Le magliette arancioni, un lungo striscione che in pochi secondi invade la carreggiata, la coda delle auto improvvisamente costrette ad arrestarsi. Gli attivisti di Ultima Generazione tornano a manifestare con una nuova protesta non violenta. Si tratta della prima in Puglia dopo i numerosi atti già compiuti in altre città (ricordiamo tra gli altri il blitz alla Galleria degli Uffizi, quando si attaccarono le mani alla teca della Venere di Botticelli, e il lancio di vernice sulla facciata del Senato). Questa volta il gruppo ha scelto di bloccare la Statale 16 Adriatica, l’unica direttrice che collega il Salento col resto dello stivale, occupando le corsie su entrambi i sensi di marcia all'altezza di Mola di Bari.
I nove protagonisti sono stati fermati dalle forze dell’ordine, con le auto della Polizia e della Guardia di Finanza arrivate immediatamente sul posto. Nel giro di un’ora la circolazione è stata ripristinata, non senza qualche disagio ma soprattutto tra le proteste degli automobilisti. Alcuni di loro, scesi dalle auto, hanno attaccato duramente i manifestanti non condividendo più che il merito le modalità della protesta. «Capiamo i disagi ma è l'unico modo per farsi sentire», è stata la risposta di alcuni portavoce.
Le ragioni delle azioni poste in essere da Ultima Generazione sono note: gli attivisti chiedono che il Governo si impegni in azioni concrete per contrastare i cambiamenti climatici. De resto molte fonti autorevoli sottolineano i danni provocati dall'effetto serra: anche la piattaforma intergovernativa per la scienza e la politica sulla biodiversità e i servizi ecosistemici ha sottolineato come circa un milione di specie animali e vegetali sia a rischio estinzione. Il surriscaldamento delle acque oceaniche sta sortendo effetti terribili, denunciati anche da altre organizzazioni, con cambiamenti nel breve e nel lungo termine ancora inimmaginabili.
Questa protesta degli attivisti si è concentrata sulla richiesta di creare un fondo di riparazione da 20 miliardi di euro per riparare i danni subiti dai cittadini a causa degli eventi meteorologici estremi (alluvioni, grandinate, incendi, siccità) dovuti allo stravolgimento climatico provocato dall’uso dei combustibili fossili e che qualcuno addirittura, in taluni casi, ha pensato di addebitare al mondo animale. Su questo c’è stato un primo incontro con il Ministro per l’Ambiente Pichetto Fratin a inizio agosto.
La coalizione “Non paghiamo il fossile”, che è anche lo slogan riportato sugli striscioni esposti sulla Statale 16, vede la partecipazione di Animal Rebellion, un movimento che “utilizza la disobbedienza civile non violenta per realizzare una transizione verso un sistema alimentare a base vegetale giusto e sostenibile, al fine di fermare l’estinzione di massa, alleviare i peggiori effetti del collasso climatico e garantire giustizia per gli animali”. Secondo questo gruppo collegato alla rete di ultima generazione una delle soluzioni per contrastare i cambiamenti climatici tocca proprio l’industria delle carni.