L'ex Presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi e il dirigente del servizio foreste e fauna Maurizio Zanin sono stati assolti nel processo che li vedeva imputati per l’abbattimento dell’orsa KJ2, avvenuto nel 2017, in seguito a due aggressioni. Secondo il Pm Marco Tamburrino il fatto non sussiste.
«Purtroppo il risultato di questo processo non è altro che una conferma dei nostri presentimenti – commenta su Kodami Massimo Vitturi, responsabile nazionale per il settore animali selvatici della LAV, che si è costituita parte civile nel processo – Sembra chiaro che il contesto socio politico in cui ci muoviamo non è a nostro favore e ne abbiamo coscienza da tempo, visto che lo scorso settembre, il Giudice ha impedito al nostro legale, Massimiliano Canè, di mettere a verbale alcune dichiarazioni riguardanti i comportamenti di uno degli aggrediti, da cui potrebbero essere scaturiti i fatti che hanno portato, poi, ad emanare l'ordinanza di abbattimento dell'animale».
Di diversa opinione l'attuale Presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti che in un comunicato stampa dichiara: «L'assoluzione di oggi restituisce la giusta serenità a chi ha agito tenendo presente l'obiettivo della sicurezza. Non possiamo che condividere questo momento con chi ha sopportato le conseguenze di decisioni, certo difficili, ma ispirate da questo principio».
«Le sentenze vanno rispettate e a noi non rimane che prendere atto del procedimento giudiziario, ma a questo punto è nostro dovere ricorrere in appello – continua Vitturi – Ormai KJ2 è morta, ma bisogna impegnarsi ancora per comprendere i motivi che la hanno spinta a comportarsi così. La ricerca e la conoscenza dell'animale sono fattori indispensabili per migliorare la convivenza con i plantigradi».
La storia dell'orsa KJ2
La sigla del suo nome deriva dalle iniziali dei suoi genitori: Kirke e Joze, due nomi noti per chi ha seguito le origini del progetto di reintroduzione della specie LifeUrsus. Entrambi, infatti, fanno parte del gruppo di dieci orsi trasferiti dalla Slovenia al Trentino tra il 1999 e il 2002, con l'obiettivo di riportare il plantigrado sulle Alpi centrali. Negli anni successivi, erano stati avvistati spesso sulla Paganella e, in seguito, era apparsa anche lei, che frequentava le stesse zone, tra le Dolomiti di Brenta e il Monte Bondone.
A rendere purtroppo famosa KJ2 fu l'aggressione a Wladimir Molinari, un podista che si trovava insieme al suo cane nei boschi di Cadine, a Ovest di Trento. Già in quell'occasione, l'allora presidente della Provincia Autonoma Ugo Rossi, definì KJ2 «un'orsa con criticità comportamentali» e ne ipotizzò per la prima volta la captivazione o l'uccisione.
L'abbattimento avvenne effettivamente due anni dopo, il 12 agosto 2017, in seguito ad una seconda aggressione, questa volta ai danni di un escursionista di nome Angelo Metlicovez, che stava percorrendo il sentiero che porta a Terlago dal secondo lago di Lamar, all'altezza del maneggio Liberio in località Predera.
KJ2 era dotata di radiocollare e fu proprio attraverso il monitoraggio a distanza che gli agenti del Corpo forestale della Provincia Autonoma di Trento, riuscirono a rilevarne la presenza sul Monte Bondone, il luogo dove avvenne l'abbattimento. Il giorno in cui venne uccisa con un colpo di fucile, KJ2 aveva 13 anni e accanto a lei si trovavano anche i suoi due cuccioli.
Il processo a Rossi e Zanin
In seguito all'uccisione dell'orsa, la Procura di Trento aveva analizzato la relazione predisposta dal Corpo Forestale Provinciale e aperto un fascicolo per l'ipotesi di reato di uccisione non necessitata di animali. L'ordinanza di cattura, emessa dalla Provincia Autonoma di Trento infatti, affermava che il comportamento dell'orsa riguardasse il massimo livello nella scala di pericolosità prevista dal PACOBACE, ovvero il documento di riferimento per la gestione dell'orso bruno per le Regioni e le Provincie autonome delle Alpi centro orientali. Secondo la Provincia, il comportamento di KJ2 sarebbe stato riferibile all'ultimo punto, ovvero "l'orso attacca senza ricevere provocazioni".
Questa circostanza era però stata smentita dallo stesso Metlicovez che, spaventato per il rumore dell'animale alle sue spalle, aveva dichiarato di aver colpito l'orsa con una bastonata. Un gesto considerabile come "provocazione" in grado, quindi, di spostare il comportamento verso una definizione più simile a "l'orso attacca per difendere i suoi piccoli". Un'eventualità considerata meno grave dal documento di gestione della specie.
«KJ2 è stata giustiziata nonostante abbia reagito nell'intento di difendere i cuccioli – spiega a Kodami Ivana Sandri, Presidente di Enpa Trentino – Le orse sono madri attente e protettive verso la prole, quindi ci chiediamo anche perché non sia mai stata accolta la sollecitazione di Enpa ad interdire le zone in cui è nota la presenza di cucciolate, in modo da prevenire qualsiasi rischio di incontri sgradevoli».
«Le stesse parole di Metlicovez erano state confermate anche da Claudio Groff, coordinatore del settore grandi carnivori delle Provincia autonoma, ma ci è stata negata la possibilità di metterle a verbale – racconta Vitturi – La vittima avrà avuto certamente le sue ragioni, ma questa è la dimostrazione che nessuno indaga mai su come si siano svolti veramente i fatti e quali possano essere state le cause alla base del comportamento dell'animale».
Dodici associazioni animaliste avevano quindi deciso di presentare denuncia contro ignoti per violazione dell’art.544 bis del Codice Penale che sanziona l’uccisione senza necessità di animale. «Fu un'esecuzione decisa in fretta e furia nei giorni di Ferragosto, quasi a voler approfittare di una Trento "svuotata" dalle ferie estive, mentre non c’era alcun tipo di problema per l’incolumità pubblica – aveva commentato in quell'occasione Simone Stefani, responsabile della sede di Trento della LAV, ed oggi Vicepresidente dell'associazione – Tant'è che KJ2 aveva condotto i suoi cuccioli a rifugiarsi sulle pendici del Monte Bondone, ben lontano dai centri abitati».
Per ben due volte la Procura aveva poi chiesto l’archiviazione del processo, non ritenendo vi fossero gli estremi per l’imputazione ma le associazioni animaliste si erano opposte, ritenendo che fosse indispensabile svolgere ulteriori indagini allo scopo di individuare le responsabilità alla base della morte dell'animale. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Trento, Marco La Ganga, aveva deciso, quindi, di riaprire le indagini.
«Con l'assoluzione di Rossi e Zanin, ancora una volta risulta evidente quanto sia necessario ricostruire "l'orso culturale", ovvero la conoscenza di questo animale – conclude Vitturi – Incontrare il plantigrado nel bosco è uno degli eventi che ti può capitare quando vai in montagna e bisogna, quindi, sapere come comportarsi. Esattamente come per quanto riguarda il rischio di essere travolti da un temporale: prima di andare in alta montagna, siamo abituati a guardare le previsioni del tempo. Allo stesso modo bisogna ricostruire la conoscenza dei comportamenti da tenere quando ci si trova di fronte ad un selvatico e questo sarà possibile solo attraverso la ricerca sul comportamento degli orsi e sui fatti avvenuti in passato».