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29 Dicembre 2021
9:54

Un anno dalla morte di Agitu. Nella sua valle una passeggiata per ricordare la pastora delle capre pezzate mochene

Sono passati 12 mesi dal giorno in cui Agitu, la donna delle capre mochene, è stata assassinata. In occasione dell'anniversario le amiche hanno organizzato una passeggiata per ricordarla.

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Il 29 dicembre è una data triste per la Valle dei Mocheni, dove esattamente un anno fa è stata assassinata Agitu Ideo Gudeta, la donna di origine etiope, nota per essersi inserita in un mondo difficile come quello della pastorizia in un territorio lontano da casa. Nella valle la sua azienda agricola "La Capra Felice" era diventato un simbolo per molte persone. E ancora oggi, a un anno dalla sua morte, si sente parlare spesso di lei nei mercati  della valle e nelle città di Trento e Bolzano, dove si spostava per vendere i suoi prodotti caseari.

Agitu è stata brutalmente assassinata da Suleiman Adams, un trentatreenne che collaborava con l'azienda agricola "La capra felice" e che già pochi giorni dopo il tragico omicidio aveva confessato la sua colpevolezza. In occasione del primo anniversario della sua tragica scomparsa, alcune amiche della pastora hanno organizzato una marcia in suo onore per non dimenticare quanto le è stato fatto e mantenere vivo il ricordo della sua vita.

«Era un tornado di idee e di energie – racconta Marianna Moser, una delle donne organizzatrici dell'evento – Fin dal primo mese dopo la sua morte abbiamo cominciato a organizzare piccole passeggiate tra amiche intenzionate a ricordarla e ci siamo chieste a lungo cosa avremmo potuto fare in occasione del 29 dicembre. Così abbiamo deciso di organizzare una passeggiata aperta a tutti, in modo da creare un ritrovo all'aria aperta in linea con le restrizioni in vigore in questo momento a causa della pandemia. Agitu aveva una personalità enorme e, nonostante la complessità del momento, è giusto mantenerla in vita a modo nostro e ricordare l'ingiustizia che ha subito. E poi, si sa, ogni rivoluzione ha inizio con una passeggiata».

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La vita di Agitu e le sue capre pezzate mochene

Agitu era nata in Etiopia, un paese dell'Africa orientale da cui era scappata a causa del fenomeno del landgrabbing, ovvero l'abitudine delle multinazionali di impossessarsi di grandi appezzamenti di terreno lasciando senza nulla gli abitanti del posto. Arrivata in Trentino, aveva studiato sociologia e in poco tempo aveva messo in piedi la sua azienda agricola.

Ciò che contraddistingueva il suo lavoro, oltre all'amore per gli animali e per il loro benessere, era la razza di capre che aveva deciso di allevare: le pezzate mochene. Capre caratterizzate dal lungo pelo bianco e nero e riconosciute ufficialmente solo a partire dal 2004. Fino ad alcuni anni fa avevano rischiato di estinguersi, ma grazie al lavoro di alcuni appassionati oggi ne esistono circa 200 capi, i quali non vengono più allevati solo nella valle d'origine ma anche nei territori limitrofi tra l'Altopiano di Piné e la Bassa Valsugana.

Nei giorni successivi all'omicidio di Agitu, le sue capre vennero prese in custodia da parte di Beatrice Zott, una giovane pastora della valle, che dopo pochi giorni però se le vide portare via e furono suddivise tra gli allevatori della zona, in quanto nessun pastore aveva spazio sufficiente per mantenerle tutte insieme.

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© Giada Christine Mearns

«Chiedevo spesso ad Aghi perché lo facesse e se ne valesse la pena – ricorda Marianna Moser – Una donna in un ambiente prettamente maschile e, per giunta, una persona di colore in un territorio complesso come quello delle vallate trentine. Eppure lei mi rispondeva sempre che ne valeva la pena. Per lei era giusto continuare nel suo progetto e superare le difficoltà».

Il primo incontro tra le due era avvenuto al Festival dell'Ambiente che Marianna aveva organizzato al teatro di Pergine, a pochi chilometri dalla Valle dei Mocheni. «Prima di quel momento l'avevo vista solo in tv e, impressionata dal suo coraggio, avevo deciso di invitarla all'evento. Parlando di sostenibilità e di cultura siamo diventate amiche».

Per partecipare alla marcia: mascherine, distanze e un fiocco rosso per ricordarla

In questo 2021 sono state numerose le dimostrazioni di affetto nei confronti della "pastora delle capre felici" da parte delle comunità di Trento e Bolzano, a partire da una raccolta di fondi organizzata dall'amico e conterraneo Zebenay Jabe Daka , i cui ricavati vengono ora gestiti dalla famiglia di Agitu e dai suoi amici più stretti.

Nel mese di novembre, invece, in occasione del festival Il mondo è Donna, che si è svolto a Bolzano, le è stato dedicato un murale che la ritrae circondata da persone ed animali. Pochi giorni fa, infine, è stata la Val di Sole, nel Trentino occidentale, a dedicarle una statuina all'interno del presepe costruito nella località di Ossana.

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Come promesso, poi, è arrivato il momento della passeggiata pianificata da tempo dalle sue amiche che in questi giorni stanno continuando a ricevere telefonate e messaggi da parte di persone interessate a raggiungere la Valsugana in occasione dell'evento. «Fin dal primo mese abbiamo notato che gli incontri dedicati ad Agi venivano accolti con interesse da parte di tanti amici, conoscenti o persone affezionate alla sua storia. Per sentirci tutti uniti nel suo ricordo abbiamo deciso di chiedere a chi si aggiungerà di indossare un fiocco rosso – conclude l'amica della pastora – In alcune occasioni ci hanno accompagnate addirittura 70 persone, quindi è inoltre molto importante che, nella particolare occasione dell'anniversario, la gente arrivi munita di mascherina».

Il ritrovo è fissato per mercoledì 29 dicembre alle 13.30 a Canezza (di fronte al campo da pattinaggio). La passeggiata partirà alle 14 alla volta della casa di Agitu, a Frassilongo. (una parte del sentiero è chiuso per manutenzione e il tragitto potrebbe quindi subire delle modifiche).

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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