Anche il Feldman Ecopark di Kharkiv è costretto a fare i conti con le prime vittime e la distruzione provocata dalla guerra in Ucraina. L’ecoparco, che ospita circa 2.000 animali di 300 specie diverse, nei giorni scorsi è stato bombardato, numerosi animali sono fuggiti e altri sono morti.
A fornire aggiornamenti è proprio lo staff del parco, che sorge a una quindicina di chilometri dal centro di Kharkiv: diversi missili russi sono piombati sulla struttura e alcune gabbie dei primati e dei piccoli predatori è stata danneggiata, uccidendo alcuni animali e provocando la fuga di altri. Scimmie, istrici e procioni sono stati recuperati, ma un paio di cuon alpini sono usciti dai confini del parco, che si estende per 354 acri, e si sono allontanati di un centinaio di metri rendendo impossibile agli operatori avvicinarsi o anche provare ad addormentarli.
«Non abbiate paura dei cuon – è stato l’appello dell’ecoparco, lanciato nel timore che possano essere uccisi – Hanno le dimensioni di una volpe, non attaccano e non rappresentano alcun pericolo per l'uomo. Hanno paura, e si spostano rapidamente. Molto probabilmente resteranno vicino ai bidoni della spazzatura. È difficile catturarli, perché sono spaventati e tendono a muoversi rapidamente. Se li vedete, segnalateci i loro movimenti su Facebook o Instagram con orario e indirizzo. Per quanto possibile, cercheremo di inviare persone a salvare gli animali».
L’ecoparco ha anche smentito voci sulla scomparsa di alcune tigri, definendole «informazioni false. Tutte le tigri sono all’interno dei recenti. Abbiamo anche liberato caprioli, cervi e alci nella parte forestale del parco per offrire loro maggiore libertà di movimento e proteggerli dai bombardamenti».
Nel nono giorno di conflitto la situazione si è aggravata, come accaduto in molti altri rifugi ucraini. I bombardamenti infatti hanno interrotto le linee telefoniche e la fornitura elettrica, e i timori riguardano anche il cibo e gli altri prodotti necessari per prendersi cura degli animali. Via via che i giorni passano diventa sempre più difficile reperire quanto serve per mandare avanti una struttura in cui gli animali sono centinaia, ognuno con esigenze diverse (su Kodami online le informazioni su come aiutare le strutture e i rifugi in difficoltà).
A oggi non è ancora stato possibile organizzare l'evacuazione della struttura, come accaduto invece, con molte difficoltà, per altri zoo. Ma i dipendenti dell'ecoparco restano saldamente ai loro posti: «Voglio ringraziare ogni dipendente che è uscito per sfamare i nostri animali e assicurare loro la vita confortevole cui sono abituati, tranquillizzarli con la loro voce familiare – ha detto Vitaly Ilchenko, direttore del parco – Tutti sanno cosa è successo nel centro di Kharkiv. Ed è per questo che apprezziamo così tanto chi ha vinto la paura, ha raccolto tutto il suo coraggio e ha raggiunto gli animali. So per certo che dopo la guerra e la ricostruzione faremo una grande festa al Feldman Ecopark, una festa di vittoria e di pace. Auguro a tutti coloro che ci stanno leggendo che siano al sicuro, e che presto si sveglino non al suono delle bombe, ma con l'abbraccio delle persone care, le fusa dei gatti e il canto degli uccelli".
La nascita del piccolo Kiang
Gli operatori del parco non vogliono comunque cedere al panico, rifiutandosi di abbandonare la struttura e gli animali, e in una situazione così drammatica hanno anche assistito a un piccolo miracolo: la nascita di un Kiang, un emione tibetano, il più grande tra gli asini selvatici, originario del Tibet.
Il puledro è nato sotto i bombardamenti: «Sia la mamma sia il piccolo stanno bene – hanno confermato via Facebook – Aveva già partorito da sola quando i dipendenti sono arrivati per nutrirla. Il puledro stava già camminando vicino alla madre. La madre e il padre sono arrivati al parco dallo zoo di Riga non molto tempo fa, e ora da noi c’è un nuovo cittadino di Kharkiv in questa "famiglia europea».
Il sesso del puledro non è ancora stato accertato, e non è stato deciso neppure un nome. La nascita ha però portato un raggio di luce in giornate così oscure, rinfocolando la speranza di chi ogni giorno sfida la morte per proteggere gli animali: «Qualsiasi cosa accada – hanno voluto sottolineare dal parco – la vita continua»