Domenica 5 settembre, il Soccorso Alpino e Speleologico del Friuli Venezia Giulia ha pubblicato, come sempre, gli interventi avvenuti nel weekend e questa volta, tra i molti casi di recupero in parete oppure sui sentieri, viene resa nota anche la vicenda di un uomo di 60 anni che è stato morso da un cane da pastore lungo il sentiero che da Monteaperta, nel Comune di Taipano in Provincia di Udine, sale al Gran Monte, alla quota di 1150 metri. A causa del sanguinamento al polpaccio causato dal morso, l'uomo ha deciso di chiamare i soccorsi, i quali sono intervenuti con l'ausilio dell'elicottero e hanno trasportando a valle lo sfortunato escursionista, transitato sul sentiero proprio nello stesso momento delle greggi protette dal cane.
Come muoversi quando si incontra un cane da pastore
«A condizionare i comportamenti dei cani al lavoro sono diversi fattori difficili da prevedere a priori – ad affermarlo è Tomas Pirani, educatore cinofilo e guida escursionistica – Ogni individuo è a sé e le dinamiche che intervengono nel singolo caso sono talmente tante che per comprendere quanto accaduto in Friuli Venezia Giulia non bastano le poche informazioni divulgate dal Soccorso Alpino». Ciò che però potrebbe diminuire il rischio, secondo Pirani, è l'apertura, da parte degli escursionisti, ad un dialogo con il cane: «Quando ci avviciniamo al gregge ed un cane che sta lavorando ci nota, la prima cosa che dobbiamo chiederci è: quale sarà il suo intento? Contrariamente a quanto si potrebbe credere infatti, il cane generalmente non vuole aggredirci, ma vuole che ci accorgiamo della sua presenza. E quindi il consiglio è quello di fermarsi, fargli capire che si rispetta il suo lavoro e che non abbiamo intenzione di metterlo nella situazione di dover intervenire».
Ma anche una volta fermati, il cane potrebbe comunque avere innumerevoli reazioni determinate, tra le altre cose, dalla distanza tra lui e noi, dalla presenza o dall'assenza del pastore, dall'età dell'individuo e dalle sue esperienze pregresse: «Se il cane continua ad abbaiare e venirci incontro nell'intento di allontanarci, sta a noi chiederci in primo luogo quale sia il nostro comportamento che lo agita e, inoltre, se non sia il caso di attendere che passi il gregge piuttosto che voler attraversare la zona proprio in quel momento – aggiunge Pirani – Ma non dobbiamo vivere l'attesa come un fallimento, piuttosto invece come la saggia accettazione del fatto che siamo individui che condividono un momento e un ambiente. Se invece lo ignoriamo e continuiamo a proseguire, in un certo senso lo stiamo obbligando a enfatizzare i suoi comportamenti, come a dire: ma davvero non mi hai ancora visto? E spesso sono proprio queste chiusure del dialogo da parte di noi umani a mettere in difficoltà la comunicazione con i cani al lavoro».
Il progetto dell'Enci: cartellonistica nei pressi dei pascoli
Proprio riguardo il rapporto tra gli escursionisti e i cani da pastore lungo i sentieri, nel 2018 anche l'Enci (Ente nazionale cinofilia italiana) ha lanciato un progetto pilota che, tra le altre cose comprende l'applicazione di cartellonistica da inserire sui sentieri maggiormente percorsi sia dai pastori che dalle persone, ignare del rischio che stanno correndo. Sui cartelli, posti nei paraggi dei pascoli, vengono descritti ancora una volta i comportamenti da tenere in caso di incontro. In questo caso però, Enci non approfondisce il tema del dialogo con l'animale, preferendo consigli pratici, comunque molto chiari: non urlare, non agitarsi e non proporre cibo ai cani.
Cosa dice la legge: «Il legale proprietario dell'animale ha sempre la responsabilità sul proprio cane libero sul sentiero»
Nel caso in cui prendere queste precauzioni non dovesse bastare e il cane arrivasse fino a noi, come è accaduto la scorsa settimana in provincia di Udine, la legge da che parte sta? A spiegarlo Salvatore Cappai, avvocato esperto in fatto di animali da compagnia: «Non esiste una legge specifica riguardo la responsabilità del cane da pastore, ma esiste quella del proprietario dell'animale rispetto al suo comportamento– spiega l'avvocato – Per determinare le colpe bisognerebbe conoscere ogni dettaglio degli eventi, ma in linea generale, se un cane da pastore si trova libero sul sentiero e un escursionista viene aggredito mentre sta passando, la responsabilità non può che essere dell'intestatario del cane. Se invece i cani si fossero trovati a lavorare all'interno di un terreno recintato e fosse stato l'escursionista a decidere di entrare, la situazione sarebbe ovviamente diversa».