Bani sopravviverà e molto probabilmente tornerà a camminare. Ma come lei ci sono migliaia di elefanti che, in India, rischiano di morire ogni giorno per il tremendo impatto con un treno. Proprio come è successo a Bani e a sua madre, due elefantesse che stavano attraversando una linea ferroviaria all’interno di un corridoio naturale dell'Uttarakhand nello stato dell'Uttar Pradesh.
Dopo diverse settimane presso Elephant Hospital di WildLife Sos, la più grande organizzazione di salvataggio della fauna selvatica in India che gestisce 12 centri di salvataggio in tutto il Paese, Bani sta ricominciando a reagire alle cure e riesce a rimanere in piedi anche per più di qualche minuto, ma per la madre colpita in pieno da un treno ad alta velocità non c’è stato nulla da fare. Una tragedia che si sarebbe potuta evitare secondo Wildlife SOS, che da tempo denuncia una situazione che ha portato alla morte, dal 2009, di quasi 200 elefanti rimasti uccisi negli scontri con treni in transito.
«Se le ferrovie indiane impedissero ai treni di sfrecciare attraverso i corridoi naturali o utilizzassero la tecnologia di allarme precoce dell'intelligenza artificiale – spiegano – questa mamma elefante sarebbe viva oggi e il suo cucciolo Bani non avrebbe ferite mortali».
L’organizzazione, attiva dal 1995 in India a difesa della fauna selvatica, sostiene infatti da molto tempo che la morte degli elefanti a causa dei treni è evitabile. «Secondo i registri ufficiali, tra il 2010 e il 2020 sono stati uccisi quasi 200 elefanti in scontri tra treni, portando la media a circa 20 elefanti ogni anno. Nella regione in cui si è verificato l'incidente, si stima che vi siano più di 1.000 elefanti asiatici, che rappresentano una parte della popolazione del Paese, pari a circa 30.000 elefanti».
Per affrontare il problema della mortalità degli elefanti a causa delle collisioni con i treni, Wildlife SOS ha lanciato una petizione che chiede misure di mitigazione. e che ha già superato le 15 mila adesioni. «Le collisioni tra treni uccidono migliaia di animali ogni anno – spiega Geeta Seshamani, cofondatrice assieme a Kartick Satyanarayan di Wildlife SOS – Ci auguriamo che le ferrovie riducano immediatamente la velocità nei corridoi della fauna selvatica, in tutto il Paese, in modo da salvare gli elefanti e gli altri animali selvatici. Esistono progressi tecnologici in grado di rilevare e avvisare i treni dell'attraversamento degli elefanti, ma queste tecnologie non sono ampiamente utilizzate».
La piccola Bani, nel frattempo, migliora anche se ancora non può essere considerata fuori pericolo. Oggi, dopo settimane, la piccola elefantessa è riuscita a rimanere ritta sulle zampe per 40 minuti, anche se sostenuta da un supporto. Un miglioramento importante da quando, appena recuperata con gravi ferite causate dall’impatto con il treno, si era temuto che rimanesse paralizzata.
«Bani e la madre appartenevano a un branco di elefanti selvatici che vivevano in una zona boschiva dell'India settentrionale. Dopo l’impatto il Dipartimento Forestale ha contattato SOS Wildlife per ricevere assistenza. Le sue condizioni, sebbene stabili, erano molto critiche. I nostri veterinari stanno cercando di trovare un modo per darle conforto nonostante le sue ferite. Al momento ha ferite visibili sul corpo che vengono regolarmente trattate con farmaci. Le viene anche somministrata laserterapia per dolori articolari e terapia di stimolazione nervosa elettrica transcutanea (TENS) per i nervi per alleviare il dolore».
Bani al momento è ancora dipendente da una miscela di latte specializzata, mescolata a porridge, nutrienti essenziali e medicinali, per un totale di 5 litri in un giorno e lo staff è molto ottimista sulla sua ripresa anche se, come è ovvio, deve ancora abituarsi alla sua nuova condizione di orfana. «Come parte del suo trattamento, Bani è sotto terapia laser poiché sia gli arti posteriori che la zona dorsale sono gravemente colpiti. Il nostro team ha somministrato diligentemente laser terapia sin dal primo giorno, perché le radiazioni emesse dalla macchina penetrano attraverso gli strati della pelle dell'elefante per alleviare il dolore. Siamo stati particolarmente cauti nel regolare frequenza e tempistica delle sedute di terapia, considerando la tenera età di Bani. La sua routine quotidiana consiste nella terapia laser al mattino, seguita da massaggi all'olio lenitivo. Ogni movimento sottile che fa il piccolo Bani è sotto la nostra vigile osservazione».