Il fiume Po ha restituito un antico cranio umano, ritrovato da Davide Persico, professore di paleontologia dell'Università di Parma e sindaco di San Daniele Po (Cremona), ancora seminascosto. Non solo i resti degli animali, ma anche quelli delle antiche popolazioni umane possono raccontare la storia della vita sulla terra e sorpattutto della nostra specie.
Il cranio ritrovato nel Po probabilmente appartiene a un Homo sapiens del Paleolitico, periodo nel quale si è sviluppata la tecnologia nella nostra specie, legata a strumenti in pietra, e che va da 2,5 milioni a 12.000 anni fa. L’esemplare è stato denominato “Acamar”.
La straordinaria scoperta è avvenuta nel punto dove il Po incrocia l'Adda, nei pressi dell’Isola Serafini, al confine tra Cremonese e Piacentino, lo scorso settembre, ma è stato possibile divulgarla solo ora che partirà il progetto di ricerca: questo venerdì il reperto, che consiste in due ossa parietali e l’osso occipitale, sarà portato a Ravenna per effettuare le prime indagini genetiche e la datazione, che al momento è ancora incerta, con il Carbonio 14.
Il sindaco di Monticelli d’Ongina, Gimmi Distante, è entusiasta per la scoperta che darà lustro alla zona Bassa Piacentina e ha dichiarato: «Grazie al Po che si alza e si abbassa vengono ancora alla luce i segni del passato. Ne siamo molto orgogliosi, perché questi reperti presenti sul nostro territorio vanno ulteriormente a valorizzare la zona. Nel nostro ramo di Po confluiscono opere importanti, dalla risalita dei pesci alla conca di navigazione, e i continui ritrovamenti di fossili appartenenti ad ere diverse impreziosiscono ancora di più le nostre rive. Ora è stato avviato un iter burocratico che comprenderà anche approfonditi studi».
Come ribadisce anche l’Università di Parma, Acamar è stato trovato grazie alla magra eccezionale del fiume Po, ma anche con la collaborazione dell’attività turistica Living the river di Isola Pescaroli. «Era lo scorso settembre ed era seminascosto dalla ghiaia – ha raccontato Persico – Eravamo impegnati in un’escursione per l’osservazione del fiume e la scoperta è stata del tutto casuale. Ho segnalato immediatamente alla Soprintendenza archeologica Belle arti e paesaggio per le provincie di Parma e Piacenza. La datazione è ancora incerta perché devono essere effettuati tutti gli studi necessari, ma è sicuramente arcaico e ritengo possa risalire al Paleolitico. Venerdì il reperto sarà portato a Ravenna per la campionatura paleogenetica e quella dell’analisi al radiocarbonio».
Il progetto di ricerca vede la collaborazione tra la Soprintendenza, l’Università di Parma, l’Università di Milano, l’Università di Bologna e il Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po, per indagare la paleoantropologia, la paleogenetica e la geochimica del reperto e ricostruire, così, il più possibile la storia di Acamar. La coordinazione del progetto è stata affidata a Persico stesso e al Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma, dov’è custodito il cranio. Mauro Cremaschi dell’Università di Milano si occuperà, invece, della parte geomorfologica e sedimentologica.
«Sarà possibile risalire al sesso, all’età, al periodo in cui è vissuto, probabilmente anche al tipo di alimentazione», ha continuato Persico. «Purtroppo mancano i denti che avrebbero permesso di recuperare molte altre informazioni». Terminate le analisi il fossile sarà esposto al Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma.
Il professor Persico è anche colui che ha scelto il nome per Acamar: l’ispirazione è la costellazione di Eridano (antico nome del Po) che segue l’andamento del fiume. Dato che il cranio è stato trovato nel meandro di Isola Serafini e che questo corrisponde nella costellazione alla stella Acamar, è stato deciso di chiamare così l’esemplare.