Un collare che sprigiona “odore di lupo” per proteggere le greggi dagli attacchi di questi predatori. L’esperimento è partito in Svizzera, nel Canton Ticino, e sembra dare risultati promettenti. A firmarlo, Federico Tettamanti e Davide Staedler, entrambi biologi, il primo specializzato in etologia, il secondo in chimica: sono stati loro a scommettere su un particolare collare che potrebbe concretamente aiutare gli allevatori della regione alpina del Ticino a convivere con il lupo.
L’idea alla base del collare ricalca i risultati di alcuni studi condotti sui topi qualche anno fa dai ricercatori dell’Università di Losanna. I test avevano dimostrato che i topi, in condizione di pericolo, emettevano feromoni che oltre ad allarmare i compagni producevano un odore simile a quello del predatore. La scoperta, riportata in un articolo pubblicato dalla National Academy of Sciences americana, ha poi portato allo sviluppo di ulteriori ricerche e sperimentazioni per capirne le potenziali applicazioni. Da qui sono partiti Tettamanti e Staedler per sviluppare un collare “al profumo di lupo”: dopo avere riprodotto in laboratorio i feromoni emessi dai lupi, li hanno inseriti in collari che hanno assicurato intorno agli animali da proteggere, principalmente capre e pecore, così da verificare se l’odore avrebbe tenuto lontani i lupi, facendo loro pensare di essere entrati nel territorio di un branco rivale.
Secondo quanto riportato dall'emittente Rsi, i risultati ottenuti sino a oggi, piuttosto promettenti, avrebbero spinto Francia e Svizzera a investire sui collari, ma la sperimentazione è ancora in atto e sarà necessario raccogliere dati sufficienti a dimostrare quanto effettivamente i collari fungano da deterrenti. Resta da chiarire anche come incidano sugli animali domestici, cani in primis.
«Non si sa ancora molto sulle interazioni tra lupi e cani, su come concretamente avvengano e, nel caso specifico, se esista una concreta capacità di riconoscimento attraverso i feromoni – spiega l’etologa Federica Pirrone, membro del comitato scientifico di Kodami – Recentemente è stata studiata questa dimensione, ma in direzione opposta, ossia ipotizzando che i lupi siano in grado di percepire le marcature olfattive lasciate nei propri territori da cani domestici e rispondere a esse. Da quanto è emerso, sembra che le distinguano da quelle dei conspecifici: passano più tempo a esplorarle, specialmente i giovani, e persistono più a lungo nel rispondere alla loro presenza, ad esempio marcandole a propria volta con le urine o raspando il suolo intorno».
«Si può pertanto ipotizzare – prosegue Pirrone – che sia vero anche il contrario, ossia che anche i cani domestici percepiscano le marcature olfattive dei lupi, modificando il proprio comportamento in loro presenza. In realtà però è auspicabile che i cani stiano lontani dai lupi, che con loro possono entrare in conflitto e che, pur non avendoli tra le prede elettive, in mancanza d'altro sappiamo che possono attaccarli anche per cibarsene; Pertanto, l'eventuale effetto di questi feromoni sintetici anche sui cani, che non è scontato, potrebbe avere i suoi vantaggi».