Ad Agrigento un uomo di 79 anni ha lanciato dal balcone della propria abitazione in via Mario Rapisardi il cane di famiglia, uccidendolo. È stato un testimone che ha assistito alla terribile scena, mercoledì scorso, a segnalare il reato ai Carabinieri che, una volta giunti sul posto, hanno ricostruito la dinamica e denunciato l’uomo alla Procura della Repubblica di Agrigento.
Per il povero animale, lanciato nel vuoto da un’altezza di circa 15 metri, purtroppo non c’è stato nulla da fare. Da alcune primissime informazioni diffuse in seguito alla notizia, la pet mate del cane dovrebbe essere in realtà la compagna del 79enne e l'uomo aveva già dimostrato segni di insofferenza nella convivenza con l’animale.
Sono diverse le associazioni animaliste siciliane e non che si stanno muovendo per procedere con la richiesta di misure cautelari, come l’associazione animalista onlus “Aronne” di Agrigento che ha dato notizia tramite i canali social dell’intenzione di volersi costituire parte civile nel processo. «Apprendiamo sgomenti la notizia dell’anziano cagnolino scaraventato dalla finestra da chi avrebbe dovuto accudirlo e garantirgli una vita serena. Non esiste giustificazione alcuna per un gesto simile, siamo scioccati – commenta il volontario agrigentino Sandro Fanara – Agrigento sarà presto capitale della cultura ma, troppo spesso, questo titolo fa a pugni con tutto ciò che quotidianamente siamo costretti ad affrontare, con il lato etico morale di alcune fette della cittadinanza. Vogliamo giustizia per questa vita spezzata, che sia da monito affinché notizie così terribili non tornino a riecheggiare in nessun luogo! Ovviamente l’Associazione Aronne ha fermamente intenzione di costituirsi parte civile».
Dopo i primi rilievi effettuati dai militari sulla scena del delitto, adesso sul caso lavorerà la magistratura. In Italia oggi il maltrattamento e l’uccisione di animali vengono puniti dagli articolo 544 bis e ter del Codice Penale: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni», recita il 544 bis, mentre il 544 ter prevede che «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro».