Molte persone si chiedono se i cani – o più in generale gli altri animali – si possano innamorare. Si tratta di un tema piuttosto complesso, e se ci pensiamo bene lo è anche quando parliamo di noi stessi. L’innamoramento è uno stato che forse solo chi lo prova, nel momento in cui lo prova, sa di provarlo. Scusate le ripetizioni, ma forse così si riesce a comprendere la difficoltà nel tentare una risposta ad un tale quesito.
Naturalmente nel caso dei cani la difficoltà è maggiore dato che il nostro amico non ci può certo dire a chiare lettere quali siano i sentimenti che prova e noi non possiamo far altro che provare a dedurli dal suo atteggiamento, dal suo comportamento, dal suo linguaggio del corpo. Ma anche così facendo, sottintendendo di avere tutti gli strumenti e le facoltà per un’operazione così delicata, il rischio di antropomorfizzare è altissimo, non tanto nel determinare se un cane possa o meno innamorarsi, ma nell’attribuire a questo stato emotivo lo stesso significato che ha per noi.
E a ben pensarci, il compito ancora più difficile, è quello di risalire al significato dell’innamoramento togliendo i costrutti culturali che lo possono infarcire di significati non essenziali, ma relativi ad una specifica interpretazione di questa condizione per una particolare cultura, o parte di mondo, allontanandoci dalla comprensione più basilare di questo sentimento. Ebbene, proviamo così ad addentrarci in questo tema spinoso, e vediamo quali considerazioni possiamo fare.
Innamoramento e amore
Che cosa intendiamo quando parliamo dell’innamoramento? Spulciando su vari dizionari e testi che trattano l’argomento arriviamo a comprendere che si tratta di un tema tanto dibattuto quanto fumoso. Allora forse la cosa migliore da fare è partire dalle definizioni di chi si occupa nello specifico di questi argomenti, prima di tutto nella sfera “umana”, per poi tentare una traslazione nel regno degli altri animali. Ma anche qui le cose non sono facili. Per esempio, se cerchiamo una definizione sul vocabolario del termine "innamorato", tra le varie spiegazioni troviamo anche:
“Animato da un vivo affetto e da una costante tenerezza” (Vocabolario illustrato della lingua italiana – G. Devoto, G.C. Oli)
Definizione questa che si smarca dall’accezione comune che vede l’innamoramento come forzato preludio all’amore o alla passione sessuale.
Rischio di idealizzazione?
Ognuno di noi può essere testimone dell’innamoramento, di questo vivo trasporto verso qualcuno che cattura la nostra attenzione in modo molto particolare, e che spesso rischiamo di idealizzare proprio a causa di questa condizione, perdendo l’oggettività e distorcendo la realtà in favore di quell'individuo soggetto del nostro innamoramento, sia una persona o un altro animale, o più nello specifico un cane.
Qui entriamo già in un terreno minato e per lo più sconosciuto. Nascono più domande che risposte se stiamo cercando di comprendere il cane. Per esempio: come facciamo a sapere se un cane possa cadere nel tranello dell’idealizzare qualcuno? Mi verrebbe da dire che se i cani non idealizzassero i loro compagni umani la maggior parte di loro se ne andrebbe a gambe levate appena possibile. Un noto aforisma, che per quanto ci risulta è di un anonimo, recita:
«Signore, fammi essere metà dell’uomo che il mio cane pensa io sia». (Anonimo)
Una preghiera che si accorda con l’esperienza vissuta da tutti coloro i quali hanno costruito una buona e profonda relazione con il proprio cane.
In questo caso, riprendendo la definizione, non possiamo che rispondere «Sì!» alla domanda di cui sopra, ovvero se i cani possano innamorarsi, ma anche per quanto concerne la possibilità di essere "vittime" di quella distorsione della realtà causata dallo stato di innamorato nei confronti del proprio compagno umano.
Per alcuni studiosi l’innamoramento non ha nulla a che fare con l’amore, per altri invece l’uno dischiude la possibilità dell’altro in modo consequenziale. Quindi potremmo chiederci se un cane possa amare, e questo non farebbe che complicare ulteriormente le cose. Apparentemente la risposta potrebbe essere intuitiva, visto il comportamento manifesto della maggior parte dei cani nei confronti dei membri della propria famiglia, siano essi cani o esseri umani, o gatti, eccetera.
