L’hanno definita una «carneficina oscena e inutile» quella avvenuta sabato mattina nell’oasi di Monte Urpino, a Cagliari dove sono stati uccisi circa 240 volatili, tra pavoni, anatre, cigni, galline e oche.
Per questo gli animalisti insieme ai cittadini del capoluogo sardo, sabato 6 novembre si sono dati appuntamento all’ingresso del Parco per protestare contro questo abbattimento deciso dall’Asl a causa dell’epidemia di influenza aviaria scoperta dopo la morte di una decina di pavoni.
Con la scritta “No al massacro degli animali” i partecipanti hanno voluto puntare il dito contro chi avrebbe dovuto monitorare sullo stato di salute dei volatili del parco, per evitare quella che viene definita una “strage” inutile, ma evidentemente non l’ha fatto.
Quando nella mattina di sabato è scattato l’allarme influenza aviaria a Monte Urpinu, la mattanza degli animali era già avvenuta, spiega la Lav Cagliari, la Lega anti-vivisezione sul suo profilo Facebook.
Aggiungendo che «esistono altre soluzioni non cruente e perfettamente applicabili ed efficaci» come nel caso analogo del Parco Chico Mendes a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze «dove gli animali sono stati isolati e nessuno è stato abbattuto».
Nelle prossime ore gli attivisti coinvolgeranno la sede nazionale per dare avvio anche a battaglie legali. La strada, però, sembra tracciata. A certificare la presenza dell’aviaria a Monte Urpinu è stato l’Istituto zooprofilattico della Sardegna che ha eseguito gli esami sui pavoni trovati morti nei giorni scorsi.
Il sindaco Paolo Truzzo si è detto molto dispiaciuto e ha scritto un lungo post su Facebook per spiegare il motivo per cui ha dato seguito al provvedimento sanitario della ASL che gli ordinava di isolare il parco di Monte Urpinu, dopo aver rilevato alcuni esemplari di uccelli infetti da influenza aviaria.
«L’Amministrazione si è messa subito a disposizione delle autorità competenti, ASL e Regione, garantendo tutta l’assistenza possibile. La Regione ha subito attivato l’unità di crisi in costante contatto con l’unità di crisi nazionale. È in quel tavolo che si prendono le decisioni tecniche e operative a cui poi danno esecuzione ASL e Regione» spiega il primo cittadino.
«Il dispiacere che vivo in questo momento è immenso. Da cittadino e da Sindaco. È chiaro che l'Amministrazione farà di tutto per riaprire il parco e restituirlo ai cittadini in totale sicurezza, collaborando con gli organi competenti, e ripopolandolo non appena possibile con la nostra cara fauna avicola».
Il sindaco però non ci sta a prendersi responsabilità che, a suo dire, non gli competono. «Come detto la responsabilità non è nostra e pertanto mi riservo di ricorrere agli strumenti di legge per tutelare l'immagine mia e della mia amministrazione da quei commenti deliranti sui social che attribuiscono a me e alla mia amministrazione la colpa dell'abbattimento».