Un processo durato 5 anni che si è concluso con una sentenza di condanna particolarmente significativa: un anno e sei mesi per avere ucciso a calci Olga, meticcia morta tra le braccia della sua pet mate per le ferite riportate.
A esprimersi è stato un giudice del tribunale di Tivoli, che ha condannando l’uomo che ha ucciso Olga a una pena superiore a quella chiesta dal pubblico ministero: la richiesta dell’accusa era stata di due mesi e venti giorni. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali (5.000 euro), al risarcimento del danno in favore delle parti civili, cinque in totale: i due pet mate di Olga e l’associazione Action Project Animal, tutti difesi dall’avvocatessa Giada Bernardi del foro di Roma, fondatrice dello studio legale GiustiziAnimale, e le associazioni Zampe che danno una Mano e Earth Odv, difese dall’avvocatessa Patrizia Giusti.
«Una condanna importante che, sebbene ancora assolutamente inadeguata rispetto al fatto, si distingue finalmente tra molte altre emesse in materia di maltrattamento ed uccisione di animale per la rilevanza della pena comminata – ha detto l’avvocatessa Bernardi – Una sentenza che costituisce un enorme passo avanti in quel percorso finalizzato ad avere un inasprimento delle pene per chi si macchia di reati perpetrati in danno degli animali e una migliore tutela di questi ultimi e dei loro diritti».
I fatti risalgono all’aprile del 2017, e si sono verificati a Palestrina, piccolo Comune alle porte di Roma. È stato in uno dei parchi cittadini che Olga, meticcia di 6 anni, ha incrociato la strada di una coppia che stava portando a passeggio un Bullmastiff. La cagnolina si era avvicinata al cane «con atteggiamento giocoso», come ha più volte testimoniato Rossella, e il pet mate del cane ha reagito con estrema violenza, prendendola a calci ripetutamente. Inutile la corsa dal veterinario: le ferite riportate erano troppo gravi, e Olga è morta in braccio a Rossella.
La condanna del giudice del Tribunale di Tivoli, come confermato dall’avvocatessa Bernardi, è dunque importante perché evidenzia come anche la sensibilità degli organi giudiziari stia cambiando nel trattare casi di maltrattamento e uccisione di animali. Un dettaglio molto importante anche alla luce delle ormai sempre più numerose evidenze di una correlazione diretta tra pericolosità sociale e violenza sugli animali, il cosiddetto “link” di cui sia le forze dell’ordine sia chi persegue i reati devono essere consapevoli anche in ottica di prevenzione.