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26 Marzo 2022
12:00

Ucraina, sfruttato per vent’anni ora l’orso Vova è in salvo nel santuario di Domazhyr

Dopo gli orsi salvati dal White Rock Shelter vicino Kiev, un altro orso è portato in salvo da Four Paws al santuario di Domazhyr, fortunatamente più al riparo dalla guerra che imperversa. Vova salvato da una prigionia ventennale era in mostra come intrattenimento fuori da un ristorante.

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Giornalista
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Voca nella gabbia prima di essere liberato (credits:Four Paws)

Malgrado la guerra e i bombardamenti Vova è finalmente in salvo. Ha aspettato anno dopo anno che la situazione si sbloccasse per poter essere portato via dal box di cemento in cui era costretto a vivere accanto all’entrata di un ristorante nella regione di Khmelnytskyi, nell’Ucraina occidentale. La sua triste storia di esibizioni forzate, per attirare i turisti che passavano da quelle parti, aveva attirato l’attenzione di molti e una petizione che chiedeva la sua liberazione aveva raggiunto le 20 mila firme. Ma Vova aveva dovuto aspettare il novembre 2021 quando la legge ucraina è finalmente cambiata e la detenzione di orsi e grandi felini per scopi ricreativi e di intrattenimento è diventata illegale. Per Vova quindi si sono aperte le porte del santuario di Domazhyr in Ucraina. La guerra è vicina ma, almeno per ora, Vova può godersi il suo ritrovato benessere dopo venti anni di cattività.

Una storia lunga vent'anni che si è sbloccata solo dopo lo scoppio della guerra

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Un’altra immagine di Vova (credits:FourPaws)

Nelle parole dello staff del santuario  la preoccupazione per la guerra e per le sue conseguenze sugli animali è evidente. «Una delle cose terribili della guerra è che tutto ciò che era sbagliato prima, rimane sbagliato anche dopo, anche se non viene più notato. In questi tempi impegnativi, stiamo facendo del nostro meglio per fare la differenza nella vita degli animali che soffrono – ha postato ieri il santuario sulla sua pagina Facebook. – Uno di loro è l'orso Vova, che viveva in una gabbia di cemento vicino al ristorante. Questa è solo sofferenza per un animale di queste dimensioni».

Dalle informazioni raccolte da Four Paws, l’organizzazione internazionale che ha salvato e trasferito l’orso ucraino nel santuario vicino a Lviv, l’esemplare ha alle spalle una ventina di anni trascorsi infelicemente dietro le sbarre del suo box di cemento dove era utilizzato come attrazione per gli avventori di un vicino ristorante. «Il ristorante è andato distrutto in un incendio – spiegano – ma Vova fortunatamente non è rimasto ferito».

Il suo trasferimento però era stato bloccato perché in Ucraina la detenzione di orsi in cattività privata è ancora legale. Soltanto a novembre è stata approvata una legge che rende illegale la proprietà di animali selvatici come orsi e felini quando sono destinati all’intrattenimento. Dopo lo scoppio della guerra, Four Paws è stata contattata dalle autorità responsabili e ha chiesto di prenderlo in custodia il prima possibile. «Le sue condizioni di vita e di sicurezza dopo l’incendio del ristorante erano diventate ancora più instabili, così che il proprietario lo ha consegnato volontariamente alle autorità e il salvataggio è stato finalmente possibile».

«Malgrado la guerra gli orsi sono al sicuro» dicono dal Santurario di Domazhyr

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Una fase del salvataggio dell’orso ucraino (credits:@FourPaws)

Ora però rimane l’incertezza della guerra. Una situazione che sta ricadendo pesantemente non solo sugli abitanti, sulle decine di migliaia di sfollati e sulla sicurezza della popolazione ma anche su quella degli stessi animali che popolano il suo territorio. Four Paws, che ha aperto ufficialmente ai visitatori il Bear Sanctuary Domazhyr nell'ottobre 2017, creando una casa adatta ad ospitare gli orsi salvati da condizioni di allevamento crudeli, si sta adoperando in diverse attività di sostegno con raccolta e invio di cibo e medicine per gli animali che arrivano al confine con la Polonia e per il trasferimento degli animali maggiormente in pericolo.

«Anche se ora sono stati segnalati attacchi anche nell'ovest dell'Ucraina, il team del santuario degli orsi continua a fornire le migliori cure possibili per tutti gli orsi e il santuario continua a offrire un luogo sicuro per gli orsi in difficoltà», ha spiegato il direttore del santuario specificando che tutti gli animali stanno bene e, viste le circostanze, sono al sicuro.

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LA gabbia di Vova (credits:@FourPaws)

All'inizio di marzo, il Bear Sanctuary Domazhyr aveva già accolto sette orsi provenienti dal White Rock Bear Shelter vicino a Kiev, gestito dall'organizzazione partner di Four Paws Save Wild Fund, «Si era trattato di un trasferimento di emergenza. Poiché Kiev è pesantemente colpita dalla guerra, una compagnia di trasporti locale ha portato gli orsi al santuario nella parte occidentale più sicura del paese – spiega Magdalena Scherk-Trettin, responsabile dei progetti sugli orsi dell’organizzazione». Al momento, dunque, al santuario degli orsi di Domazhyr, si trovano 34 orsi: il nuovo arrivato Vova, i quattro recentemente trasferiti dal White Rock Bear Shelter e quelli che vi abitavano precedentemente. Gli altri tre orsi arrivati dal White Rock sono stati nel frattempo trasferiti in Germania.

Vova ora sta bene, ma dovrà essere aiutato a dimenticare la prigionia

«Vova è arrivato sano e salvo al nostro santuario e siamo grati che le autorità abbiano finalmente reso possibile il suo salvataggio – conclude Magdalena che ha specificato anche le condizioni psicologiche dell’orso appena salvato.  –  Gli orsi hanno bisogno di vagare, scavare e nuotare, non di camminare avanti e indietro negli stessi pochi metri quadrati per tutta la vita. Il comportamento stereotipato di Vova dimostra che si è annoiato e non ha potuto vivere nessun comportamento naturale».

Come sempre in questi casi ora spetterà al team di Four Paws fare in modo che Vova si ristabilisca anche psicologicamente e non soltanto fisicamente. «Vova riceverà tutte le cure di cui ha bisogno per recuperare e vivere una vita adeguata alla specie e degna di un orso» chiarisce infatti Magdalena. Anche se i venti di guerra che incombono sull’Ucraina non lasciano ben sperare sulle possibilità di tornare in tempi brevi ad una situazione di sicurezza per tutti, compresi gli animali già lungamente provati da una prigionia inutile e crudele.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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