«Sembra impossibile, ma è successo ancora: un altro lupo investito». Con un commento tra l’incredulo e l’amareggiato Ivano Chiapponi, responsabile del Rifugio Matildico di San Polo d’Enza, in provincia di Reggio Emilia, ha annunciato che un lupo è stato trovato morto sulle strade del suo territorio, a ucciderlo l’impatto con un veicolo.
Il Rifugio Matildico è uno dei centri di riferimento per il recupero della fauna selvatica nella zona di Reggio Emilia, nato nell’aprile del 2011 per occuparsi di tutti gli interventi relativi al soccorso di animali. Chiapponi e il suo team in passato hanno più volte lanciato l’allarme sul crescente numero di lupi morti in incidenti stradali, e l’episodio di venerdì ha nuovamente acceso i riflettori sulla necessità di adottare strategie in grado di proteggere questi predatori, tornati a popolare l’Appennino e spesso avvistati nei pressi dei centri abitati.
«Soltanto nel 2021 abbiamo recuperato 19 lupi nei pressi della Pedemontana, la stragrande maggioranza investiti, solo uno era stato ferito da un bracconiere – aveva spiegato Chiapponi a Kodami – Il numero di animali selvatici nei pressi dei centri abitati è aumentato nettamente. I selvatici si stanno abituando alle macchine e all’uomo, si avvicinano di più. I lupi scendono in pianura anche seguendo le prede e spesso incrociano strade e superstrade sul loro percorso».
«Chiamateci sempre, possiamo provare a salvare gli animali»
Qualche giorno prima gli operatori del Rifugio Matildico avevano dovuto constatare la morte di un altro lupo, trovato dai carabinieri forestali a Compiano, piccolo borgo del Parmense. L'animale era stato avvistato mentre, barcollante, si aggirava a bordo strada, ed era stato anche immortalato da vicino da una persona che non aveva però avvisato il centro per attivare i soccorsi. Non è chiaro se fosse in quelle condizioni per l'impatto con un veicolo, per avvelenamento o per altri motivi, ma l'intervento degli operatori avrebbe potuto fare la differenza.
«Sapete che siamo operativi h 24, perciò dovevate attivarci subito perché come si vede questo lupo, un giovane maschio, sta molto male – aveva commentato Chiapponi condividendo il video – chiunque lo può vedere in questo video, anche una persona non esperta in materia. Nel dubbio chiamateci sempre, forse si poteva salvare».
Nel 2021 oltre 3.000 interventi per soccorso animali
Il problema non riguarda solo i lupi. Nel corso del 2021 il Rifugio Matildico nel parmense hanno effettuato oltre 3.000 interventi per daini, caprioli, volpi, cinghiali e rapaci, e nella stragrande maggioranza dei casi alla base del soccorso c’è stato un investimento, quasi sempre con esiti mortali. A metà gennaio Chiapponi aveva recuperato anche il corpo senza vita di una femmina di sciacallo dorato, animale sino a qualche anno fa molto raro in Italia, investita e abbandonata a bordo strada. E il problema non riguarda soltanto l’incidente in sé, ma anche la tendenza di molti automobilisti a non fermarsi né chiamare i soccorsi, comportamento che invece potrebbe lasciare agli animali qualche speranza di essere salvati.
A oggi nella zona non sono state adottate strategie ad hoc per mettere in sicurezza le strade e prevenire la morte degli animali selvatici(oltre che il potenziale ferimento di persone alla guida di mezzi coinvolti in incidenti). Sono stati installati cartelli stradali che indicano la presenza di fauna selvatica nei punti più a rischio e invitano a ridurre la velocità, ma una delle misure più efficaci, su cui da tempo le associazioni spingono, è ancora lontana: i corridoi faunistici, passaggi riservati agli animali realizzati artificialmente che consentono loro di superare le infrastrutture create dall’uomo in sicurezza. Si tratta di passaggi sotterranei o sopraelevati, ricoperti di vegetazione per integrarsi con la zona circostante, e in Italia si è già discusso della loro adozione in regioni in cui gli incidenti che coinvolgono la fauna selvatica sono una costante, prima tra tutte il Trentino.
«Funzionano benissimo, e qui servirebbe su moltissime strade, in particolare quelle che attraversano o passano di fianco ad aree boschive molto estese – aveva confermato Chiapponi – gli animali escono dal bosco spesso in cerca di cibo. Nel caso dei lupi ritengo che il loro spostamento più a valle derivi dal fatto che le prede si sono spostate a valle, e alla luce di quella che è ormai una nuova realtà è indispensabile adottare soluzioni adeguate e a lungo termine».