Ancora una volta vittime. Della guerra ma anche della cattività. Sono i cani del canile municipale di Borodjanka, uno dei distretti di Kiev, che si è trasformato in un cimitero a cielo aperto. Dopo oltre un mese alcuni volontari sabato sono riusciti a entrare nella struttura, rimasta priva di gestione in tutto questo tempo, trovando vivi soltanto 150 cani sui 450 presenti al momento dell’invasione russa.
Il blitz dei volontari di diverse associazioni locali che stavano monitorando la situazione è scattato non appena è arrivata notizia della ritirata delle truppe russe dalla zona: dopo avere tolto i lucchetti che chiudevano l’ingresso si sono precipitati all’interno trovando una situazione agghiacciante, moltissimi cani ormai privi di vita all’interno dei box e altri in fin di vita.
Attenzione: come sempre Kodami non pubblica video in cui si vedono immagini terribili, lesive della dignità di qualsiasi essere vivente. Rendiamo invece omaggio ai volontari che sono riusciti a entrare nel canile pubblicando solo il video del loro ingresso.
«Il rifugio non aveva cibo, acqua o dipendenti ed è rimasto completamente chiuso per 35 giorni»
«Dopo cinque settimane di agonizzante attesa, oggi i volontari sono arrivati al rifugio di Borodjanka nel momento in cui i soldati russi hanno lasciato volontariamente l'area occupata. Il rifugio non aveva cibo, acqua o dipendenti ed è rimasto completamente chiuso – ha spiegato la volontaria Mandy Allen condividendo un aggiornamento sul gruppo Ukraine Animal Rescue Group, creato appositamente per fare rete e cercare di coordinare gli interventi – C’erano dei cani per i quali stavamo cercando una nuova casa. UA Animals ha riferito che su 485 animali che si trovavano al rifugio municipale di Borodjanka, 150 sono sopravvissuti. I volontari hanno portato 27 di quelli trovati nelle peggiori condizioni nelle cliniche di Kiev. Hanno lasciato cibo e acqua per il resto e torneranno domenica».
Impossibile pensare di portare via tutti i cani rimasti nel rifugio. Al di là del coprifuoco, che impedisce di restare in strada dopo una certa ora, le truppe russe hanno piazzato mine nelle aree interno alla struttura e i volontari sono consapevoli dei rischi estremi insiti in spedizioni di questo tipo. Lo scenario che si sono ritrovati davanti è orribile: una struttura completamente abbandonata a se stessa, decine di cani ormai senza vita e altri la cui sopravvivenza è appesa a un filo. Due dei 29 cani in condizioni peggiori sono morti nel tragitto verso Kiev. Nessuna traccia dei 77 gatti della colonia felina presente nel rifugio, che però, stando agli approfondimenti dei volontari, sarebbero stati portati in salvo nei primissimi giorni di conflitto.
Le accuse alla responsabile dei canili municipali Natasha Mazur
«Tutti i cani sono in un terribile stato di disidratazione e consunzione, alcuni non sono più in grado di camminare – ha fatto sapere l’associazione ucraina Banda – In questo momento, il team di volontari di Tailed Thursday, Tailed Wednesday, Tailed Sunday, Tailed Banda e altri volontari stanno evacuando i cani più pesanti e in condizioni peggiori dal rifugio alle cliniche di Kiev, avremo bisogno di generi di prima necessità e di donazioni per finanziare tutte le cure mediche e la sopravvivenza di questi animali».
In questo scenario di orrore in cui i volontari sono impegnati, appena possibile, ad accudire i cani superstiti e a prendersi cura dei corpi di quelli deceduti, sono inoltre divampate le proteste per la gestione della situazione da parte di Natasha Mazur, responsabile della struttura. Direttamente a lei sui social si sono rivolti decine di volontari e responsabili di associazioni, che l’hanno accusata di non avere fatto nulla di concreto per gli animali del canile e di averli abbandonati a loro stessi per oltre un mese.
«Il salvataggio dei cani sopravvissuti nel rifugio di Borodjanka è stato portato avanti solo dai volontari, su loro iniziativa e con loro risorse – sottolinea ancora l’associazione Banda – I gestori del rifugio non hanno nulla a che fare con questa operazione, anche se la responsabile dei canili comunali Natasha Mazur ha condiviso un post in cui dice di essere arrivata al rifugio: non è così».
Mazur aveva in effetti condiviso un post in cui mostrava le immagini dei cani superstiti con tono e parole che non lasciavano capire la reale portata della tragedia: «Un gran numero di animali è vivo! Ma effettivamente ci sono anche i morti – ha scritto – Ci è stato dato pochissimo tempo, ma gli animali vengono nutriti e annaffiati. Per chi ha intenzione di guidare verso il coprifuoco, vi sconsiglio di farlo, è molto pericoloso!». E poi aveva chiosato: «Non risponderò ai commenti».