Lo scorso 18 gennaio, nel Parco della Rimembranza di La Spezia, un ragazzo minorenne ha colpito con una pietra una tartaruga causandone la morte. Gli amici che si trovavano accanto a lui hanno ripreso il terribile gesto e hanno poi condiviso il video in una chat di Whatsapp.
La notizia è stata diffusa dopo alcuni giorni, quando la Polizia Locale ha ricevuto la segnalazione da parte di un cittadino preoccupato per la presenza di una tartaruga palustre Trachemys scripta, una specie aliene arrivata dal Nord America, in fin di vita. Purtroppo per l'animale non c'è stato niente da fare, in quanto il carapace era stato rotto con violenza, causando anche la perforazione degli organi interni e altre lesioni mortali.
Nei giorni successivi alla vicenda, gli agenti del Nucleo Tutela Animali del capoluogo ligure hanno osservato i filmati delle telecamere interne del parco risalendo all'autore del gesto, il quale è stato denunciato per maltrattamento e lesioni ad animali, un reato che può obbligarlo ad una multa da 5 a 30 mila euro, oltre al rischio di reclusione per un periodo da tre a diciotto mesi. Secondo quanto riportato nell'Art. 544-ter. del Codice Penale, inoltre, queste pene potrebbero addirittura aumentare, in quanto il gesto è stato compiuto con crudeltà e ha causato la morte dell’animale.
«Questo ragazzo non può assolutamente restare impunito, quindi abbiamo deciso di fare richiesta in sede civile di risarcimento per il danno patito dall'animale, coinvolgendo quindi i responsabili del minore, ovvero i genitori – dichiara a Kodami Carla Rocchi, Presidentessa di Enpa – Riteniamo necessario intervenire attivamente perché non si può dimenticare il terribile reato commesso dal ragazzo come se nulla fosse successo».
«La condivisione del video ha un enorme valore criminogeno»
«Di fronte a eventi di questa gravità è indispensabile intervenire prima di tutto penalmente, ma anche a livello sociale, educativo e psicologico – commenta a Kodami Ciro Troiano, responsabile dell'osservatorio zoomafia della Lav – Negli ultimi anni rileviamo un sempre maggiore coinvolgimento di minori in atti di inaudita violenza sugli animali e, spesso, questi gesti sono accompagnati da immagini che vengono poi diffuse in rete o attraverso i social senza considerare che la violenza assistita amplifica il rischio di replica».
Il fatto che il video sia stato condiviso nella chat di Whatsapp rappresenta, secondo Troiano, un ulteriore elemento allarmante di questa vicenda: «I social hanno un enorme valore criminogeno, in particolare tra i giovani – commenta – Molto probabilmente certi atti vengono pensati e consumati con l'unica finalità di condividerli in rete con i coetanei. Se non ci fosse questa bramosia sadica nel poter assistere a tragici eventi come quello dell'uccisione di un animale, gli atti di questo tipo si ridurrebbero nettamente. Il problema è che nel momento in cui un ragazzino commette un gesto di questa entità, spesso acquisisce popolarità tra i suoi legami. Uccidere desta ribrezzo e, quindi, anche se può sembrare assurdo, regala prestigio sociale».
Commettere un reato di questo tipo, secondo Troiano è a tutti gli effetti una dimostrazione di disprezzo per gli altri esseri viventi che si rispecchierà presumibilmente attraverso altri comportamenti antisociali anche in età adulta. «Uccidere un essere vivente significa essere convinto di avere il diritto di dominio sugli altri ed è quindi una forma di bullismo verso i più fragili e i più deboli, ovvero gli animali indifesi come appunto la tartaruga del parco della Rimembranza. Vittima senza voce, considerata alla stregua di un oggetto che si muove».
«Poche denunce a minori perché il fenomeno è nascosto»
Nel Rapporto Zoomafia 2022 della Lav emerge che in Italia viene fatta una denuncia per maltrattamento di animali ogni 55 minuti: «Ciò nonostante, tra il 2015 e il 2020, solo 170 reati riguardano minori. Un numero ancora residuale che non ci deve confondere – conclude Troiano – Ciò avviene perché, sebbene la violenza sugli animali da parte dei minori sia piuttosto diffusa, viene spesso tenuta nascosta e la denuncia, che in questo caso fortunatamente è arrivata, rimane un fatto piuttosto raro».
Anche l'Assessore alla tutela degli animali del Comune della Spezia, Lorenzo Brogi, ha commentato la tragica vicenda in una nota in cui esprime il proprio sconcerto: «Provo sdegno per quanto accaduto. Sono atti ignobili che non si devono ripetere. Gli animali, al pari degli esseri umani, vanno rispettati, tutelati, non molestati o peggio aggrediti e uccisi – e aggiunge – Gesti come questi non fanno bene a una società civile. Questo atto, seppur isolato, mi fa riflettere sul fatto che bisogna agire ancora più incisivamente sulle famiglie e sulle nuove generazioni per sviluppare una cultura basata sul rispetto per gli esseri umani e per gli animali».