioni di denuncia e sensibilizzando l’opinione pubblica sul riconoscimento del diritto di questi animali a essere considerati esseri senzienti, la loro elevata intelligenza emotiva e sociale, la problematica della loro prigionia e la possibilità di riabilitare gli individui ai santuari marini. La rivendicazione arrivata alla Camera Argentina chiede «una volta per tutte che cessino di esistere acquari e delfinari che schiavizzano la vita degli animali e non forniscono alcun tipo di contributo educativo, scientifico o conservazionista alla società».