Evolutivamente ha certamente senso che in tutte le specie altamente sociali vi sia la propensione all’amore, ovvero ad un legame sentimentale forte tra i membri di uno stesso gruppo o famiglia. Pensiamo all’amore materno, che non ci siamo certamente inventati noi esseri umani, dato che è innegabile tra madri e figli di specie comparse milioni di anni prima di noi sul Pianeta. È plausibile dire che quindi noi lo si abbia "ereditato" dai nostri progenitori e dai progenitori dei nostri progenitori e così via. E certamente l’amore materno tra una femmina di cane e i suoi cuccioli è qualcosa di facilmente rilevabile. Ma se la questione va al di là degli stretti legami di sangue, come il rapporto madre-figlio, come stanno le cose?
Amore e ossessione
Accettata la difficoltà di dare una definizione oggettiva sia di innamoramento che di amore, non ci resta che fare delle considerazioni basate sull’esperienza e l’osservazione. Vi sono esempi di comportamenti d’amore tra animali, anche di specie diverse tra loro, che vanno oltre l’affetto amicale, che danno l’idea di essere più profondi e disinteressati. Ci sono legami tra individui talmente forti che, alle volte, conducono anche alla depressione e alla morte, quando vengono spezzati da qualcosa di esterno. Ma qui sorge il dubbio… su quale sia il confine tra l’amare qualcuno e l’essere ossessionati da qualcuno. O dipendenti da qualcuno, nell’accezione peggiore del termine, dove per "dipendenza" si intende qualcosa di "tossico", malsano per l’individuo, uno stato alterato che genera ansia e perdita di lucidità.
Amore e scienza tra cani e umani
Se ci affidiamo alla scienza, per cercare di comprendere qualcosa in più sull’innamoramento e sull’amore tra animali, e soprattutto tra esseri umani e cani, allora possiamo riferirci agli studi che mettono in evidenza un fatto fisiologico scatenato dall’interazione tra persone e cani. Uno in particolare si è svolto in Giappone ed è stato pubblicato su Science, dal dottor Miho Nagasawa e colleghi. E' stato rilevato dal team di ricerca il rilascio di ossitocina sia nei cani che nei loro compagni umani quando questi si guardano negli occhi. La cosa interessante è che questo ormone viene rilasciato anche quando a guardarsi sono due innamorati, o una madre con il proprio figlio, tanto che l’ossitocina è stata battezzata “l’ormone dell’amore”. Addirittura si fa riferimento a questo fenomeno per quanto concerne l’addomesticamento del cane, esso è considerato uno degli elementi fondamentali che tra i 40.000 e 30.000 anni fa sono stati alla base di questa nostra millenaria amicizia. In pratica noi ci siamo innamorati dei cani e i cani si sono innamorati di noi.
A questo punto, lungi dal dire che l’innamoramento e l’amore siano esclusivamente legati alla produzione di un ormone, però, per quanto ne sappiamo, ci sono anche le evidenze portate in auge dalle ricerche svoltesi presso il Max Planck Institute, a Monaco di Baviera, risalenti ormai a diversi anni fa, basati sulle ricerche dello psicologo John Bowlby negli anni 50, che si è dedicato al comprendere il legame tra esseri umani, in modo particolare ha studiato l’attaccamento tra madre e figlio, definendolo: «Una connessione psicologica duratura tra esseri umani».
Le ricerche di J. Bowlby hanno dato i medesimi risultati quando applicate al rapporto cane-umano di riferimento, fino ad arrivare a sostenere che l’attaccamento madre-figlio è sovrapponibile a quello cane-umano.
A questo punto, mettendo insieme il tutto non possiamo che affermare che la risposta sul fatto che i cani si possano innamorare e amare sia affermativa, non solo tra di loro, ma anche con individui di un’altra specie, come siamo per l’appunto noi. E tutto questo non è affatto qualcosa di recente, di moderno, frutto di una “moda passeggera” o di un “vizio” di persone con gravi carenze affettive che “usano” i cani come surrogato o compensazione, ma è qualcosa che è inscritto nel DNA della nostra specie, e in quello dei cani, che da 35.000 anni produce i suoi potenti effetti legandoci indissolubilmente.