L’immagine di un uomo che spara a bruciapelo contro un elefante in Botswana, per tre volte, non riuscendo nemmeno a ucciderlo e di sua moglie felice perché invece riesce ad ammazzarlo subito, ha fatto il giro del web, provocando uno tsunami di reazioni indignate. Quell’uomo e quella donna sono Wayne LaPierre, presidente della National Rifle Association (Nra), la lobby Usa delle armi da fuoco, e sua moglie Susan e il video, che risale al 2013 e fino ad ora mai pubblicato, è stato messo online in questi giorni da New Yorker e da The Trace.
Il video è alquanto brutale: si vede LaPierre che spara al pachiderma, ma il fatto di ferirlo soltanto non gli va giù e quindi chiede alla guida di mostrargli dove colpire precisamente. Il presidente riprova, non una seconda, ma anche una terza volta sbagliando sempre, tanto che per mettere fine alle sofferenze dello sfortunato elefante ci deve pensare il conduttore del programma per il quale veniva girato il filmato.
Kodami non pubblica il video: non riteniamo necessario dare ulteriore visibilità alla sofferenza di un animale e alla violenza di un uomo. Siamo certi che chi ha intenzione di vederlo lo troverà facilmente sul web.
«Due elefanti in un giorno, eccezionale»
Nel frattempo la moglie, sulla stessa linea d’onda del marito, spara e uccide un altro elefante. E le immagini, le parole e la gioia della donna lasciano senza parole. Come scrive il New Yorker, in una descrizione della scena dettagliatissima, quella che si presenta davanti alle telecamere è una donna che cammina attraverso la vegetazione, fino a quando non appaiono davanti a lei due elefanti. La guida le sistema il fucile affinché sia fermo e preciso. L’animale è lì, immobile. La guida le dice di mirare a una piega tra gli occhi dell'elefante. Quando spara, il proiettile entra nella testa dell'elefante che crolla sul ventre prima di rotolare su un fianco. Il pachiderma sembra essere morto, ma Susan, da una distanza ravvicinata e sotto la direzione della guida, spara un altro proiettile nel petto.
«È stato fantastico» dice dandosi una pacca sul petto. «Wow. Il mio cuore sta battendo forte. Mi sento benissimo. Poi si avvicina all'elefante e prosegue: lo ispeziona, ride, gli gira intorno e gli dà un colpetto sulle zanne. La guida le dice che è autorizzata a piangere: «Che esperienza è questa», dice. Poi ride di nuovo. E conclude: «Eccezionale, due bellissimi elefanti africani in un giorno». A questo punto arriva anche LaPierre che abbraccia sua moglie e si congratula con lei dicendole: «Sono orgoglioso di te».
La denuncia e la risposta: «All'epoca uccidere gli elefanti era legale»
Ingrid Newkirk, presidente dell'associazione per i diritti animali Peta, vedendo quelle immagini, ha inviato immediatamente una richiesta al Congresso degli Stati Uniti, chiedendo di tagliare quanto prima i legami con l'Nra. Il Botswana è il Paese che ospita il numero maggiore al mondo di elefanti, circa 130mila esemplari. Ma all’epoca in cui fu girato quell’orribile video, l’uccisione dei pachidermi non era illegale, lo diventerà infatti nel 2014 per poi essere revocato nuovamente nel 2019.
Ed è esattamente a questo particolare che si aggrappano La Pierre e gli altri personaggi coinvolti davanti alle accuse di Newkirk. Il portavoce dell'Nra, Andrew Arulanandam, è riuscito addirittura a rispondere che questo genere di safari sono «positivi per la comunità locale e l'habitat». Del resto LaPierre è un sostenitore accanito delle armi, lo ha sempre dichiarato. E se qualcuno avesse qualche dubbio, se lo può togliere, riascoltando una frase che rimase impressa per l’imbarazzante contesto in cui la pronunciò, ovvero dopo il massacro della Stoneman Douglas High School, avvenuto in Florida nel 2018: «Per fermare un cattivo con una pistola ci vuole un buono con una pistola».
Vita difficile per gli elefanti in Botswana
Il Botswana, come dicevamo, ospita un terzo della popolazione di elefanti in via di estinzione del Continente, ma questi poveri animali non hanno vita facile. E non solo a causa del bracconaggio. A settembre 2020, una tossina prodotta da alcuni batteri nell'acqua ne ha uccisi circa 330 esemplari. Mentre lo scorso 6 aprile, in occasione dell’apertura della stagione della caccia, si potevano acquistare le licenze per uccidere proprio gli elefanti. Questa terribile usanza, che viene definita anche "sport", era stata vietata dal presidente precedente. Ma Masis ha voluto rimettere in moto la mattanza, convinto che troppi esemplari minaccino l’ecosistema, i raccolti e anche la popolazione stessa.